Oplontis, Villa B quello stesso giorno


Sono tutti a lavoro nell’ampio peristilio colonnato, i cui elementi di tufo grigio di Nocera riportano la data della costruzione ad almeno un secolo primo. Naturalmente di nobili origini, questa Dimora è stata riutilizzata da Lucius Crassus Tertius come sede della sua azienda: poco distante da Pompei  a ridosso della residenza Imperiale di Poppea, limitata a nord da una stradina che la separa da una fila di case a due piani, con i locali della parte anteriore dati in fitto come è consuetudine di questi tempi , e più innanzi un complesso termale; sicuramente l’indotto lavorativo meglio avviato dell’insediamento di Oplontis e non solo!

Vi si accede da est, dove il continuo transitare delle merci con i palustra “carri agricoli” ha segnato sia la soglia che la colonna d’ingresso. Su tutti i lati del peristilio si affacciano magazzini intonacati semplicemente di bianco; su uno di essi, 400 anfore sono state pulite aspettando di essere impermeabilizzate con la resina che ribolle nelle Olle poste sui fornelli. Devono essere riempite di vino, olio ed altre derrate.

Nei magazzini è riposta una gran quantità di noci e nocciole; quintali di melograni conservati in stuoie di paglia per essere essiccati da cui ricavare la sostanza utilizzata per conciare le pelli. Tale villa rappresenta un unicum del territorio dove l’azienda si coniuga alla residenza di famiglia ai piani superiori. Infatti mentre gli operai sono a lavoro di sotto, le donne di casa hanno ormai completato la loro routine di bellezza.  Hanno utilizzato la biacca (carbonato di piombo) mescolata a miele per rendere il viso luminoso e pallido; il loro sguardo è stato reso più profondo dall’ombretto scuro ricavato dal  cadmio o dalla malachite; le più grandi hanno arricciato i capelli con il calamistrum e poi li hanno acconciati con fermagli, spilloni, pendagli.

Qualcuna nel tempo ha già cambiato il colore dei capelli utilizzando l’henne, mentre le più giovani, un giorno vorranno diventar bionde come dee grazie al grasso di capra e alla cenere di faggio. Dopo tutto, il “profumo preferito” ottenuto dalla premitura di fiori, foglie, legni, radici. Le donne di Lucius sono sempre eleganti e hanno una passione sfrenata per i gioielli: si adornano con bracciali ai polsi, alle braccia, talora alle caviglie.

Dal forziere di casa oggi hanno scelto tra i tantissimi anelli quelli ornati da gemme perchè fungono da amuleti, gli orecchini quelli a spicchio, i canestri ma i più ricercati quelli a filo con le pietre pendenti. Hanno indossato le collane corte o lunghe chi con un pendente chi sistemandole con un fermaglio alla tunica.

HORA SEPTIMA DIEI: la terra trema, la nube si innalza e Monte Vesuvio si mostra con tutta la sua potenza. Per qualche istante tutti rimangono immobilizzati, ma non c’è tempo! I bracieri restano accesi, non si riesce a mettere in salvo gli animali: l’unica cosa da fare è mettersi in salvo.

Lucius, la sua famiglia ed altri che hanno chiesto riparo e aiuto si rifugiano in uno dei magazzini rivolti al mare aspettando aiuto, ma, proprio quel giorno il mare li tradisce: si è allontanato e il vento tira forte; la flotta di Plinio non si può avvicinare alla riva. Schiavi e padroni, ricchi e poveri trovano la morte insieme.

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Ho voluto chiudere questo percorso tra le meraviglie sepolte del mio territorio con la VILLA B i cui scavi hanno riportato alla luce. Mai come in questo caso oggetti gioielli, suppellettili, cibo e modalità di lavorazione e conservazione. Le statue preziose della VILLA A di Poppea risultano per la maggior parte del tempo stivate sotto tonnellate di polvere in un anonimo magazzino annesso. Gli ori di Oplonti che un tempo sono stati esposti  nelle sale di Palazzo Criscuolo non ci sono più.

La decisione è stata presa il 30 Novembre 2022 dalla Commissione Straordinaria che è subentrata allo scioglimento dell’ultima Amministrazione Comunale. L’unico Polo Museale della città è scomparso. Per l’ennesima volta Torre Annunziata perde la sua identità storica.

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