Bournemouth, la favola di una salvezza lontana dai riflettori


Il Bournemouth è stato autore di una stagione a dir poco sorprendente, andando ad analizzare la storia recente della società del sud dell’Inghilterra. Una cavalcata trionfale che ha portato le Cherries ad imporsi con risultati sorprendenti anche in Premiership, lasciando a bocca aperta chi li dava per spacciati già ad inizio stagione. Quest’anno, è stato davvero l’anno delle Ciliegie.

AFC-Bournemouth-dean-court

Stagione 2007-08. L’AFC Bournemouth si trova il Football League 1, ed annaspa nella parte bassa della classifica. Notizie sparse, hanno messo nell’orecchio dei tifosi dei Cherries che la situazione finanziaria non è affatto delle migliori: purtroppo per loro, la Football Association non esita ad indagare, e trova svariate irregolarità a livello societario, e dando alla squadra (cosi come al Rotherham United) una penalità di 10 punti, che imprigiona il Bournemouth nella zona retrocessione, posto dal quale in quella stagione non risaliranno più.

Jimmy Quinn, un nordirlandese nato nel 1959, nonché giocatore della squadra per una stagione negli anni novanta, prende le redini nella situazione con la squadra in Football League 2, ma la sua gestione è quasi deplorevole, seppur fatta con le migliori intenzioni. Consensualmente, l’ex attaccante e la società della Southern England si separano, ed i Cherries assumono al suo posto un altro ex giocatore del club: questa volta si tratta di Eddie Howe, allora 31enne, e già con 270 presenze alle spalle con la maglia rossonera. Conclude la stagione rimontando da una situazione difficile, e riuscendo a salvare il club e permettendogli di giocare anche nella stagione successiva nella quarta divisione inglese, ed evitando il tracollo societario anche grazie ad un gol segnato da Steve Fletcher, leggenda del club, a 10 minuti dal termine dell’ultima partita. La spinta morale data dall’arrivo dell’allenatore del Buckinghamshire consentì agli impavidi sostenitori del Bournemouth, di poter credere fino alla fine della stagione 2009-10 in un gran ritorno in Football League 1: e tutto ciò accade, con due giornate di anticipo, si assicurano il secondo posto che gli da automaticamente la possibilità di compiere il salto di serie.

Tra conferme e smentite di un cambio societario, la stagione successiva comincia con un nulla di fatto: nessun fondo esterno è arrivato ad aiutare i Cherries, e nonostante il cambio di allenatore (da Eddie Howe, trasferitosi al Burnely, si passò a Lee Bradbury, altro ex giocatore della squadra), la crescita del club diventa a questo punto inarrestabile. Già, inarrestabile. Se non fosse per la sfortuna, che, ahimè per i sostenitori del Bournemouth, nel biennio che va dal 2010 al 2012 si fece sentire alla grande. Per due stagioni di seguito, il team raggiunse i playoff della terza divisione inglese, sognando per altrettante volte una promozione in Championship.

Ma è la stagione 2012-13 dove avviene la definitiva consacrazione del Bournemouth. Dopo l’esonero di Bradbury per un inizio di stagione da dimenticare, e la promozione ed il successivo licenziamento del tecnico delle giovanili Paul Groves (per gli stessi motivi del suo predecessore), Mr. Jeff Mostyn, ancora non citato presidente dell’AFC Bournemouth, richiama al rapporto l’indimenticato Eddie Howe. L’allenatore, non solo è in grado di ristabilire una sorta di calma all’interno della squadra, ma grazie ad un memorabile sprint finale, riesce a staccare il ticket per la promozione in seconda divisione. E stavolta, senza il pericolo play-off (non ne voglia ad Howe la signora sfortuna).

 

Eddie Howe

Sbam. Un botto improvviso, un exploit indimenticabile, e la squadra si ritrova in Championship dopo 13 anni di gavetta nella divisioni inferiori. Già il primo anno è un successo: la squadra raggiunge il decimo posto finale in campionato, e si permette il lusso di giocare un quarto di finale di FA Cup contro il Liverpool, facendo notare la propria esistenza  a tutta l’Inghilterra nonostante la sconfitta contro i Reds.

Tuttavia, è la seconda annata in Championship in cui avviene il miracolo. Il Bournemouth ne vince 26 su 46, ne pareggia 12, e totalizzando 90 punti non solo raggiunge la promozione diretta in Premier League, ma lo fa vincendo il campionato di seconda divisione grazie ad una goleada contro il Fulham all’ultima giornata. L’euforia più totale investe tutto ciò che ha a che fare con club, e totalmente la piccola cittadina che si affaccia sull’Isola di Wight. Callum Wilson, Matt Ritchie, Steve Cook e sono solo pochi dei tantissimi nomi che hanno permesso questa impresa. Ma quel giorno, con quella promozione, l’allenatore Eddie Howe è entrato ufficialmente nell’olimpo del Bournemouth e del calcio.

BOURNEMOUTH, ENGLAND - APRIL 27: Fans invade the pitch after victory in the Sky Bet Championship match between AFC Bournemouth and Bolton Wanderers at Goldsands Stadium on April 27, 2015 in Bournemouth, England. (Photo by Clive Rose/Getty Images)

La stagione 2015-16 mette nei cuori dei tifosi del Bournemouth il sogno di una salvezza tranquilla, ma ad inizio stagione sembra esserci già un’importante tegola. Si infortuna Callum Wilson, eroe e capocannoniere l’anno precedente, quello della promozione in massima serie. Fortunatamente la società si è mossa bene sul mercato in estate, accaparrandosi giocatori del calibro di Max Gradel, Joshua King, Artur Boruc, Tyrone Mings e Benik Afobe, oltre che Christian Atsu per la prima metà di stagione e Juan Iturbe per la seconda. Le casse piangono, parecchio: la società ha speso circa 45-50 milioni di euro, ma ora l’organico è più completo che mai, e può combattere fino alla fine. Ed il piano funziona, e in questo momento vediamo il Bournemouth navigare in acque placide e tranquille in 13esima posizione, con 11 punti di vantaggio sulla zona retrocessione (sebbene con una partita in più). È una storia di trionfi, quella di quest’anno del Bournemouth, una società che ha tolto moltissime soddisfazioni ai tifosi più fedeli, nella speranza di vedere occupata la Premier League da uomini e calciatori come questi anche nei prossimi anni.

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