“tavola tavola, chiodo chiodo“ : Questo il titolo scelto a rappresentare il TEATRO da Bruno Garofalo. Allievo del maestro, collaboratore, poi, scenografo e regista teatrale di spessore, spesso si trova a firmare progetti in memoria del suo Maestro; curatore di questo evento per il Forum Universale delle Culture di Napoli e Campania, nell’ambito delle manifestazioni per il trentennale della dipartita di Eduardo de Filippo.
“tavola tavola, chiodo chiodo“ è un titolo preso a prestito da una frase che esclamò Peppino Mercurio scenografo, mentre realizzava il palco del Teatro San Ferdinando. Scolpita su di una lapide posta nello stesso e fissata alla parete di destra del palcoscenico è li che la volle Eduardo in segno di gratitudine per ringraziare questo collaboratore,costruttore del suo palcoscenico, che per mesi lavorò senza sosta “tavola tavola, chiodo chiodo“ . Il teatro quello fatto di artigianalità,di sacrifico,di sudore,sconfitte,promesse e dedizione.
Andato in scena nella monumentale Basilica di San Giovanni Maggiore a Napoli, nel cuore del centro storico, mercoledi 3 dicembre.
A condividere, mediare, presentare alla sua maniera, fra il recitato e l’improvvisazione, sempre alto il livello della sua garbata e mai fuori luogo presentazione, Michele Mirabella.
Il primo è proprio lui che racconta i suoi ricordi personali del maestro. Quali il curioso aneddoto di Eduardo che rivolgendosi ad un cane fuori al teatro a Bari ,disse :Ma tu a chi sei cane ? Oppure quando racconta che Eduardo a ritorno dalla guerra in Napoli Milionaria entrò in scena di spalle,sofferente,cappottone col bavero alzato e qualcuno dal loggione gridò:Voce !!..Senza neanche girarsi lui disse :Ne ma chi stà parlann?!”
Presenta al pubblico intervenuto ,gli amici,i compagni di viaggio, di una lunga e gloriosa compagine del teatro napoletano,italiano,mondiale.
Ecco avanzare sulla scena Annamaria Ackermann,dal’alto della sua lunga carriera artistica racconta il suo primo incontro con Eduardo, da giovane studentella,laboriosa e che mai avrebbe immaginato il suo percorso nel mondo artistico .Segue il sornione Antonio Casagrande anch’egli porta al pubblico i suoi ricordi professionali e aneddoti del suo incontro col maestro. Incanta e trattiene più volte la platea con le sue gag da consumato attore di teatro che saltella tra l’artista e l’anziano signore preda ormai di discorsi vari e variegati in un contesto che tutt’altro è voluto essere, eccetto che solenne, leggendo “Baccalà” ( poemetto del 1949,ispirato ad una personaggio realmente esistito come sovente avveniva nelle scritture di Eduardo).
Molti i momenti in cui è sembrato a noi tutti presenti, di essere al cospetto del maestro, mentre incontra uno di loro o lo sceglie in maniera sempre atipica alla mo di Eduardo per una collaborazione o a pranzo con lui e suo figlio, come racconterà Sergio Solli; di quella pasta cacio e uova, che nella ricetta personale del maestro, sommersa nell’acqua avrebbe dovuto ritirarsi, cosa che non avvenne mai nonostante i continui quarti d’ora a chiacchierare che erano a suo dire il segreto perché ciò accadesse. Quest’ultimo, promesso e promettente coiffeur nella bottega di famiglia, si trova al cospetto del maestro grazie all’amico Bruno Garofalo – verrà poi scelto per il ruolo del violinista ne “Il monumento” (commedia del 1970).
Mentre la Ackermann leggerà un brano tratto da “Bene mio core mio“, Sergio Solli una poesia del maestro “O raggio e sole”. La testimonianza di Lina Sastri veste un’aria pudica, silente e rispettosa, non porta aneddoti che ammette vuole tenerli gelosamente per se, ringrazia i presenti, l’amico Garofalo che l’ha voluta presente per l’evento. Racconta che arriva ad Eduardo tramite Gennarino Palumbo, giovane, piccola e minuta, con tutte’altre aspirazioni, perchè voleva fare la suora e, invece, inizia dopo esser stata scelta a fare piccole comparse e, poi, come può capitare la grande occasione. Sostituirà un’attrice nel ruolo di Bonaria in “Gli esami non finiscono mai”, ruolo a cui ancora oggi è legatissima e da li parte la sua carriera. Omaggia il suo maestro con la personalissima performance di una canzone tanto cara ad Eduardo ”Uocchie che arruggiunate” (inserita in “Gennariello” del 1932 ) accompagnata alla fisarmonica da Sasà Piedipalumbo.
In questo lungo percorso fatto di ricordi, il maestro Antonio Sinagra, pianista, compositore, arriva ad Eduardo dopo la scomparsa del musicista e collaboratore di importanti opere Nino Rota. Incontro che avvenne al Quirino a Roma e lui gli chiese di scrivere due arie e tre recitativi in tre giorni, e diverranno le musiche della “Tempesta di Shakespeare” rielaborata in napoletano da Eduardo.
Chiude “tavola tavola, chiodo chiodo“ Antonio Murro,in ordine cronologico nel raccontare il suo incontro con Eduardo de Filippo, forte di una notevole duttilità artistica, scelto da Eduardo nel ruolo di Ariele, nella posposizione in napoletano de “La Tempesta” di Shakespeare e di cui porta un bel ricordo soprattutto nei momenti di pausa durante le registrazioni quando gli cantava “Dicitincell vuje”, imbracciando la chitarra ammaliava il maestro con la sua voce. Omaggia lui con l’accompagnamento al piano di Antonio Sinagra e vocalizza “Si to sapesse dicere “ .
Infine, sollecitato da Mirabella, Bruno Garofalo fa una breve e fugace presenza, fatta di poche parole, per dire che sceglie come chiusura di questo incontro un brano tratto da “ La tempesta”; opera che lui ha amato molto in quanto non ha avuto mai modo di realizzarla nel suo complesso. Tuttavia, di recente è riuscito a portare in scena alcuni atti in “Napoli nella Tempesta “, prima al Maschio Angioino e poi al Teatro Mercadante a settembre di quest’anno, con le musiche originali del maestro Antonio Sinagra, commissionato all’epoca da Eduardo.
Ascoltarli è stato una full immersion nella Napoli del dopoguerra che abbiamo ripercorso attraverso le loro storie che sembravano romanzate.Napoli,terra e madre di figli illustri dove tra miseria ,voglia di riscatto, colori, suoni, espressioni ed ironie da sempre contraddistingue questo popolo sornione.
“tavola tavola, chiodo chiodo“, una serata, un percorso, fatto di ricordi emotivi che hanno appassionato nel ricordare l’uomo che sopravvive e resta immortale nei cuori di chi l’ha conosciuto e di chi può solo amarlo attraverso le sue opere.