“Rumore bianco” – Jack Gladney (Adam Driver) è un docente universitario che studia Hitler e vive con sua moglie Babette (Greta Gerwig) e quattro figli, non tutti nati dalla loro unione. Le loro giornate a Blacksmith scorrono tutte uguali o quasi pur con alcuni conflitti, fin quando inavvertitamente una tossina viene rilasciata nell’aria e minaccia la popolazione. Niente di buono per Jack, già fiaccato da un’ossessiva paura della morte che in realtà non risparmia nessuno dei suoi familiari.
“Rumore bianco”, recensione
Prosegue dopo l’acclamato “Storia di un matrimonio” (che abbiamo recensito qui) e il precedente “The Meyerowitz Stories” il legame di Netflix con Noah Baumbach. Ma prima dell’uscita sulla piattaforma del prossimo 30 dicembre “Rumore bianco”, tratto da un romanzo omonimo del 1985 di Don DeLillo, ha appena aperto il Festival di Venezia.
La storia della famiglia protagonista è di quelle in cui ci si può facilmente ritrovare in partenza, specie in quanto a routine di ogni giorno, vizi, virtù, rapporti e conflitti propri del focolare domestico. Il tutto diviso in tre capitoli capaci di parlare di noi, delle nostre famiglie e delle dinamiche che viviamo nonostante l’ambientazione anni Ottanta.
Baumbach si serve ancora una volta del mestiere di Adam Driver, un antidivo per eccellenza che qui fa l’andatura e rischia di offuscare la grande interpretazione di Greta Gerwig, legata sentimentalmente a Baumbach eppure poco oggetto delle attenzioni della macchina da presa.
Ancora una volta il regista americano si dimostra maestro assoluto nel confezionare dialoghi brillanti e allo stesso tempo profondi, innestando qui nella commedia stilemi di generi completamente opposti. Viene generato quasi sempre il giusto grado di tensione, anche se dalle due ore e un quarto di durata andava probabilmente asciugata una trentina di minuti per non calare mai di ritmo.
Il film diverte e atterrisce, è a suo modo poetico e grottesco, disegna scenari distopici eppure così attuali. Attraversa i problemi di tutti i giorni misurandosi in primis con la morte, poi con l’amore e con la felicità. E mostrandoci a modo suo le storture della comunicazione di massa. Magnetico il cortocircuito di immagini che ci mostrano Elvis e un attimo dopo Hitler, che alimenta ancor di più il caos che aiuta i Gladney a non pensare e che non può fare altro che scuotere lo spettatore reduce da simili quarantene ed emergenze sanitarie.
“Rumore Bianco” è in concorso per il Leone d’oro al miglior film alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e sarà disponibile su Netflix a partire dal 30 dicembre 2022.