Un entusiasmante ‘O vico’ di Raffaele Viviani per la regia di Nello Mascia al Teatro Trianon.
Lo spettacolo ‘O vico’ di Raffaele Viviani, per la regia di Nello Mascia dal 27 gennaio al 2 febbraio al Teatro Trianon con la compagnia degli Attori Indipendenti, si rivela uno scrigno di preziosi personaggi resi vivi dalla bravura degli artisti e dalla sapiente mano di Mascia.
La compagnia degli Attori Indipendenti è costituita da Cloris Brosca, Paola Cannatello, Rosaria De Cicco, Gianni Ferreri, Franco Iavarone, Massimo Masiello, Giovanni Mauriello, Matteo Mauriello, Marianna Mercurio, Ciccio Merolla, Francesco Paolantoni.
Oltre all’attento pubblico, per la prima del 27 gennaio in sala presente il regista Mario Martone, che di Viviani curò la regia teatrale nel 2001 de ‘I dieci comandamenti’.
Un vicolo di Borgo Loreto rappresentato nella sua scarna ma potente vitalità, con la scenografia condensata in uno scorcio, dove il tavolino del caffè, la bottega del ciabattino, il basso di donna Nunziata sono il microcosmo dove ruotano i personaggi. Del resto lo spirito vivianesco si coglie completamente solo nell’umore della piazza.
In apertura un Masiello scugnizzo solca le fila della platea intonando un canto amaro di rassegnazione e disperazione, la malasorte dei disperati, degli ultimi, con una sentita interpretazione di ‘O vico e notte’.
Sul palco in penombra Mascia attraverso le parole di Viviani commenta la difficoltà e le connessioni del teatro, attualissime non sembra siano centenarie, inserite ad arte dal regista.
Entrate ed uscite scandite dal ritmo di Ciccio Merolla, il ciabattino Mastu Rafele, al suo debutto come attore, che si rivela interprete spontaneo ed attento, con la moglie Rachele simpaticamente interpretata da Cloris Brosca, ipovedente e stramba, mentre il piano di Mariano Bellopede sottolinea intermezzi e sfumature.
Mascia si ritaglia il personaggio del Signore seduto al caffè, che vive ed osserva la vita del vicolo, si potrebbe dire il suo lato nobile, un signorino che seppur decaduto ne è allo stesso tempo decorazione e testimone.
Cameriere instancabile e funambolico Matteo Mauriello, con la passione verso Prezzetella ‘a capera.
Gustosi quadri dove il quotidiano lega vita e destini, come il duetto dei fidanzati Prezzetella ( ‘a capera Marianna Mercurio)con l’acquaiuolo ( Francesco Paolantoni) alle prese con il desiderio di matrimonio ostacolato dalla miseria ma sostenuto dal desiderio amoroso.
A Paolantoni affidati tre personaggi: l’acquaiuolo, lo spazzino interventista e Ferdinando il guappo-scarcerato, riuscendo a convincere nella prova, come la triade di ruoli acquaiuolo-spazzino-guappo innammurato che furono interpretati da Viviani stesso, al Teatro Umberto quando portò in scena lo spettacolo nel 1917.
Notizie diffuse dallo strillone (Gianni Ferreri), già consapevole che le brutte notizie rendono più di quelle buone. Un monologo convincente quello di Ferreri, tratteggiando la scaltra figura che attraverso l’ingegno nel lavoro riesce a cavarsela meglio degli altri abitanti del vico.
Lascia piacevolmente stupiti il divertente e leggiadro Franco Iavarone, ‘O Malamente, ex amante di Donna Nunziata (la straordinaria Rosaria De Cicco), in cerca di rivendicazione della sua onorabilità, mentre danzando canta il suo punto di vista. Lo accomuna la stessa sorte dell’altro ex Totore ‘o guappo ‘nnamurato, Giovanni Mauriello interprete sopraffino dei brani musicali come ‘O guappo ‘nnammurato’.
Alle figure dei guappi non poteva mancare l’ultimo arrivato Don Gennarino (Massimo Masiello), attuale fidanzato di Donna Nunziata, che ribadisce il territorio verso Ferdinando con un divertente schetch dal sapore felino. Un dandy dal lato oscuro, cui Masiello riesce a dare spessore attraverso le note del brano ‘Don Gennarino’ cavallo di battaglia di Nino Taranto.
Rispetto al testo originale Mascia inserisce alcuni personaggi, come lo scugnizzo d’apertura (Massimo Masiello), ‘o malamente (Franco Iavarone), ‘a subrette, (Paola Cannatello), sempre ben amalgamati nel testo e negli avvicendamenti. Includendo famosi brani musicali tratti dal repertorio classico napoletano, come ‘O Malamente’ ed altri eseguiti dai vari personaggi.
Mascia regista attento e scrupoloso, in questo atto unico riesce nella sottolineatura di ogni personaggio, ben supportato dall’estro e dalla personalità dei singoli attori, portando in scena un Viviani sempre ironico e accattivante, come solo Mascia riesce a fare.
Fonte foto: Pasquale Fabrizio Amodeo