Agosto 20 a.C. – ”Che sia Maestoso e Superbo, e rappresenti al meglio la grandezza di Roma”! – E’ con queste parole che, Lucio Calpurnio, affida a Lucio Cocceio Aucto (architetto e ingegnere che, anni prima, si è occupato della costruzione del Portus Iulius, presso Baia), il rifacimento del “Capitolium” (tempio dedicato alle triade capitolina: Giove, Giunone e Minerva) al posto del quale, viene eretto il Tempio di Augusto.
Siamo in quello che oggi chiamiamo “Rione Terra”, nucleo storico importantissimo, che rappresenta l’evoluzione urbanistica dell’antica Pozzuoli, divenuta in età augustea il più importante scalo commerciale dell’Impero Romano, prima della costruzione del porto di Ostia, mentre, la flotta militare è di stanza a Baia.
Dunque, è con il suo tempio intitolato a Giove, posto nel punto più alto della rocca di tufo che si innalza fino a 33m. sul mare, che Roma, capitale dell’Impero, accoglie, ben visibile sia da mare che da terra, chi vuol inoltrarsi nella regione, la preferita della nobiltà romana: la Campania Felix.
Un’opera eccezionale che, completamente costruita in marmo bianco, con blocchi assemblati a secco senza l’utilizzo di malta, e nove colonne corinzie sui due lati maggiori ha oltrepassato indenne duemila anni, conservando,intatto,tutto il suo splendore; vediamo come.
Con la caduta dell’Impero Romano e la venuta del Cristianesimo, ivi, si erige una Chiesa dedicata a San Procolo (uno dei sette Santi Martiri di Napoli, insieme a San Gennaro).
Nei secoli a seguire, una crisi bradisismica accompagnata da una serie di forti terremoti nel 1448, 1456, 1488, si conclude con l’eruzione del 29 Settembre 1538, dalla quale deriva la formazione di Monte Nuovo; per tutti restare lì è diventato ormai pericoloso così trovano riparo a Napoli.
Ma il Rione Terra è un luogo strategico e commerciale troppo importante, e, nonostante sia desolato, viene rivalutato da Don Pedro de Toledo, che incentiva il popolo a tornarvi (esentandolo dalle tasse) e costruendovi, lui stesso, la sua casa di vacanza.
Un altro spagnolo, il Vescovo Martin Leon y Cardenas, nel 1633 consacra il campanile e la nuova Cattedrale di San Procolo Martire, nelle cui mura vengono inglobate le colonne del Tempio.
E’ qui che le migliori maestranze del tempo vengono a darne lustro: Cosimo Fanzago e Bartolomeo Picchiatti, per la scultura e l’architettura, mentre, alle tele lavorano Fracanzano, Lanfranco e Artemisia Gentileschi.
Le antiche colonne romane, perfettamente incastrate tra le mura della Basilica di San Procolo, arrivano intatte fino alla notte tra il 16 ed il 17 maggio del 1964, notte in cui un incendio devasta gran parte della struttura; cadono il tetto ed il campanile, distrutti tutti gli affreschi, ma,a sorpresa, vengono fuori le colonne del tempio che sono recuperate e restaurate,così, una parte della cappella barocca viene completamente abbattuta per riportare alla luce il Tempio di Augusto.
Purtroppo, però, a lavori inoltrati, tutto si ferma, per l’ennesima volta, per imminente pericolo di bradisismo, lasciando gli scavi incompleti,e, nonostante l’acquisizione della zona da parte del Comune di Pozzuoli.
Il tempo, si sa, quando passa inesorabile porta alla dimenticanza, all’oblio, ed è proprio quando meno te lo aspetti che le cose cambiano,così, nel 2003 la Regione Campania, indice un concorso internazionale per la progettazione ed il restauro del tempio-basilica; l’architetto Marco Dezzi Bardeschi che con il suo progetto vince, prevede una completa ed integrata contiguità di entrambe le strutture; le antiche colonne corinzie, intervallate a pareti di cristallo, divengono l’involucro della cappella barocca, dove il tetto dell’antica navata del tempio è coronato da un baldacchino trasparente le cui luci riproducono la costellazione della stessa notte in cui, nel 61 d.C. a Pozzuoli, sbarcò San Paolo di Tarso, grazie al quale un tempio pagano fluisce verso la cristianità ed attraversa i secoli.