Quando giorni fa sono stato ad Assisi. Ho visitato anche la casa di Francesco giovane. Mi ha emozionato una cella, minuscola, quella dove Bernardone, il padre di Francesco, incatenò il giovane figlio ribelle sperando di distoglierlo dalla sua nuova vita per riportarlo alla professione paterna del commercio. Fu la madre, donna Pica a rompere quelle catene per farlo scappare: aveva infatti capito che non era quella la vita che il figlio desiderava fare, voleva altro.
Lì riflettevo anche sui tantissimi Francesco, specialmente donne, di oggi, nelle loro gabbie medievali, quelle fatte di dolori che gli altri vedono a stento e dove si depositano pianti, silenzi, paure, solitudini. Schiavitù che mortificano la dignità umana, senza la forza di dire ora basta, stop.
Si può essere liberi in carcere e prigionieri nella libertà.
(Articolo a cura di Enzo Longobardi – In bici nel tempo)