Richard Jewell, trama e recensione

Alla veneranda età di 89 anni Clint Eastwood non sbaglia un film e continua a sorprendere per la sua capacità di scegliere e raccontare storie

Richard Jewell, trama

Clint è sempre Clint ed è giunto al film numero quarantadue della sua carriera da regista. Il suo stile unico e inconfondibile ci regala ancora una volta una bella storia vera, degna di essere raccontata, che lancia nell’occhio del ciclone un uomo come tanti, di estrema onestà intellettuale.

Stiamo parlando di Richard Jewell (Paul Wlater Hauser), trentenne che vive con sua madre (Kathy Bates) con il sogno di diventare poliziotto e difendere così il suo paese. Quando riduce al minimo le conseguenze dell’attentato perpetrato poco prima delle Olimpiadi di Atlanta del 1996 al Centennial Olympic Park viene dipinto come un eroe nazionale. Salvo poi, poco dopo, diventare il principale sospettato per l’esplosione della bomba e la vittima di una persecuzione fortemente alimentata dai media.

Jon Hamm interpreta il ruolo di un ispettore dell’FBI che prova in tutti i modi, leciti e non, a dimostrare la sua colpevolezza mentre Olivia Wilde impersona Kathy Scruggs, giornalista senza scrupoli pronta a tutto per scovare la notizia sensazionale.

La Scruggs è realmente esistita ed è deceduta per overdose da morfina nel 2001. Nel film viene a sapere delle indagini a carico di Jewell concedendosi sessualmente al personaggio di Joe Hamm e ciò ha scatenato non poche polemiche all’indirizzo di Eastwood.

Recensione

Il soggetto del lungometraggio, prodotto tra gli altri da Leonardo DiCaprio e da Jonah Hill, è tratto da un articolo di Marie Brenner dal titolo “American Nightmare”.

La regia di Clint Eastwood appare sempre pulita ed essenziale, e per questo immediata e magnetica per tutti le due ore e dieci minuti di durata. Ma non mancano molteplici soluzioni visive differenti, in un racconto ancora una volta graffiante e addirittura corrosivo ai danni degli Stati Uniti d’America e delle sue istituzioni più importanti. Il regista-attore, divenuto celebre grazie alle interpretazioni nei film spaghetti western di Sergio Leone, punta tutto su un personaggio ligio e buono fino al paradosso, che però riesce a non farsi contaminare come una battuta iniziale del suo avvocato Watson Bryant (Sam Rockwell) poteva far temere.

Richard Jewell non sa essere altro che sé stesso e proprio per questo non riesce a comportarsi come gli indica Watson, finendo per dire sempre la sua sempre e comunque. Proprio l’avvocato di cui sopra rappresenta alla perfezione l’essenza di Clint Eastwood, un alter ego che sa farsi rispettare e mettere a tacere poliziotti governativi e giornalisti. “Richard Jewell” è un film sul potere che modifica persone e fatti, plasmandoli a proprio piacimento al pari di una verità costruita anche a costo di distruggere un essere umano.

Certamente tra le migliori ultime prove di Eastwood, ci emoziona e ci fa sorridere a più riprese attraverso l’ingenuità di un protagonista che non si arrende ad un mondo meschino. Meritatissima la nomination ai prossimi premi Oscar a Kathy Bates come miglior attrice non protagonista, incomprensibile quella mancata a Paul Walter Hauser che si mette in evidenza con una prova superlativa.

Fonte foto: Pagina Facebook Richard Jewell


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