Orchidee: come coltivarle e curarle

Amata e venerata fra le “regine” dei fiori, capace di rami stupefacenti, che ogni donna vorrebbe ricevere, ed ogni casa accogliere, l’orchidea rappresenta una delle piante da fiore più diffuse ed apprezzate. Oltre agli sgargianti colori ed all’eleganza dei suoi steli, la lunga durata della sua fioritura (che in alcune specie, come il Cymbidium, può arrivare sino a due mesi!) la rende uno degli ornamenti floreali più apprezzati.

I suoi fiori dai petali carnosi, dalle mille forme diverse, e con una notevole varietà di specie e di colori, sono disponibili con centinaia di ibridi (scopri ad esempio tutta la varietà di orchidee disponibili su bakker.com), che colorano di bianco, rosa, fucsia, giallo e non solo, i garden center e le case di tutto il mondo. Molte sono le specie, abbiamo detto, e fra le più diffuse e conosciute possiamo annoverare la Phalaenopsis, il già citato Cymbidium, il Dendobrium, la Cattleya, l’Oncidium (orchidea ballerina), la Miltoniopsis (orchidea pansè), ed altre.

La Phalaenopsis (l’orchidea farfalla, per la suggestiva forma dei suoi fiori) è la varietà che possiamo reperire più facilmente, destinata a rifiorire, se curata con le dovute attenzioni. Da coltivare in appartamento, in quanto teme il freddo, necessita di una posizione in luce ma senza sole diretto, in un ambiente arieggiato, evitando correnti fredde e con una buona umidità atmosferica.

Non dimentichiamoci che, in natura, le orchidee crescono ai tropici, a volte addirittura sulla corteccia di alcuni alberi, assumendo il loro nutrimento e l’umidità attraverso l’ambiente. Queste piante vivono da sempre in luoghi soleggiati, ma riparate dagli stessi alberi principali e pertanto, se vogliamo vederle rigogliose anche nel salotto della nostra casa, dobbiamo cercare di ricreare le stesse condizioni di luce, temperatura e umidità.

Spesso, acquistando un’orchidea, la si può trovare in un vaso di plastica trasparente, contenente un composto a base di cortecce tritate di abete, larice e pino a ph acido chiamato bark, oppure altro materiale poroso, come l’argilla espansa: entrambi ottimi elementi, drenanti ma che asciugano velocemente, evitando i ristagni idrici, che sarebbero letali per le radici.

Ovviamente, dobbiamo anche pensare al nutrimento della nostra “regina”, ricordandoci che per una crescita perfetta, fondamentale è anche la concimazione, per la quale un’ottima soluzione è rappresentata da concimi liquidi specifici proprio per orchidee, che apportano il giusto sostentamento per lo sviluppo vegetativo delle foglie ed anche per la fioritura. Non esageriamo nelle quantità, ma anzi ricordiamoci che sarà sufficiente diluire il nutrimento in un po’ d’acqua e poi vaporizzarlo sulle radici, ripetendo questa operazione una volta ogni 15 giorni, avendo chiaramente l’accortezza di non farla prima dell’innaffiatura, al fine di non asportare il concime appena applicato.

E a questo proposito, ricordiamoci che per essere certi di una buona irrigazione basterà controllare le foglie, che, se in salute, dovranno essere lucide e turgide. Infatti, troppa acqua, le farebbe ingiallire mentre troppo poca le sciuperebbe facendole raggrinzire. Osservare la pianta è sempre importante, specie per imparare a riconoscere subito eventuali segnali di disagio: se i fiori cadono senza aprirsi, significa che dobbiamo spostarla, perché soffre per poca luce e umidità mentre, se fiori e foglie si afflosciano, probabilmente la zona è troppo arieggiata.

Cura, osservazione e pazienza: la ricetta per un’orchidea splendente e duratura.


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