Da una vita in guerra a Beirut all’Oscar: la storia di Fares, regista di “Un giorno e mezzo”

Artan (Alexej Manvelov) si è separato con la moglie Louise (Alma Pöysti) e in ballo tra i due c’è la custodia della figlia, troppo poco frequentata da lui. Siamo in Svezia ma lui è albanese e deve fare i conti anche con gli oriundi prevenuti nei suoi confronti. Ecco che Artan arriva all’esasperazione: armato prende in ostaggio Louise insieme ad altre persone nel centro medico in cui lavora lei. A fronteggiarlo sarà l’agente Lukas (Fares Fares), che finirà in un’auto con lui e Louise intraprendendo un lungo viaggio.

Fares Fares, di origini libanesi ma naturalizzato svedese, ricopre qui le triplici di vesti di regista esordiente, sceneggiatore e attore. Ed è l’unico nome di rilievo in questa produzione, fratello del noto autore di videogiochi Josef e con dei trascorsi che lo videro al fianco di Denzel Washington e Ryan Reynolds in “Safe House – Nessuno è al sicuro” e nel film premio Oscar “Zero Dark Thirty”.

Gran parte dell’ora e mezza di durata ci tiene in macchina per farci riflettere sulla tematica dell’immigrazione ma non solo: troveranno infatti spazio anche la famiglia, l’amore e molto altro. Questo perché anche il poliziotto Lukas ha origini mediorientali come il protagonista Artan, ma la differenza sostanziale la fa il trattamento ricevuto in nord Europa, molto migliore nel caso del primo. E allora spazio al melodramma, al sentimentalismo a volte cupo altre meno, al razzismo che porta a gesti estremi. Siamo on the road nelle campagne svedesi, nel calore dell’estate, in attesa di arrivare a destinazione con altre auto della polizia alle calcagna.

La sceneggiatura firmata da Fares con Peter Smirnakos si rivela in fin dei conti non sempre misurata e povera di sorprese anche nel finale, pur se l’adrenalina non manca. È alla distanza che i contenuti del film non reggono, a differenza della buona interpretazione di Fares Fares che resta un innegabile punto di forza anche nelle dinamiche con gli altri due occupanti dell’auto. Lui, che scappò da una Beirut attanagliata dalla guerra a soli quattordici anni proprio per cercare rifugio in Svezia, mette tanto in questa operazione basata su fatti realmente accaduti e si vede.

Tra thriller e dramma la vicenda si mantiene credibile e alimentata dalla giusta tensione, dando luogo ad un lungometraggio coeso e solido nella messa in scena. La semplicità della regia senza incertezze di Fares punta molto su una storia che non può lasciare indifferente lo spettatore mantenendosi lontana dalla retorica e su interpreti che si rivelano adeguati.

“Un giorno e mezzo” è disponibile in streaming su Netflix a partire dall’1 settembre 2023.

 

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