Seafront Di Martino Pasta Bar, il culto della pasta


Ci sono tanti modi per promuovere un prodotto. Alcuni sono classici e sempre funzionanti, altri sono innovativi e stupiscono. Oggi sono rimasto colpito da un nuovo modo di diffondere cultura e tradizione della pasta, oggi ho fatto visita ad un Pasta Bar

Il Pasta Bar

Un Pasta Bar è un posto in cui al centro di tutto c’è ovviamente la pasta. L’idea ricorda molto il Sushi Bar, con un bancone che gira introno alla cucina a vista e con i fornelli degli chef che sono più vicini all’ospite che allo chef stesso.

Un’esperienza, un’emozione nuova. Con lo chef ci parli, puoi confrontarti, puoi chiedere. Si crea un rapporto “intimo”, perchè si sta vivendo un momento delicato come mangiare, ma allo stesso tempo hai la sensazione di essere davvero il protagonista di quello che accade nella sala.

Seafront Di Martino Pasta Bar

Il Seafront Di Martino Pasta Bar è il posto in cui la pasta, ovviamente la Di Martino di Gragnano, la fa da padrone e in cui la scienza e la fantasia dello chef Peppe Guida ha creato dei menu per far provare la “regina della tavola italiana” in ogni forma. Basti pensare che, nei menu degustativi offerti dalla casa, la pasta è presente dall’entrée al dolce.

Arrivo al Seafront Di Martino Pasta Bar, dopo una giornata di formazione proprio sulla pasta presso il Pastificio dei Campi a Gragnano. Ho il piacere, insieme ad altri pochi fortunati, di potermi accomodare al banco con Giuseppe Di Martino del Pastificio G. Di Martino, presidente del Consorzio della Pasta di Gragnano IGP, e fresco vincitore della sfida del ritorno della mitica Festa della Pasta di Gragnano.

Giuseppe Di Martino fa gli onori di casa e ci presenta lo chef Peppe Guida e la sua brigata. Aspetto fondamentale è la posizione del Pasta Bar. Si trova a Napoli a Piazza Municipio 1, praticamente ti siedi di fronte allo spettacolo del Maschio Angioino e del Golfo di Napoli, con tanto di Vesuvio di fronte.

Gli assaggi, le emozioni

Per me entrare in contatto con la realtà del Pasta Bar è stato come entrare a 7 anni in una sala giochi. Sai cosa ti aspetta, ma probabilmente non sai come si gioca. Allora, ogni momento si fa apprezzare per quello che è. Guardo il menu, tiro un respiro “quasi d’affanno”, il tragitto è lungo, sembra tortuoso, invece si dimostrerà ricco di sorprese. Mi permetto di suggerire di affrontare le novità alimentari con il giusto rispetto e la giusta emotività, cercando di controllarsi. Se all’inizio hai una fame da lupo, resisti; se vedi del pane, in quella cesta e ti chiama per saziare le tue fauci, resisti. Calmo con l’acqua e con i vini. Se riesci, godrai dal primo all’ultimo morso.

E ora, ti racconto il mio viaggio emozionale.

Gli entrée con Pasta di Gragnano IGP Di Martino ad opera dello chef Peppe Guida

Tre piatti per entrare subito in partita. Un mini-pasta e fagioli con pasta spezzata su fondo di ‘nduja, una lumaca (è il formato della pasta, non pensare ad altro!) con ripieno di patate e baccalà, fritta in tempura di nero di seppia con pomodorino confit (quello dolciastro per intenderci) e sfogliatella ripiena alla genovese.

Vabbè, l’ingresso è davvero sfizioso. Chiaramente, tutto buono e squisito, ma quel finger food col pomodorino mi colpisce sia per la curiosa “forma” che per l’esplosione di sapore che dona il contrasto della pasta croccante e il pomodorino morbido e dolce.

Rosmarino con la sua aria, bisque ai crostacei e ceci

Questo piatto mi ha incuriosito per la schiuma fatta di champagne, e per il bellissimo abbinamento dei ceci con i crostacei freschi. La bisque (ossia un brodo sul fondo che si realizza con gli scarti dei crostacei e poi filtrato) dà un sapore di mare a tutto il piatto. Notevole.

Fusilli lunghi col Buco totani e frigitelli

Un piatto quasi classico, con il fusillo, ma con il buco, con i totani, peperoncini dolci e sullo sfondo una crema di ceci. Anche qui, il mare la fa da padrone.

Tofette alla doppia consistenza di zucca e salsiccia glassata e funghi porcini

Si passa ad un classico (si fa per dire!) della cucina di terra. Anche in questo caso lo chef Peppe Guida riesce a sorprendere. Il fungo porcino fresco, crudo, sottile come un’ostia dona freschezza e croccantezza al tutto. Le tofette al sugo di zucca, che si ritrova alla julienne con la salsiccia glassata, rende il tutto gradevole.

Orzo, pomodoro, melenzane affumicate e pesto

L’orzo, un cereale tornato prepotentemente alla ribalta con i nuovi stili nutrizionali, viene fatto al pomodoro (alla stregua di un risotto). l’unione con una crema di melenzane affumicate e pesto al basilico crea una cremosità che è difficile da spiegare. Bisogna assaggiarlo. Non odiatemi.

Candele spezzate al ragù napoletano

Qui si va seriamente e veramente nel classico. La candela spezzata a Napoli è un cult e non poteva assolutamente mancare in un menu degustativo di Pasta Bar napoletano. Non mi soffermo su quello che è, perchè se leggi un articolo di emozioni alimentari e non conosci questo pietto, sei pregato di abbandonare il sito e di recitare molte preghiere.

La Devozione

Dunque. E’ uno spaghetto al pomodoro. Non è un semplice spaghetto al pomodoro, però. Perchè? Perchè viene servito poco prima del dolce, perchè lo spaghetto è cotto per 4 minuti in acqua e per gli altri 4 minuti nel sugo di pomodoro (e il sapore che ogni singolo spaghetto assume è,appunto, da Devozione), perchè La Devozione è il simbolo del Seafront Di Martino Pasta Bar.

Infatti, come vedrai dalle foto, noterai una confezione in cartone plastificato. I napoletani, i turisti, e tutti coloro che devono mangiare ma hanno poco tempo a disposizione, possono anche non entrare e accomodarsi nel Pasta Bar, ma dal marciapiede, fronte strada, possono accedere in uno spazio (che si chiama appunto La Devozione e che fa sempre parte della struttura principale), in cui si cucina costantemente e live per il cliente che è in fila in quel momento, e il piatto viene servito in una confezione di cartone plastificato.

Sono 125 grammi di spaghetti al pomodoro su una fetta di pane e venduti alla modica cifra di 5 euro. Come una pizza, meno che in fast food, ma vuoi mettere?

Pacchero, caffè, limone e gianduia

Anche sul dolce si gioca con la pasta. Un pacchero di Gragnano viene bollito e ingianduiato, fatto ripieno di crema di caffè e adagiato su una salsa di delizia al limone.

Conclusioni

Il mio consiglio è chiaramente di fare un salto e magari sedersi al banco e fare uno dei menu degustativi offerti dagli chef. E’ importante calarsi nell’emozione, vivere il momento, godersi il posto, mangiare la tradizione. E se uno non può sedersi, fidatevi, La Devozione merita tanto e potrai degustarla anche con lo spirito di un panino al truck, ma sarai di fronte ad uno degli scenari più suggestivi del mondo, il Maschio Angioino e il Golfo di Napoli.

Sipario!

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