Roberta Recchia debutta con “Tutta la vita che resta”, edito da Rizzoli.
Ambientato a Roma a partire dagli anni ’50, il romanzo segue la crescita della famiglia di Marisa, giovane donna che, rimasta incinta, viene abbandonata dal suo fidanzato.Al fine di proteggere la reputazione di Marisa, i suoi genitori la spingono a sposare Stelvio, giovane rimasto orfano che si guadagna da vivere facendo consegne di pane.
Quello di Marisa e Stelvio, seppur combinato, diventa un amore autentico e profondo e dalla loro unione nascono Ettore e Betta.Sarà la sorte subita da quest’ultima a porre una linea di confine nella vita di Marisa e Stelvio, una linea di confine tra la vita di prima e quella “che resta”.
Recensione
La fascetta che avvolge il libro avverte il lettore che si tratta di un libro d’esordio, ma “Tutta la vita che resta” sembra esser stato scritto da un’autrice già affermata.
La narrazione è intensa e assolutamente coinvolgente.Dei tanti personaggi tutti ben caratterizzati, confesso di aver amato maggiormente quelli maschili.
Stelvio e Leo sono due uomini follemente innamorati delle loro rispettive donne che sono Marisa e Miriam.Entrambi accettano situazioni al limite, difficili per chiunque da accettare.
Ho amato molto anche Corallina per la sua dolcezza, per la sua grande dignità ed anche per il suo nome (sono nata a Torre del Greco e gli abitanti di questo comune vesuviano sono chiamati anche “corallini” per via della produzione artigianale di corallo e cammei che da sempre è alla base dell’economia del paese).
“Non era lo scherno che feriva Corallina.Non più.
E neanche la diffidenza, che a volte era pure comprensibile.Quello a cui Corallina mai e poi mai si sarebbe abituata era il senso di disagio che leggeva negli occhi degli estranei.
Perchè somigliava così terribilmente al suo, quando a volte, sovrappensiero, incontrava la sua immagine riflessa in uno specchio, o una vetrina, e trasaliva.Lei quella figura lì non la riconosceva e la inquietava persino.
Non aveva niente a che fare con la Corallina che viveva nella sua testa, che lei s’immaginava mentre camminava per la strada con i tacchi alti e la gonna svolazzante.”
“Tutta la vita che resta” è una storia d’amore, è un romanzo di formazione, è un poliziesco, è una saga familiare; insomma è un libro per tutti.Forse potevano evitarsi alcune pagine, ma proprio quelle pagine in più probabilmente spingeranno il libro a diventare presto una serie tv e/o un film.
Il richiamo ai Castelli Romani dove sono ambientate alcune vicende hanno contribuito a farmi apprezzare ancora di più il libro.
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Buona lettura!