Le evidenze archeologiche dell’antica Telesia giacciono sotto una coltre di terreno, immersi nel verde della vegetazione. Sita in un appezzamento di terreno chiuso fra due fiumi: Calore e Volturno. L’antica città di Telesia era posta in una posizione strategica, a metà strada tra Benevento, Capua e Venafro.
Molto si è discusso se collocare la città nel territorio del Sannio, come affermavano gli storici Livio, Strabone e Tolomeo o nella Campania come è riportato da Plinio; ma questa non sarà la sede di tale discussione.
[divider]Leggi gli altri articoli su Telesia[/divider]
Telesia: il crocevia del Sannio; città di Annibale, conquista Romana e centro culturale
I resti dell’antica città sorgono a metà strada tra San Salvatore Telesino e Telese Terme ( come affermava Trutta).
Il territorio è cosparso da diverse evidenze archeologiche che coprono un arco temporale che va dall’epoca Sannitica a quella tardo medievale. Il sito si presenta come un piccolo gioiello da poter scoprire durante qualche passeggiata sul territorio seppur poco evidenziato e valorizzato.
I primi rinvenimenti archeologici si devono ai Borboni che, nel XVIII secolo, espressero un certo interesse per Telesia antica avviando così i primi scavi nel 1791 con il ritrovamento di un primo impianto termale ed il foro.
Telesia – Le evidenze archeologiche di epoca Sannitica
Tullisiom era il nome della città in epoca sannitica. Ciò che rimane di questo periodo è ben poco e molto di quello che è stato portato in superficie è da collegare a ritrovamenti funerari appartenenti al V a.C.; mentre è difficile stabilire la zone dove sorgeva l’abitato ( si ipotizza che un villaggio pre-sannitico sorgesse sul Monte Acero o in località Castelvenere).
Alcune evidenze archeologiche riconducibili ad una zona abitativa potrebbero essere i resti trovati a pochi metri a nord della cinta muraria, ma potrebbero essere riconducibili ad una fattoria, in mancanza di indagine di scavo possiamo limitarci a mere ipotesi. Agli inizi dei primi anni 2000 furono trovate, nei pressi delle necropoli sannitiche, altri nuclei abitativi di questo periodo, anche se di difficile dare delle certezza, sempre in mancanza di approfonditi studi.
Poco distante dall’abitato di epoca romana, in contrada Truono, sono state rinvenute cinque tombe sannitiche e altre sono state trovate invece poco distante. Le sepolture realizzate con blocchi di tufo grigio, sono databili tra il IV e V secolo a.C. Sempre in epoca sannitica sono da collegare alcuni resti di mura poligonali che dovevano difendere l’abitato sul Monte Acero.
Ciò che rimane dello splendore romano
I maggiori rinvenimenti, e anche i maggiori riferimento storici, sono riconducibili al periodo romano. Alla fine dell’epoca repubblicana, a protezione della città, fu costruita una cinta muraria i cui resti sono ancora visibili.
Fortificazione: Il perimetro murario – Le Mura, alte 7 metri e con una larghezza che varia tra 1,70-1,90 metri, rappresentano un’unicità per il periodo. Infatti, erano state costruite formando segmenti arcuati con la concavità rivolta verso l’esterno, mesopyrgi concavi. Su ogni congiungimento sorgevano delle torri a base esagonale o circolare a struttura piena, cioè senza apertura; più rare con apertura. Le torri erano state poste ad una distanza non regolare, infatti nel perimetro sud-occidentale e orientale raggiungevano uno spessore da 75 a 50 metri; mentre nel settore nord-occidentale, con due tipologie di torri: circolari e poligonali, erano poste a una distanza di 30-45 metri l’una dall’altra.
La cinta muraria possedeva un anima in opera cementizia coperta da uno strato in Opus Incertum (una delle sue varianti è l’opus reticulatum).
La struttura muraria era intervalla da tre aperture principali con uno schema a doppia apertura poste in corrispondenza delle principali vie di comunicazione: una posta a Nord-Ovest verso Capua, l’altra verso Sud-Est posta in direzione verso Benevento e una terza posta a Nord verso Alife, Venafro e Cassino. Erano poi state collocate altre due aperture secondarie una a Sud verso il fiume Calore e l’altra a Sud-Ovest in direzione Volturno. Le porte rispetto alle torri erano state poste più indietro, in modo da essere protette da quest’ultime.
La cinta muraria doveva possedere una passatoia in legno dove venivano poste le sentinelle di guardia.
All’interno delle mura – La città possedeva strade lastricate con un basolato in pietra basaltica larghe 2,51 metri. Una delle vie maggiori del periodo romano passava proprio per la città: la Via Latina; che con una lunghezza di 200 km giungeva fino alla città di Roma.
Considerando una superficie di 31 ettari protetta dalle mura, la popolazione doveva ammontare a circa 15000 persone e questo testimonia come il centro avesse acquisito una certa importanza sotto il dominio romano. Era divisa in 44 insule, ognuna di dimensioni di 98×41 metri.
La maggior parte dei monumenti attualmente visibili sono concentrati nella parte orientale del perimetro cittadino. Ad oggi sono state riportate alla luce i resti di: un anfiteatro, di un teatro, due complessi termali, l’acquedotto e probabilmente un mausoleo chiamato la culla di Sansone.
Dalle iscrizioni epigrafiche si sa che la città fosse fornita di un Teatro, ubicato a Nord con un diametro di circa 48,70 metri la cui orchestra misura diametralmente 37,70 metri. Poco si sa di questa struttura, presumibilmente è posto al disotto di un’abitazione moderna.
L’anfiteatro – Nei pressi di Porta Capua, all’esterno delle mura, è strato rinvenuto l’Anfiteatro. L’edificio fu realizzato sfruttando un avvallamento naturale; con una forma ellittica di circa di 68×46 metri.
La cavea della struttura è divisa ed ha una larghezza di quasi 16 metri. La parte inferiore poggia sul terreno, i due superiori sono poggiati su sostruzioni a cunei radiali rialzati nell’incasso dell’avvallamento.
Sembrerebbe che l’anfiteatro abbia una datazione assimilabile a quella dell’anfiteatro di Pompei. Grazie a una epigrafe sappiamo che nei pressi della struttura sorgeva una statua dedicata a Tito Fabio Severo eretta per ringraziarlo per aver offerto uno spettacolo con gladiatori. Inoltre, un’altra fonte epigrafica testimonia che la città fosse dotata di una scuola di gladiatori, ma mancano riscontri archeologici.
L’acquedotto – Nelle vicinanze di Porta Venafro, a Nord, vi sono i resti del Castellum Aquae, con lo scopo di raccogliere l’acqua potabile e distribuirla alla rete idrica cittadina attraverso tubi in piombo. Il rifornimento idrico giungeva a questa struttura tramite un acquedotto lungo circa 12 km. Le acque molto probabilmente venivano prelevate dalla Morgia Sant’Angelo o “leonessa”, ricco di sorgenti.
L’acqua era un elemento molto importante per la città di Telesia a testimonianza di ciò sappiamo che vi era una figura apposita, un “magistrato delle acque” e Caio Minucio compare più volte con tale carica.
La città aveva inoltre due complessi termali, secondo alcuni studiosi tre, i cui resti sono ancora visibili, argomento che sarà trattato ampiamente in un prossimo articolo.
Telesia Cristiana
Mancano informazioni di epoca altomedievale all’interno delle mura cittadine, infatti, resti di edifici cristiani sono stati trovati al difuori della cinta romana. Si tratta di ruderi di un edificio poliabsidato, di pianta ottagonale. L’identità dell’edificio è assai dubbia, potrebbe essere un battistero, un martyrion, una sala termale o addirittura un ninfeo. Comunemente questa struttura viene chiamata la “Connola di Sansone” e accosterebbe la costruzione per forma, ad una culla.
A Nordest si trova invece i resti della chiesa di San Felice (VIII-X sec. d.C.), secondo alcuni studiosi questa potrebbe essere stata la prima cattedrale telesina, ma non vi sono prove a testimonianza di ciò.
Sempre nelle vicinanze, fu rinvenuta negli anni ’30 una tomba longobarda da cui provengono armi in ferro e una crocetta in lamina d’oro perdute durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il sito di Telesia è ricco di cultura e di storia intervallati da evidenze archeologiche rare nel loro genere e testimoniano come la città avesse assunto un ruolo importante durante il dominio romano tanto da arrogarsi il diritto di battere moneta.
Osservando la particolarità degli elementi storici e archeologici sopraggiunge tristezza per l’impossibilità di una giusta indagine archeologica che possa dare lustro a ciò che in passato era stato questo sito cittadino.