Teatro Carlo Felice: la grazia e l’arte de La Bella Addormentata rapiscono il pubblico

Un trionfo di grazia ed eleganza La Bella Addormentata al Teatro Carlo Felice di Genova. Sul palcoscenico il balletto in un prologo e tre atti La bella addormentata, ispirato alla omonima fiaba conosciuta in tutto il mondo, secondo dei tre balletti del compositore russo Pëtr Il’ič Čajkovskij.
Il classico del balletto, come le altre due opere di Čajkovskij (Il lago dei cigni e Lo schiaccianoci N.d.A.), riscosse un considerevole successo sin dalla prima rappresentazione avvenuta a San Pietroburgo nel 1890.

La bella addormentata

La trama della tradizionale fiaba è celebre: nel bel mezzo delle feste per il battesimo della principessa Aurora interviene la fata Carabosse, furente per non essere stata invitata alle celebrazioni. Non ascoltando ragioni, la fata malvagia lancia un anatema contro l’erede al trono: la piccola Aurora morirà appena compiuti i sedici anni pungendosi a un fuso. A quel punto sopraggiunge la fata dei Lillà che parzialmente salva la principessa dal suo lugubre destino commutando la maledizione in un lungo sonno che potrà essere interrotto soltanto dal bacio di un principe.

Durante il ballo organizzato per il sedicesimo compleanno di Aurora la fata Carabosse riuscirà a porgere un fuso alla bella principessa, che incuriosita da quell’oggetto sconosciuto – dal regno erano stati banditi tutti i fusi – toccherà l’ago crollando nell’eterno sonno insieme a tutta la corte.
Il silenzio durerà per cento anni fin quando il principe Désiré non si imbatte nel fitto bosco che copre il castello. Il principe, guidato dalla fata dei Lillà, troverà la bella addormentata e con un bacio spezzerà il lungo incantesimo.

 

La storia della giovane principessa che cade in un lungo sonno fino al momento del romantico risveglio è stata rivisitata da molti, tra cui Walt Disney, che l’ha resa un film di animazione nel 1959. Per questo, come molti altri racconti, ha assunto negli anni la connotazione di fiaba per bambini che ne ha oscurato il retroscena storico e il messaggio più profondo, interessante invece per un pubblico adulto. La giovane Aurora attraversa infatti un percorso di formazione che, sebbene intriso di romanticismo e di un leggero maschilismo (il solito principe azzurro sul cavallo bianco che salva la situazione), ci ricorda che il mondo lì fuori è pieno di insidie, di rovi. Aurora è una ragazza amata e protetta dagli affetti e dalla famiglia, ma anche per lei arriva il fatidico momento di affrontare la realtà. A sedici anni fa conoscenza con Carabosse, la personificazione di malvagità, ingiustizia e ignoranza. Il lieto fine come sempre si basa sul riconoscimento dell’amore, in questo caso quello di un principe, ma che in chiave moderna potremmo rivisitare in maniera più ampia, come un sentimento di consapevolezza, rispetto e affetto per se stessi. Ed ecco che in un attimo un racconto di fantasia può trasformarsi in un tema attuale su cui riflettere e da cui prendere spunto.

È importante pensare al teatro – che mette in scena artisticamente e mimicamente quesiti universali della vita – come a un’attività culturale viva, ancora capace di trasmettere emozioni e suscitare nuovi spunti di riflessione anche ai giorni nostri. La notevole interpretazione dei ballerini che si sono esibiti al Teatro Carlo Felice in questi giorni è stato dunque un’occasione per riavvicinarsi al mondo della danza, una forma artistica dalle immense potenzialità. Spiccano in scena le meravigliose scenografie e la professionalità degli interpreti solisti (tra cui la principessa Aurora, la Fata dei Lillà e la strega Carabosse), il tutto accompagnato da un’impeccabile orchestra.

Il plauso del pubblico ha scandito i vari atti dell’opera e i movimenti dei ballerini e delle ballerine, impalpabili nei loro abiti, eleganti e leggiadri nelle piroette; un inno alla gioventù e alla bellezza, quella bellezza che un altro monumento della cultura russa al pari di Pëtr Il’ič Čajkovskij, vale a dire Fëdor Dostoevskij, designava come unica salvatrice del mondo.
Come dice il proverbio: non c’è due senza tre. Dopo Il lago dei cigni e La bella addormentata, dunque, speranza viva per assistere allo Schiaccianoci, ultimo balletto del trittico di Čajkovskij

 

 

   

 

 

 

Patrizia Gallina

(Foto di Marcello Orselli) 

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