L’ultimo atto della vita mortale di Ottaviano Augusto

19 Agosto 14 d.C. Apud Nolam – Il banchetto a Capri è stato sontuoso, magnifico, luculliano, dunque indimenticabile. Purtroppo, però, è da quel momento in poi che la salute dell’Imperatore subisce uno scossone improvviso ed importante: i funghi avvelenati portati in tavola da Livia Drusilla hanno sortito l’ effetto voluto: Augusto è in fin di vita.

E’, dunque, all’alba di questo giorno che, dopo aver chiamato a sè la famiglia e gli uomini più fidati e vicini, l’Imperatore, in agonia da giorni, sentendo vicina anzi vicinissima la morte, raccoglie le ultime forze.

Ha chiesto gli si venga portato uno specchio per sistemare la canuta chioma: vuole avere un aspetto dignitoso, sa che sta per pronunciare le sue ultime parole :”Acta Est Fabula,Plaudite!” (Se la commedia è stata di vostro gradimento applaudite e manifestate insieme la vostra gioia!)

Termina, così, l’ultimo atto della meravigliosa vita mortale del primo Imperatore di Roma: Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto.

Ottaviano Augusto, un’aquila tra le fiamme

Le fonti del tempo narrano di un evento imponente: le spoglie, infatti, viaggiano di notte a causa del gran caldo e rientrano a Roma portate in spalla dai notabili di tutte le città poste lungo la strada del ritorno.

Dietro ordine del Senato alcuni centurioni danno fuoco al rogo allestito per bruciare il corpo, quando, ad un certo punto, un’aquila, comparendo tra le fiamme, spicca il volo: è l’anima di Augusto che assurge a nuova vita; è questo il racconto che fa al Senato, Numerio  Attico, il quale con le sue parole decreta la nascita del nuovo Dio Imperatore.

Apud Nolam? Le ricerche degli archeologi

1930, Somma Vesuviana – a Starza della Regina, presso la cittadina di Somma Vesuviana, un giorno come tanti altri, durante ordinari lavori agricoli, un contadino si  imbatte in alcuni resti; è tornato alla luce un antico muro di notevoli dimensioni che si rivela esser parte di strutture risalenti al II sec. d.C. una tra le più importanti scoperte di questo secolo portata avanti dal 2002 grazie all’ intervento dell’ Università di Tokio.

Ebbene, in un primo momento si è pensato e forse sperato ci si fosse imbattuti, fortunosamente, nella dimora paterna, dove Augusto, in fin di vita, va a morire, ma così non è.

Le ricerche dei giapponesi insieme ad altri archeologi del Suor Orsola Benincasa hanno trovato conferma nello stabilire che la colossale Villa in parte riemersa in questi lunghi anni di scavo sia stata costruita su di una struttura perfettamente conservata dai materiali piroclastici derivati dall’eruzione del 79 d.C.

Ottaviano Augusto

Dunque la mastodontica Villa emersa finora è una costruzione sicuramente databile al II sec.d C, dunque un costruito che trova posto su un luogo già costruito: è questa abitudine dei romani.

Ma in archeologia, si sa, le sorprese sono continue ed è stato così che, ultimamente, al di sotto di un deposito di anfore sia stata rinvenuta una struttura muraria facente parte, sicuramente, di un ambiente termale dalle grandi dimensioni antecedente le fabbriche finora riemerse.

Finalmente, forse, si è arrivati proprio lì….Apud Nolam?

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