Salvini si allega ai radicali


La Lega e il Partito Radicale hanno depositato in Cassazione i sei quesiti per la proposta di un referendum abrogativo sulla giustizia. Il comitato promotore, guidato da Matteo Salvini e Maurizio Turco, prevede una sostanziale riforma del lavoro della magistratura, ma anche l’introduzione di un limite alla custodia cautelare e l’abolizione di parte della legge Severino.

Salvini si allega ai radicali

Entrambe le forze politiche sostengono il governo Draghi, ma per il resto sono distanti politicamente soprattutto sui diritti civili e l”Europa. Sono però uniti sorprendentemente sulle questioni della giustizia per modificare alcune norme riguardanti la carriera e il lavoro dei magistrati, ma soprattutto i limiti alla custodia cautelare e la rimozione dell’incandidabilità prevista dalla legge Severino.

La presentazione dei quesiti referendari in Cassazione rischia, però, di aprire uno scontro interno alla maggioranza, considerando che della riforma della giustizia si sta occupando da diversi giorni la ministra Guardasigilli Marta Cartabia, che in particolare si sta concentrando ora sulla riforma del Csm.

Sei quesiti per il referendum abrogativo

Il primo quesito del referendum proposti da Lega e Radicali riguarda proprio le elezioni al Consiglio superiore della magistratura e in particolare l’eliminazione della raccolta firme per i magistrati che vogliono candidarsi a Palazzo dei Marescialli.

Così facendo, secondo i promotori, si permetterebbe a tutti i magistrati di candidarsi senza il rischio del condizionamento delle correnti, emerso clamorosamente dalle dichiarazioni di Palamara, il magistrato, che ha confessato il pesante clientelismo presente nel Csm anche nel libro “Il sistema” scritto con Sallusti , che sta andando letteralmente a ruba.

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Il secondo quesito riguarda invece la responsabilità diretta dei magistrati perché secondo Lega e Radicali al momento non esiste un “adeguato obbligo di rendere conto delle eventuali decisioni sbagliate assunte”. Insomma si tratta della responsabilità civile dei giudici, che già il partito socialista di Craxi aveva provato a introdurre nell’ordinamento italiano, vincendo le battaglie referendarie negli anni ottanta, ma incontrando diversi ostacoli poi nella concreta realizzazione, fino ad essere completamente travolto dalla rivoluzione di tangentopoli, che però ha avuto effetti tutt’altro che positivi sul nostro paese.

Sul ruolo dei magistrati si concentrano anche il terzo e il quarto quesito. In uno si chiede di considerare anche i componenti non togati dei collegi giudiziari, quindi avvocati e professori, nelle valutazioni sulla professionalità dei magistrati. L’altro quesito, invece, torna a chiedere la separazione delle carriere dei magistrati con l’evidente obiettivo di ottenere una netta e definitiva divisione tra la figura del pubblico ministero e quella del giudice, che non è stata adeguatamente attuata dalla riforma del codice di procedura penale del 1989.

Le questioni più divisive tra le forze politiche

I quesiti su custodia cautelare e legge Severino sono sicuramente le questioni più divisive tra le forze politiche che sostengono il governo Draghi e sono il quinto e il sesto. Il quinto in particolare prevede di introdurre un limite alla custodia cautelare perché secondo i promotori il carcere preventivo è diventato “una forma anticipatoria della pena, con evidente violazione del principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza”.

L’ultimo quesito, invece, chiede l’abolizione di una parte della legge Severino, quella che prevede la sanzione accessoria dell’incandidabilità per le cariche di parlamentare, consigliere e presidente di Regione, sindaco e amministratore locale, in caso di condanna per alcuni reati. Questa misura viene ritenuta “sproporzionata” dai promotori del referendum e per questo ne viene chiesta l’eliminazione.

Occorre analizzare e non farsi condizionare

Credo che l’ultimo quesito sia quello che scatenerà le maggiori critiche soprattutto da parte delle forze politiche che hanno voluto l’introduzione della legge Severino per evitare nelle assisi democratiche la presenza di eletti che si siano macchiati negli ultimi dieci anni di reati contro la pubblica amministrazione. A mio giudizio bisogna analizzare i quesiti uno ad uno e non lasciarsi condizionare né dalle forze politiche che li hanno promossi, né dalla contrapposizione tra giustizialisti e garantisti, che ha caratterizzato pesantemente il dibattito politico dagli anni di tangentopoli a quelli del movimento 5 stelle. Insomma credo che il merito principale di questa richiesta referendaria sia quello di aver rimesso in moto sul tema della giustizia un utile dibattito nel paese e soprattutto nelle forze parlamentari, che potrebbero sostenere o modificare le riforme che la ministra Cartabia dovrà attuare prima della fine della legislatura.

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