La giovane donna iraniana Reyhaneh Jabbari all’alba del 25 Ottobre è stata giustiziata, nel carcere di Teheran dove era rinchiusa.
Reyhaneh Jabbari era stata condannata a morte nel 2009 per aver ucciso l’ ex agente dei servizi segreti iracheni Morteza Abdolali Sarbandi, che tentò di stuprarla, dopo averla attirata nel suo appartamento con la scusa di offrirle un lavoro.
Fu arrestata nel 2007 quando aveva solo 19 anni ed è stata per cinque anni nel braccio della morte, confesso subito di essere l’autrice del delitto affermando che aveva agito per legittima difesa. Tutti gli appelli internazionali rivolti alle autorità e le numerose iniziative per scongiurare la sua esecuzione sono stati ignorati. In suo favore sono intervenuti Papa Francesco, il ministro degli Esteri Federica Mogherini che ha dichiarato: “si sperava che la mobilitazione bastasse ad evitare l’esecuzione di Reyhaneh Jabbari che è invece vittima due volte, del suo stupratore e del sistema che non ha ascoltato i tanti appelli”, Amnesty International e tantissimi intellettuali iraniani.
L’esecuzione era stata rinviata in quanto era prevista per il 30 settembre, e questo sembrava un segno di speranza, una speranza in un atto di clemenza. Il relatore dei diritti umani dell’Onu aveva denunciato che il processo non aveva tenuto conto della legittima difesa di fronte al tentativo di uno stupro.
La sua salvezza dipendeva dal perdono dei familiari della vittima, ma il figlio avrebbe preteso che la donna negasse di aver subito un tentativo di stupro, ma Reyhaneh Jabbari non ha mai ceduto al “ricatto”. Sembra che all’esecuzione erano presenti il figlio e la moglie della vittima.
«Questa esecuzione abominevole non deve essere consentita disse Hassiba Hadj Sahraoui, responsabile di Amnesty per il Medio Oriente e il Nordafrica – soprattutto perché ci sono molti dubbi sulle circostanze in cui è avvenuto l’omicidio», sperando di scongiurare l’esecuzione .
Il popolo iraniano grida la sua indignazione invitando la magistratura della Repubblica islamica ad abolire la pena di morte. Secondo le stime delle Nazioni Unite e Amnesty International e Human Rights Watch, Iran sono state in impiccate oltre 550 persone nel corso del 2013. Uno scempio che sembra non avere fine, un atto contro ogni diritto umano, espressione di una cultura votata alla violenza dove un ritorno alla legge del taglione sembra avere la meglio.