OMAR SOSA…non è solo un piano solo


OMAR SOSA – piano, fender rhodes, effetti

Martedì 18 Febbraio, sotto l’influsso benevolo di una Luna calente con visibilità 92%, OMAR SOSA, uno dei più importanti e osannati pianisti contemporanei approderà al Moody jazz cafè – in una delle sole tre date italiane – per presentare, in un suggestivo concerto, SENSES, il suo nuovo e sesto album di pianoforte solo.

Un vero onore e piacere poter ospitare un artista di questo calibro che raramente si concede a realtà così piccole, come si può evincere dal tour sotto indicato.

Chi vorrà essere presente a tale evento si prepari a vivere un’esperienza di forti suggestioni ed emotività.

Breve Biografia
Pianista eccezionale, poliglotta musicale che unisce i continenti, Omar Sosa, tra l’utopia e la realtà, è un’allegoria dello scambio artistico universale.

Omar Sosa esemplifica perfettamente lo spirito di Duke Ellington come creatore di una musica che trascende le categorie, testimoniata anche dai circa 20 album come leader: è un musicista planetario che meglio rientra nella world music, nella sua classificazione più ampia.

La sua curiosità, uno spirito musicale generoso, una dedizione al gruppo come elemento fondamentale della creazione, e un’apertura a sonorità nuove e combinazioni insolite animano tutto ciò che Omar fa.

La sua ricerca di libertà musicale trascende l’ortodossia e personifica la determinazione di Monk, nel non voler suonare mai la stessa cosa due volte. Sosa realizza un linguaggio jazz globale ma esaustivo, stilisticamente unico, che celebra la diversità delle anime della musica delle Americhe e oltre.

Eppure Omar coltiva sempre un’intima connessione con le sue radici afro-cubane. “L’Africa e la Diaspora rappresentano una fonte musicale senza uguali” dice l’artista. “Ho provato a raccontare il profilo melodico del continente, e la sua grande forza ritmica. Il ritmo mette in collegamento ogni persona con lo Spirito supremo; e ogni terra ha il suo modo di chiamare lo Spirito, di unire le persone. Filosoficamente, attraverso il jazz che è forse il genere più rappresentativo della Diaspora, abbiamo cercato di mettere insieme i Caraibi, l’America Latina e l’Africa in un espressione di libertà, una celebrazione della Diaspora che sopravvive ancora oggi”.

 

Senses
L’album è nato all’EMPAC (Experimental Media and Performing Arts Center) dell’Istituto Politecnico di Rensselaer di Troy, nello stato di New York, nel febbraio 2012. Omar era stato invitato a prendere parte a una residenza artistica presso l’EMPAC con la danzatrice coreografa dello Zimbabwe Nora Chipaumire per comporre la musica per il suo nuovo pezzo di teatro-danza, Miriam, in parte ispirato alla vita della leggendaria cantante sudafricana Miriam Makeba. Durante la residenza Omar ha pensato di utilizzare le attrezzature all’avanguardia presenti all’EMPAC, tra cui un magnifico pianoforte a coda Yamaha CFIII, per registrare Senses, frutto dell’improvvisazione.

Senses è composto da 16 brani molto intimi e personali, a tratti introspettivi, che infondono calma e tranquillità.

Ecco cosa dice Omar a proposito della sua nuova creazione: “Non ho potuto resistere e sono rimasto nello studio per ore, improvvisando. Ho pensato a ciò che stava succedendo nella mia vita, stavo attraversando un momento molto difficile dal punto di vista emotivo. Ma come si dice, tutto succede per una ragione, e grazie a questo momento duro nella mia vita personale ho avuto l’opportunità di restare solo con le mie paure e con i miei dubbi, così come con i miei antenati e con gli Spiriti, e naturalmente con il bellissimo piano e le condizioni ideali che mi hanno permesso di creare senza sosta.

Non ho ascoltato le musiche fino ad un mese più tardi, non volevo che mi richiamassero alla mente quel difficile momento che era parte integrante del processo creativo. E sapevo bene che la musica scaturita era il riflesso della mia tristezza, della mia angoscia, della disperazione e della nostalgia per la pace dell’anima che in quel momento non avevo. Ma al primo ascolto non è stato ciò che ho provato. E oggi che scrivo queste note all’album, ascoltando i brani non posso dire che mi facciano sentire triste. Tutt’altro, mi sento tranquillo, provo amore per il bene dell’amore.

L’improvvisazione è un viaggio musicale durante il quale emergono le mie radici cubane in maniera inusuale, decostruite, affascinandomi per come trovano posto nell’album. Spero che vi piacciano questi brani, nati in un momento cruciale nella mia vita sentimentale.”

 

Martedì 18 Febbraio 2014
ingresso ore 21:32
concerto ore 22:03

OMAR SOSA
(in abbonamento e non)
Uno dei migliori pianisti contemporanei
in una delle sole tre date italiane

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