Sono a Sant’Anna dei Lombardi, la stupenda chiesa rinascimentale di Napoli con i magnifici affreschi del Vasari dipinti nel ‘500 per i Re aragonesi, ma la chiesa è famosa anche per altro: qui nel ‘400 (e per questo la zona si chiama Monteoliveto), vivevano i monaci olivetani che oltre a pregare, producevano un sapone con oli unici, simile a quello di Marsiglia, capace di lavare qualsiasi cosa, ottimo anche per la pulizia del corpo.Da questo sapone nacque allora il termine “saponaro”, un ambulante che girava, di solito col carretto nei quartieri di Napoli vendendo alle casalinghe il sapone dei monaci.
La vendita era normalmente sotto forma di un baratto: il saponaro raccattava di tutto, stracci, vestiti consunti, scarpe vecchie, oggetti di vario genere.Da ciò, il famoso detto “Ccà ‘e pezze e ‘ccà ‘o sapone”, cioè “io do a te e tu dai a me”. Do ut des alla napoletana.
(A cura di Enzo Longobardi, In bici nel tempo)