Delitto di Arce – Dopo la lettura della sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Cassino con la quale è stata assolta l’intera famiglia Mottola “per non avere commesso il fatto” e gli imputati: Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano ai quali era stato contestato il favoreggiamento “perchè il fatto non sussiste”. Maria Tuzi, figlia del brigadiere Santino Tuzi, il supertestimone che avrebbe potuto far luce sul delitto Mollicone, ha rincorso Francesco Suprano. “Devi dire la verità!” – ha ripetuto all’uomo.
La morte di Serena è rimasta, purtroppoo, senza un colpevole e quella di Santino Tuzi resta avvolta nel mistero.
Chi era Santino Tuzi?
L’ex brigadiere Santino Tuzi prestava servizio presso la Caserma di Arce guidata dal maresciallo Franco Mottola, padre di Marco Mottola. Tuzi, durante il corso delle indagini per il delitto di Serena Mollicone, rese un’importante testimonianza.
Riferì di aver visto, la mattina del 1° giugno 2001, Serena Mollicone entrare in Caserma e di non averla più vista uscire. Tuzi, a distanza di una settimana dalla sua deposizione, fu ritrovato morto nella sua auto, ucciso da un colpo esploso dalla sua Beretta d’ordinanza. Per questo si parlò di suicidio. Ma si è trattato davvero di un suicidio? Tuzi, se non fosse morto, avrebbe dovuto testimoniare al processo sul delitto di Serena Mollicone.
Secondo la ricostruzione delle ultime ore di vita di Tuzi, egli quel giorno era di riposo. Dopo una telefonata ricevuta a metà mattinata si reca ad Arce (era stato trasferito presso la caserma di Fontana Liri). Poche ore dopo lo ritroveranno morto nella sua auto, ucciso dalla sua stessa pistola d’ordinanza.
Un suicidio che non ha mai convinto troppo gli inquirenti.