Quarto giorno di votazioni per il nuovo Presidente della Repubblica, nuova fumata nera. Gli aggiornamenti di Pragma


Nuovo tentativo di eleggere il successore di Sergio Mattarella come Presidente della Repubblica, e nuovo buco dell’acqua da parte dei Parlamentari incaricati di tale compito.

Nella giornata di ieri si era registrato il sostanziale abbandono della strategia unica della scheda bianca da parte dei partiti politici, con le prime indicazioni di alcuni nomi, Mattarella e Crosetto su tutti. Tale schema si è ripetuto nuovamente quest’oggi: 261 schede bianche, 166 preferenze, circa quaranta in più di ieri, per un nuovo settennato di Sergio Mattarella, 56 voti per i magistrato Nino di Matteo, new entry della giornata, ed una manciata di voti a testa per Marta Cartabia, Mario Draghi, Giuliano Amato, Pier Ferdinando Casini, Luigi Manconi ed Elisabetta Belloni.

Proprio di Elisabetta Belloni si era discusso moltissimo quest’oggi: l’ambasciatrice italiana e prima donna di sempre a raggiungere il vertice dei servizi segreti dello Stivale, era stata indicata da Giorgia Meloni come nome “condiviso” da inviare al Colle, ipotesi che aveva incassato in prima battuta una parziale apertura da parte del PD e del Movimento Cinque Stelle. L’ipotesi è tuttavia tramontata definitivamente nel corso della mattinata per tensioni interne al centrodestra, con Matteo Salvini che non era disposto a lasciare che l’individuazione del profilo da “spingere” potesse spettare ad una sola delle forze della coalizione, invitando Fratelli d’Italia a riprendere la strada della strategia da individuare in gruppo.

Con l’opposizione del Carroccio anche gli altri componenti dell’emiciclo si sono accodati su posizioni simili: il Segretario di Italia Viva Matteo Renzi ha immediatamente affermato che il nome di Belloni fosse stato tirato in ballo “senza discussioni“, e che dunque, pur riconoscendolo come un profilo degno di rispetto, non si ritiene che sia stato presentato con le giuste modalità. I Cinque Stelle hanno invece posto l’accento sulla “problematicità” della figura dell’ex ambasciatrice, il cui legame con i servizi segreti potrebbe sollevare qualche criticità in termini di credibilità istituzionale.

Pare tramontare definitivamente anche l’ipotesi Casini: Matteo Salvini ha infatti dichiarato quest’oggi che il Carroccio non sarà mai ed in nessun caso disponibile ad avvallare la sua elezione al Quirinale, a causa dei suoi trascorsi “ballerini”. “Casini è stato eletto col PD, per questo motivo la Lega non lo voterà mai, si individuino altri profili“.

La situazione, dunque, appare ancora molto distante dall’essere risolta: i partiti non hanno ancora individuato un nome credibile e condiviso, e stanno ancora prendendo tempo per provare a concordare una strategia gradita all’intero spettro politico del Parlamento. Al momento gli analisti parrebbero ritenere che le due possibilità più concrete siano quelle di un nuovo settennato di Sergio Mattarella, che difficilmente potrebbe rifiutarsi in caso di una rielezione, e di un trasferimento di Mario Draghi al Quirinale, con la successiva formazione di un Governo del Presidente, di larghe intese, con l’obbiettivo di portare a termine la legislatura.

Seguiranno aggiornamenti nella giornata di domani.

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