Impossibile stare dietro alle tante vertiginose imprese di Moreno Pesce. Ogni volta una sorpresa in più. Quella che affronterà martedì 30 Agosto è un’impresa che, probabilmente, ha un valore aggiunto. E’ quella che può definirsi “una sfida nella sfida”. Si tratta, infatti, di una cima raggiunta da Moreno, insieme ai suoi genitori, quando era poco più che ventenne.
“Quella volta fu facile” – confessa ridendo.
Accompagnato da Lino de Nes, guida alpina a riposo, e dal video maker Jacopo Bernard, martedi 30 Agosto, Moreno Pesce tenterà di raggiungere la cima della Tofana di Mezzo, la più alta delle tre Tofane (3.244 m.), la quarta cima più elevata delle Dolomiti.
Quella foto conservata dalla mamma
A testimoniare quella “prima visita” alla cima della Tofana di Mezzo, una foto scattata oltre 25 anni fa conservata dalla sua mamma. Nella foto Moreno è agganciato alla croce in ferro che è in cima alla Tofana di Mezzo. E’ un ragazzo con delle lunghe gambe. Sorride.
Trascorrono solo pochi mesi da quello scatto e Moreno si ritrova in un letto d’ospedale vittima di un grave incidente stradale. Perderà una gamba. Saranno momenti particolarmente difficili per lui e la sua famiglia, ma Moreno, nonostante la gravità dei postumi, riesce a trovare la spinta necessaria per la “rinascita”.
Così, grazie alla sua grinta e alla sua smisurata passione per la montagna, inizia a cimentarsi, settimana dopo settimana in percorsi, trail, vertical ed arrampicate.
Ed oggi, all’età di 47 anni, torna a strizzare l’occhio alla cima della Tofana di Mezzo.
A poche ore dalla sua impresa abbiamo chiesto a Moreno Pesce un breve commento.
Moreno Pesce: “Abbattere la montagna psicologica verso la disabilità ed esortare la lotta al “climate change”, queste le ragioni principali delle mie scalate”
“Sarà un viaggio. Un viaggio a cui penso da tanti anni. Ce la metterò tutta. Non sono sicuro di riuscire ad arrivare in cima, ma sicuramente darò tutto me stesso. A preoccuparmi sono i circa 1.000 metri di dislivello e le difficoltà che talora incontro con la protesi. Per il resto sono tranquillo. Lio de Nes mi propone sempre cose ben studiate, che siano fattibili per me, anche se possono sembrare estreme. Questa volta proviamo ad alzare un po’ l’asticella. Dovrò essere molto concentrato, ma ho una sicurezza: la corda ed il cordone ombelicale con la mia guida/amico Lio de Nes.
A chi mi chiede perché rischiare e fare tanta fatica rispondo che ho due buone ragioni per non restare fermo sul divano a guardare la TV: la prima è che, affrontando montagne vere, aiuto in qualche modo ad abbattere la montagna psicologica verso la disabilità. La seconda ragione è una missione che riguarda tutti, ma proprio tutti, non solo chi affronta i pregiudizi legati alla disabilità. Sto parlando della lotta al “climate change”. Non ho il potere di dire cosa fare e cosa non fare, ma nutro la speranza che io possa, in qualche modo, esortare chi di dovere a trovare delle soluzioni.”
(foto in copertina di Graziano Rossetto)
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