Il ‘Morning Jazz’ di Luca Signorini 4et al Pignatelli in Jazz


Per la rassegna ‘Pignatelli in Jazz‘ il 12 marzo il quartetto di Luca Signorini con il progetto ‘Morning Jazz

Nella primaverile mattinata del 12 marzo per il’ Pignatelli in Jazz’ si è svolto il concerto di Luca Signorini 4et con il progetto ‘Morning Jazz’.

Il quartetto formato da  Bruno Persico (pianoforte), Luca Signorini (Violoncello),  Enrico Del Gaudio (batteria), Emiliano De Luca (contrabasso) ha eseguito brani originali di Luca Signorini e di Bruno Perisco, oltre che a standard jazz.

In apertura tre brani di Bruno Persico: ‘Il  viaggio di Alice’, ‘Suoni esposti’, e ‘101’ dove i primi due sono tratti dall’album ‘Lady ‘900’. Il brano ‘Suoni esposti’ è dedicato da Persico al jazzista napoletano Carlo Dalmini.

Di Luca Signorini eseguito il brano ‘Cegalogne’, mentre per gli standard si è spaziato da ‘Summertime’ (di George Gershwin per l’opera Porgy and Bess del 1935, con testo di DuBose Heyward e Ira Gershwin) uno standard jazz in modo eolio, a ‘How insensitive’ una bossa nova scritta da Antonio Carlos Jobim  su testo di Vinicius De Moraes.

Il viaggio musicale del quartetto ha continuato con lo swing  diBody and soul’ (di J.Green), affrontando poi il jazz modale di ‘Confirmation’ (Charlie Parker) ed il blues di ‘Doxy’ (Sonny Rollins).

Come bis l’indimenticabile ‘The man I love’ (musiche di George Gershwin e parole di Ira Gershwin) il toccante motivo in bilico tra il jazz e il blues.

Un concerto davvero godibile, elegantemente eseguito dal quartetto.

Abbiamo chiesto a Luca Signorini come nasce questo progetto?

Innanzitutto ho la fortuna di suonare con musicisti come Bruno Persico, Enrico Del Gaudio e Massimo Mercogliano, che sono tre jazzisti molto esperti, di grandissimo talento, esperienza, di altissimo livello.  Io sono un violoncellista classico, la mia vita l’ho trascorsa suonando musica classica e da non pochi anni mi dedico al jazz. Prima l’ho fatto scrivendo qualche brano, non suonando, è diverso il suonare dallo scrivere, poi ho provato, grazie a questi amici che mi hanno incoraggiato, a suonare, con il violoncello che è uno strumento inusuale per il jazz. A me piace molto questo genere musicale, questo è il dato di partenza, io amo il jazz, amo ascoltarlo, mi è sempre piaciuto fin da ragazzo, anche se ho fatto altro. Con il ’ fare jazz’ si accumula esperienza, ormai sono una trentina di occasioni in pubblico che suono, non sono molte ma non sono neanche poche. Con questo gruppo mi sono esibito sei volte, inoltre ho suonato anche con altri musicisti di Napoli come Peppe Lapusata, Mirella Pandolfi. Scrissi jazz per Pietro Condorelli, ma non suonai. C’è sempre stata questa mia vicinanza con il jazz, adoro l’improvvisazione, che ora si è un po’ persa in questo ultimo periodo di musica, nella storia della musica. L’improvvisazione è una caratteristica fondamentale anche dei musicisti classici, di tutte le epoche. Saper improvvisare è una cosa molto bella, molto d’impatto, per chi non era abituato come me a suonare senza sapere cosa, quindi di fantasia. Ma una volta superato il primo momento è veramente affascinante, poi sono circondato da persone di prim’ordine, quindi sono ben protetto.

Fonte foto: Pasquale Fabrizio Amodeo

Intervista a cura di Pasquale Fabrizio Amodeo

 

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