Mattarella annuncia il ritiro, ma la rielezione è possibile

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ribadito la sua volontà di non essere rieletto a febbraio del 2022 durante una visita all’istituto romano Fiume Giallo e in particolare alla scuola elementare Geronimo Stilton, ma secondo il parere di Romano Prodi, potrebbe cambiare opinione se il prossimo anno gli fosse chiesto di restare da un larghissimo schieramento parlamentare.

Lo stesso Romano Prodi potrebbe essere uno dei candidati nella corsa per il Quirinale, come lo fu già nell’aprile del 2013 quando fu eliminato dagli ormai famosi 101 franchi tiratori appartenenti al suo partito, ma anche lui dice che non può essere della partita per gli stessi motivi anagrafici addotti da Mattarella, entrambi ultraottantenni nel 2022. Secondo molti però l’età avanzata non può essere una ragione decisiva perché Sandro Pertini fu eletto a 82 anni e Giorgio Napolitano addirittura ne aveva 88 quando venne riconfermato.

Inoltre, il PD e i cinque stelle vorrebbero evitare di andare ad elezioni subito dopo l’elezione del presidente della Repubblica e quindi il candidato più naturale Mario Draghi sarebbe preferibile che continuasse a portare avanti il suo lavoro da presidente del Consiglio, per attuare l’impegnativo piano dei 248 miliardi del Recovery plan. Bisogna considerare pure il fatto che questo sarà l’ultimo presidente della Repubblica eletto da più di mille grandi elettori tra senato camera e delegati regionali, perché dal prossimo ci sarà la riduzione del numero dei parlamentari stabilità dal referendum del 2020 e qualcuno ipotizza che Mattarella potrebbe essere rieletto per poi dimettersi come Napolitano, per fare scegliere un nuovo inquilino del Colle dopo un paio d’anni e avere un capo di Stato non delegittimato in quanto votato dal parlamento senza il taglio.

Ma Mattarella avrebbe espresso pubblicamente la sua indisponibilità alla rielezione proprio perché ritiene pasticciata una conferma del presidente della Repubblica a tempo determinato. Questo ci fa capire come la partita sia solo all’inizio e fino al 3 febbraio 2022 accadranno sicuramente molte cose, che potrebbero fare cambiare idea al presidente Mattarella, che sarà magari ancora una volta chiamato a fare un sacrificio per amor di Patria.

La maggioranza per eleggere Draghi in teoria potrebbe essere ancora più ampia, considerando il sostegno di cui gode in parlamento dalla sinistra di grandissima parte di Leu alla destra della Lega, ma se dovesse continuare a fare il presidente del consiglio fino alla scadenza naturale della legislatura per attuare il Recovery plan e mettere in sicurezza l’Italia, si tornerebbe alla conferma di Mattarella o ad altre possibili soluzioni alternative.

Salvini è il principale sponsor di Draghi al Quirinale per andare subito ad elezioni nel 2022 e bloccare la grande ascesa di Giorgia Meloni, che sempre più sembra essere la futura candidata premier della coalizione Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e altri partiti minori di centro destra. Quindi se Salvini spinge per Draghi il centrosinistra invece cerca la rielezione di Mattarella, ma con la conferma probabile dell’attuale premier a palazzo Chigi, considerato una garanzia assoluta dalle istituzioni europee che l’Italia rispetterà gli impegni e le scadenze nell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, le forze parlamentari sono costrette a far circolare anche altri nomi di candidati alla corsa per il Quirinale.

E in modo trasversale le donne di tutte le forze politiche potrebbero puntare su Marta Cartabia, attuale Guardasigilli che era stata tirata in ballo anche come possibile premier durante le crisi del governo Conte II, mentre la seconda carica dello Stato, la presidente del Senato Elisabetta Casellati, potrebbe essere considerata un’alternativa del centrodestra allo stesso Draghi e al sempre speranzoso Berlusconi, nonostante non stia attraversando un bel momento dal punto di vista delle sue vicende personali di salute per i postumi del covid e anche sportive con la mancata promozione del suo Monza in serie A.

Il PD considera possibili candidati il ministro ai beni culturali Dario Franceschini e il commissario europeo Paolo Gentiloni, mentre il partito di maggioranza relativa 5 stelle appare in grossa difficoltà anche semplicemente nell’indicare lo stesso Giuseppe Conte, che ancora non è riuscito a prendere nelle sue mani le redini del movimento.

Molto più attivo invece Matteo Renzi con l’indicazione di Pier Ferdinando Casini, che riscuote credito e consensi in modo trasversale e potrebbe essere un nome spendibile anche nei confronti dei partner internazionali, mentre la Lega comincia a fare circolare oltre all’ipotesi Draghi anche quelle di Giulio Tremonti, Marcello Pera e Carlo Nordio, un ex magistrato che potrebbe riscattare l’immagine appannata dei giudici in questo periodo. In questa ridda di ipotesi e tra i favoriti Draghi e Mattarella potrebbe inserirsi Letta, non Enrico di cui pure il PD sta facendo circolare il nome, ma l’inossidabile Gianni, zio dell’attuale segretario del PD, che oltre che godere della stima ultradecennale del centro destra, è ormai apprezzato pure da buona parte del centro sinistra.

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