Nonostante l’ingresso regni la scritta “Museo Principe Diego Aragona Pignatelli Cortes” è più familiare ai napoletani chiamarla Villa Pignatelli. Sorge lungo la Riviera di Chiaia questo raro esempio di casa museo, uno dei più espressivi esempi di stile neoclassico.
Donata nel 1955 dalla principessa Rosina allo Stato, divenne da allora museo, con l’intento che tutto rimanesse intatto con il parco e le costruzioni annesse. E’ a lei che si deve la fortuna della villa.
Prima che arrivasse a essere proprietà dei Pignatelli va detto che questo edificio nasce su commissione di Ferdinando Acton, primo ministro di Ferdinando IV, con l’intento di costruirsi una residenza sontuosa nel Regno Borbonico; quindi nel 1826 incarica i lavori a Pietro Valente. Morì prematuramente nel 1837 l’ufficiale inglese Sir Acton e la giovane moglie riprese marito sposando il secondo conte di Grandville, ambasciatore inglese a Parigi. Le linee guida dei primi proprietari si riflettono nella sistemazione dell’edificio padronale al centro di un parco secondo la tradizione inglese, e spiega i balli in villa organizzati dagli inglesi residenti a Napoli tra il 1840 e il 1841.
Poi nel 1841 la villa fu acquistata dal banchiere tedesco Carl Mayer von Rothschild, il quale era venuto a Napoli poiché aveva un ruolo di primissimo piano per i prestiti ai Borbone, che avevano consentito di finanziare le spedizioni austriache e rimessi sul trono di Napoli nel 1821.
Dopo l’unità d’Italia venendo a mancare i Borbone, il banchiere decise di vendere Villa Pignatelli che fu acquistata nel 1867 dai Pignatelli, nella persona del Principe Diego Aragona Pignatelli Cortes e sua moglie Donna Giulia Cattaneo de’ Principi di San Nicandro. Questi ultimi non avendo figli lasciarono la villa all’omonimo nipote principe Diego e sua moglie Rosa Fici dei Duchi di Amalfi detta Rosina e continuarono i lavori di ristrutturazione avviati dai precedenti proprietari. La famiglia Aragona Pignatelli Cortes, nobilissimo e antico casato nobiliare – che conta tra l’altro fra i suoi avi Papa Innocenzo XII e il conquistatore del Messico Ferdinando Cortes – furono i principali artefici dell’assetto della residenza cosi come la vediamo oggi.
Rosa Fici detta Rosina, dama di palazzo della regina Margherita concorse alla scelta degli arredi e dell’apparato decorativo, collezionando anche oggetti d’arte e facendone uno dei luoghi più eleganti e di ritrovo mondano della città.
Si prese cura della villa anche alla dipartita del marito avvenuta nel 1930, dal quale ebbe cinque figli e con il benestare della figlia Annamaria, decise di donarla alla sua morte avvenuta nel 1955 allo stato. Donò anche l’archivio di famiglia, le collezioni d’arte, tra cui spiccano le raccolte di ceramica di diversa fattura: francesi, austriache, cinesi, giapponesi e quelle di Capodimonte.
Un piccolo fondo libraio composto di oltre 2000 libri e anche 4000 microsolchi di musica lirica e classica che Rosina catalogò accuratamente. Difatti tutt’oggi la villa museo mantiene grande attenzione per la musica ospitando settimane di musica oltre. I vari proprietari che si sono succeduti fanno di questa villa museo un esempio vario di arti e di stili, testimonianza di un gusto multiforme, dal neobarocco al neorinascimentale. L’appartamento consta di tre salottini centrali: quello azzurro che porta alla grande Sala da ballo, quello rosso che conserva l’aspetto sfarzoso voluto da Rothschild che mette in connessione il Vestibolo circolare dell’ingresso con la veranda neoclassica; quello verde che collega la sfarzosa Biblioteca e la sobria Sala da pranzo con esposizione della tavola imbandita di posate e piatti di casa Pignatelli. Infine troviamo il Museo delle Carrozze per donazione di Mario d’Alessandro di Civitanova, ospitato dal 1960 nella villa in alcuni ambienti ricavati dalle antiche scuderie.
A tutt’oggi Villa Pignatelli resta uno dei musei più interessanti esistenti.
foto fonte facebook