Poco più di anno fa ci siamo imbattuti nella storia di Valeria Masala che è una storia dolorosa, ma al contempo anche una storia di resilienza e di rinascita. Valeria è una donna di gran carattere il cui volto è illuminato da un grandissimo sorriso, sempre e comunque. Oggi cammina con una protesi alla gamba e con l’ausilio di un bastone che regge con l’unico braccio rimastole dopo l’incidente in cui Paolo, il suo compagno, ha perso la vita.
QUI TROVATE LA NOSTRA INTERVISTA IN CUI VALERIA RACCONTA COSA ACCADDE IL 30 LUGLIO DEL 2019
“Valeria Masala, torna a fare trekking” non è più solo il titolo della sua pagina Facebook
Valeria, a distanza di un anno dal nostro primo incontro, racconta a Magazine Pragma una storia nuova, quella di un sogno che è diventato realtà grazie alla sua tenacia, ma anche grazie all’intervento di numerose persone che hanno risposto al suo appello.
Un sogno che non solo si è realizzato, ma che è cresciuto, si è evoluto e ha preso la forma di un vero e proprio progetto di solidarietà. Abbiamo voluto saperne di più e per questo abbiamo ricontattato Valeria. Ecco cosa ci ha raccontato:
- Il tuo sogno era realizzare ciò che tu e Paolo avevate in mente di fare il 1° Agosto 2019. Ci racconteresti cosa avevate programmato?
Paolo si era innamorato del trekking, una passione che gli avevo trasmesso io. Eravamo arrivati in cima a diverse montagne. Ci mancava però la Sibilla che è un po’ la cima più rappresentativa dei Monti Sibillini. Così avevamo deciso che il 1° Agosto saremmo saliti in cima al Monte Sibilla. Il destino ha fatto il resto e quello di raggiungere la cima del Monte Sibilla è rimasto solo un sogno.
Tuttavia, ho continuato a guardare le foto di quella montagna rimpiangendo spesso la possibilità di salirci in cima. Devi sapere che in passato, credo intorno agli anni, ’50, venne costruita una strada, una mulattiera, che fu oggetto di molte discussioni perché deturpò la fiancata della montagna. La fiancata della montagna, infatti, dopo la realizzazione di quella mulattiera appariva sfregiata da un’enorme Z.
Ho pensato che dal momento che non riuscirò mai più a percorre un’intera montagna, avrei potuto salire fin dove potevo con un fuoristrada e percorrere poi l’ultimo tratto a piedi. Per cui ho postato una richiesta in un gruppo Facebook che si chiama “Amanti dei Monti Sibillini Marche” per sapere qualcosa in più di quella strada, precisando i motivi della mia richiesta. Mi è stato subito risposto che quella strada non era percorribile. Contemporaneamente però sono stata contattata da Elisa Marra (esperta dei percorsi del Monte Sibilla) che, a sua volta aveva contattato Alessandro Bianchi (operatore abilitato alla conduzione di joelette), la quale mi ha detto che se avessimo trovato una joelette, loro due sarebbero stati felici di portarmi su. Caso ha voluto che mi scrivesse anche Rodolfo Nasini (guida ai Sibillini), il quale mi dice che “sa come procurarsi una joelette, ma servirebbe un operatore abilitato alla conduzione”. Bingo! Alessandro c’era e la joelette pure.
- Domenica tu eri in cima al Monte Sibilla, quali sono stati i tuoi pensieri? Le tue emozioni?
I miei pensieri in cima alla Sibilla sono stati tanti, ma in realtà nessuno, nel senso che ho pianto tanto, mi sono emozionata tanto e mi viene da piangere anche adesso se ci penso, quindi ti dico solo che mi auguro che non rimanga solo la realizzazione del mio sogno, ma che questo evento possa alimentare e concretizzare i sogni di tanti.
- Dal tuo sogno alla nascita di un progetto di solidarietà. Di cosa si tratta?
Dall’incontro con Elisa, Rodolfo ed Alessandro è nato VERA che è l’acronimo delle iniziali dei nostri nomi. VERA è un progetto di solidarietà ed inclusione che mira a rendere la montagna accessibile a tutti. Da tempo i miei compagni di avventura avevamo in mente una cosa del genere. Aiutare me a realizzare il mio sogno è stato un trampolino di lancio per iniziare a percorrere la strada che darà vita ad un progetto davvero molto importante. Io non posso fare molto, ma la faccia posso mettercela e posso lanciare un forte messaggio: “Se ci sono riuscita io, possono riuscirci anche gli altri”.
Di VERA ce ne parla Alessandro Bianchi, operatore abilitato alla conduzione della joelette e promotore del progetto insieme a Valeria, Rodolfo ed Elisa.
- Alessandro, quanto è stato difficile realizzare il sogno di Valeria?
Abbastanza! C’era tanta voglia di fare, ma c’era anche tanto da fare. All’inizio eravamo in quattro compresa Valeria. Pian piano è venuta su una squadra di 40 persone. Tutti volontari, naturalmente! Il territorio che dovevamo affrontare è impervio e quindi prima di azzardarci a portare Valeria su, abbiamo fatto più sopralluoghi e abbiamo cercato di organizzare tutto al meglio per non incappare in ulteriori difficoltà. Man mano che organizzavamo l’evento è nata poi l’idea di stampare delle magliette e così abbiamo assunto anche le sembianze di una vera e propria squadra.
- Non tutti sanno cos’è una joelette, ce ne parleresti?
Certo! La joelette è un ausilio grazie al quale chi ha problemi di mobilità ridotta o si trova in una situazione di handicap ha la possibilità di muoversi grazie all’aiuto di accompagnatori. Consente di avere accesso ai sentieri d montagna, ma può essere utilizzata anche per praticare escursioni su ogni tipo di strada – anche semplicemente per visitare un borgo o superare dei gradini. Vengono utilizzate anche nelle gare podistiche.
- Ho chiesto a Valeria quali sono state le sue emozioni una volta giunta in cima. E le tue?
Ti dirò! La sera prima quasi non ho dormito. Sentivo una grande responsabilità per tutto quello che avremmo affrontato l’indomani. Anche durante il tragitto ero molto teso, non solo per la conduzione della joelette, ma anche per mantenere l’armonia della squadra e dei momenti che stavamo vivendo. Arrivati in cima, chi più, chi meno, eravamo tutti visibilmente emozionati. Io mi sono sentito davvero felice!
- VERA, al momento è un progetto allo stato embrionale. Come pensate di far crescere il vostro progetto?
Bella domanda! Al momento non lo sappiamo ancora, ma sappiamo che il seme è stato gettato e che coltiveremo il nostro progetto. Avevo da diversi anni in mente di realizzare una cosa del genere. Oggi fa molto figo parlare di disabilità ed inclusione, ma se ne parla tanto e si fa davvero poco. Noi vorremmo che tutti potessero avere la possibilità di accedere ai luoghi di cultura e ai bellissimi luoghi naturali che il nostro paese offre. La pandemia ha accelerato molto questo mio desiderio perché durante il lockdown il problema della solitudine è stato vissuto in maniera esponenziale da chi ha bisogno di aiuto per compiere i gesti quotidiani.
Ringraziamo Valeria ed Alessandro e facciamo un grande in bocca al lupo a VERA affinché possa crescere e realizzare i sogni di tanti. Nel contempo è doveroso riferire che la joelette che è servita a Valeria per coronare il suo sogno è stata messa a disposizione dal Comune di Terre Roveresche (PU).
Potete seguire Valeria sulla sua pagina Facebook “Torna a fare trekking, Valeria“