“Io e Rhett” di Chiara Moscardelli (Recensione)

E’ stato mio figlio ventenne ad aprire il pacco che conteneva “Io e Rhett”, l’ultimo libro di Chiara Moscardelli, edito da Sperling & Kupfer.

Riccardo è un grande lettore e di un libro, oltre ad apprezzare contenuto ed autori, si sofferma ad esaminare la qualità della rilegatura, quella della carta, il font scelto, la grafica della copertina e cose di questo genere. E’ stato però frettoloso ed ingenuo nell’esaminare “Io e Rhett”, nel senso che, tradito dalle bellissime illustrazioni di Elena Triolo, ha decretato: “Ma è un libro per bambini!”

Niente affatto! “Io e Rhett” è esattamente il contrario, è un libro per adulti che racconta con intelligente sarcasmo il “processo di crescita” che le donne iniziano a vivere intorno ai 50 anni.

E’ un libro autobiografico che, se vogliamo, funge anche da manuale. E’ un libro che sicuramente arriverà sotto l’albero di Natale di tante mie amiche perché non c’è modo migliore per augurare serenità a chi si vuole bene, serenità che si può conquistare solo smettendo di rimuginare su cose insensate, proprio come insegna a fare Rhett.

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Io e Rhett, trama

Gennaio 2020 – Chiara cerca di dare una svolta alla propria vita diventando imprenditrice di se stessa. Non sa però che da lì a qualche mese arriverà il lockdown, un fenomeno del tutto sconosciuto fino ad allora. Chiara si ritroverà senza un lavoro e rinchiusa in casa. A farle compagnia solo Rhett, un gatto grosso e grasso di 8 anni al quale è morto il padrone. Rhett arriva in casa di Chiara in attesa di un’altra sistemazione perché Chiara non ha nessuna intenzione di dividere il suo appartamento con un gatto. Sarà poi il lockdown, la convivenza forzata che farà nascere un legame speciale tra Chiara e Rhett. Il micione, suo unico compagno durante i mesi di prigionia dovuti alla pandemia, oltre ad interessarsi con ardore alle sue scatolette di tonno, dispensa preziosi consigli insegnando a Chiara a prendersi maggiore cura di se stessa e a volersi bene.

Recensione

Rhett è un gatto speciale. E’ un gatto parlante. E’ il Grillo della fiaba di Pinocchio, ma è decisamente più simpatico. Non fa la morale a Chiara, come il Grillo faceva con Pinocchio. Rhett invita Chiara a volersi bene, a prendersi maggiore cura di sè. Il grosso micione aiuta anche Chiara a comprendere come non incappare in inutili complicazioni sentimentali.

“Vorrei che tu capissi bene un concetto: il fatto che un uomo ti rivolga delle attenzioni non deve essere considerato da te un miracolo, anche se lo è, perchè ti mette subito in una condizione di svantaggio solo pensarlo”

“Ma se lo hai appena fatto tu!”

“Perché io ti conosco profondamente e so che, finchè non cambierai atteggiamento, è e resterà un miracolo.”

É evidente che Rhett sia solo l’espediente di cui si serve l’autrice per analizzare se stessa e sdrammatizzare su cose che appaiono come delle grosse problematiche e che di fatto non lo sono. É cambiando il punto di vista che cambia anche la portata delle ansie. Rhett sente di avere una missione, quella di far comprendere a Chiara quanto siano trascurabili quelli che la sua nuova padrocina sente come grossi fardelli.

Io e Rhett è un libro che si può leggere in poche ore, ma consiglio di leggerlo lentamente per assaporare e far propri i consigli di Rhett.

Con Rhett si ride e si piange, ma soprattutto si impara a non mollare.

Buona lettura!

 

Della stessa autrice:“La ragazza che cancellava i ricordi”

 


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