E’ morto il terrorista Anis Amri, responsabile della strage di Berlino, in cui hanno perso la vita 12 persone fra cui l’italiana Fabrizia Di Lorenzo. Aveva sparato al conducente polacco del Tir con cui è avvenuta la strage al mercatino.
Era arrivato dalla Francia, precisamente da Chambery, in Savoia, passando prima per Torino e da lì prendendo un treno per Milano. Intorno alle tre, della notte fra giovedì 22 e venerdì 23 dicembre, si aggirava fuori la stazione di Sesto San Giovanni, in piazza 1° Maggio.
Due agenti della polizia locale, vedendolo vagare nel buio, gli hanno chiesto dei documenti ma dopo 30 secondi, estrae dallo zaino una pistola e ferisce l’agente di 36 anni Christian Movio, poi si nasconde dietro un auto, ma a quel punto l’agente in prova, in servizio da 9 mesi, Luca Scatà lo uccide con due colpi di pistola.
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L’identità viene confermata dalle impronte digitali, uguali a quelle ritrovate sul Tir e dai colpi di pistola, uguale a quella che ha ucciso l’autista del Tir polacco, inoltre, il killer era già noto alla giustizia italiana, per aver passato 4 anni in carcere, ma i suoi comportamenti sono sempre stati sospetti e violenti dal suo approdo a Lampedusa nel 2011 fino alla condanna; dopo aver scontato la pena ricevette un provvedimento di espulsione dal nostro paese, ma non andò a buon fine perché le autorità tunisine non effettuarono la procedura di riconoscimento nei tempi previsti dalla legge.
Però era già noto anche alle autorità tedesche e da alcuni video, si nota la sua presenza ancora nella città tedesca prima e dopo l’attentato, fuori un’associazione – moschea “Fussilet 33“nel quartiere di Moabit, perquisita.
Perchè tornare in Italia? La prima risposta che ci viene da dare e confermata dal pool antiterrorismo guidato da Alberto Nobili, che il piano non finiva lì a Berlino, ma probabilmente avrebbe voluto attaccare anche il sud Italia e che qui aveva delle persone su cui fare affidamento.