Castellammare di Stabia è una città alla deriva. Il senso civico stabiese sembra davvero essere diventato un lusso di pochi
Proprio come in ‘A Città ‘e Pulecenella
Per far capire il senso di vuoto che si sta creando a Castellammare di Stabia mi aiuto con dei versi di una nota e bellissima canzone napoletana, ‘A Città ‘e Pulecenella, che nonostante sia dedicata alla città di Napoli, ma che può essere contestualizzata tranquillamente con altre realtà, come quella stabiese. I versi, bellissimi, sono i seguenti:
…
Mme dispiace sulamente
ca ll’orgoglio ‘e chesta gente,
se murtifica, ogne ghiuorno,
pe’ na máneca ‘e fetiente
che nun tènono cuscienza,
che nun tènono rispetto…
comme fanno a pigliá suonno,
quann’è ‘a sera, dint’ ‘o lietto?
…
Città allo sbando
La città sembra essere entrata in una spirale negativa dalla quale è difficile uscirne. E’ tutto surreale. Ogni cosa che accade sembra debba essere la normalità, quando non lo è. E’ vero il concetto di normalità è un concetto statistico, ma se si inizia con i numeri allora la spirale non basta più e ci vuole ben altro per raccontare quella che sembra essere una caduta libera.
Un normale atto vandalico
A questo punto, si parla di normalità quando si racconta la sorpresa, evidentemente per pochi, di vedere nel centro città, la storica scuola elementare Basilio Cecchi il cui ingresso è stato imbrattato con pittura bianca, la piazza antistante deturpata con disegni tribali e i cui giardinetti esterni sono usati come discarica dei rami degli alberi appena tagliati.
Separerei i due atti, anche se resta il forte dubbio che siano entrambi stati fatti dalla stessa mano imbecille. Sono entrambi atti vandalici, ma se quello della pittura è solo tale, il secondo, ossia la discarica abusiva, è quasi sicuramente propedeutica ai falò (vista la vicinanza della data del 7 dicembre).
“Vabbè, è na ragazzata!”, “Vabbè, so ragazzi!”
Eh no! Non è una ragazzata, non so ragazzi!
Chi scrive ci vede qualcosa di peggio. Ci vede un qualcosa di impunito, al momento, e qualcosa che sarà il futuro di una città, già alla deriva. Queste situazioni sono solo l’anticipo di quello che la città, molto presumibilmente visti i decorosi precedenti decennali, troverà all’alba dell’otto dicembre, Festa dell’Immacolata, ma che a Castellammare di Stabia è qualcosa di più, è il giorno dopo la notte dei falò.
Senso civico stabiese, riflessione
La riflessione da farsi è importante e profonda. Chi scrive non ha la presunzione di avere la soluzione, ma ha l’obbligo nel raccontare questi spiacevoli episodi di porsi e porre delle domande.
Si è disposti a vivere ancora in una città che non ha più nulla da dare? Si è disposti a far crescere i nostri figli in un luogo che oggi non ha futuro?
Castellammare di Stabia, oggi, è una città che è stata spolpata, ormai svuotata di tutto quello che di buono c’era prima, ma molto prima, almeno sino a 20/30 anni orsono. Una città in cui tutto è diventato difficile, una città in cui si vive solo di promesse e mai, mai, di cose fatte bene, ma sempre e solo arrangiate. Si potrebbe fare un elenco di cose fatte male o incompiute, ma questo lo si ri riserva ad un articolo futuro, anche se purtroppo un articolo non basterà.
Il senso di appartenenza alla città
Una strada percorribile potrebbe essere sicuramente quello del recupero del senso di appartenenza alla città.
Il senso di appartenenza è quello che ci fa avere il coraggio di denunciare alle autorità, quello che ci fa capire che la città è dei cittadini, di tutti gli stabiesi, soprattutto di quelli che vivono civilmente. La città non deve più essere degli incivili.
E’ questo il primo passo di un percorso lungo da realizzare. E’ chiaro che oltre ai cittadini ci vogliono le forze dell’ordine e l’amministrazione. Mai farsi giustizia da soli, ma sentirsi feriti quando qualcuno fa quello che gli pare con la res publica, con le cose di tutti, conla tua città, sarebbe già un notevole passo avanti.