CASERTA JAZZ ORCHESTRA debutta al DAY TWENTY 9 di CASERTA


Ha debuttato giovedì 6 aprile al Day Twenty 9 di Caserta, la scommessa musicale casertana denominata: Caserta Jazz Orchestra. Quindici musicisti capitanati dal Maestro Pietro Condorelli; martedì 11 aprile il secondo concerto.

Il Day Twenty 9, sala concerti dell’associazione Feelix, è nata nel 2014 dalla grande passione per la musica dei suoi fondatori, e in due anni di attività ha organizzato circa 100 concerti. Proprio in questo luogo che vibra di note è nato “quasi per caso”, il progetto Caserta Jazz Orchestra, formatosi grazie agli incontri, talvolta occasionali, di alcuni musicisti che li si riunivano.

Diciotto elementi, un pugno di amici e musicisti iniziano nel tempo ad accarezzare l’idea che questa big band sia possibile e proponibile; due mesi di partiture, scritte, corrette e riscritte dal Maestro Pietro Condorelli in un’atmosfera di sfida entusiastica e coinvolgente. L’orchestra è composta da: al piano, Antonio Perna; alla batteria, Giampiero Franco; al contrabbasso, Ciro Imperato; ai tromboni, Giuseppe Casanova, Umberto Marro, Cosimo Gargiulo; al sax baritono, Gianni Taglialatela; al sax tenore, Davide Romeo, Gianni D’Argenzio; al sax contralto, Andrea Ventriglia, Antonio Bocchino e Maurizio Conte; alla tromba, Benny Brignola, Carmine Pascarella, Almerigo Pota, Francesco Patalano.

Nel giorno del grande debutto, avvenuto giovedì 6 aprile, è sold out di vendite, come pure martedì 11 aprile data del secondo concerto. Palpabile l’entusiasmo dei musicisti, tra i brani eseguiti originali ed arrangiati, particolare menzione per: Heart Beat di Pino Iodice, Blues in the night di Quincy Jones dal film Ocean Eleven, Around Midnight, La fiesta, Night train, Ask me why scritto proprio dal M° Pietro Condorelli. E gli chiediamo:

Come è nata Caserta Jazz Orchestra?

Nella maniera più naturale possibile. In passato qui si facevano tante jam session, anche una alla settimana. Tra i musicisti che venivano, un po’ da tutta la Campania, capitava che a volte c’erano tanti strumenti a fiato. Anch’ io a volte venivano, suonavo il basso, la chitarra e cosi iniziai a pensare: quasi scrivo delle cose, in modo che quando stiamo assieme facciamo degli arrangiamenti di un tema che tutti conoscono. Questa idea ha solleticato le persone che organizzano qui le serate, come Gianna Tagliatela ed abbiamo iniziato a ipotizzare l’idea di fare un’orchestra. Ero scettico che  potesse farsi veramente, sia: per la difficoltà di trovare trombe e tromboni, e che potesse realmente decollare un progetto del genere in una città come Caserta, dove vivo da trent’anni . Invece, per una serie di incastri e coincidenze la cosa è andata avanti e si è concretizzata.

Ci sono altre date oltre la presentazione?

Suoneremo l’11 di aprile sempre qui, poi vedremo. Queste cose sono un po’ un esperimento, non ci guadagna nessuno. O lo fai per amore della musica, perché credi nell’arte, come in un sistema per scappare dalla povertà della nostra esistenza; oppure non lo fai, se ragioni secondo la logica dei valori correnti.

Dei brani eseguiti quale l’ha entusiasmato di più nel riscriverlo o ha lasciato che fluisse per quello che era?

Quasi tutti sono stati modificati. Utilizziamo le note scritte come canovaccio, ma il lavoro importante è quello che si fa nella cosiddetta “concertazione”, durante le prove, di modo che tutti quanti mettono una certa intenzione anche in un singolo passaggio. Talvolta lavoriamo su una cellula di due battute e ci stiamo sopra, finché non troviamo quella che soddisfi la testa dell’arrangiatore del brano. Come nella musica classica, devi tentare di far vivere una cosa scritta su un pezzo di carta, una cosa morta, trovare una via d’interpretazione. Magari, se sei un solo strumentista e hai una suonata per pianoforte l’ha interpreti a modo tuo, qui invece, hai diciotto persone e devi riuscire a farli andare e pensare allo stesso modo.

Perché ha dedicato Night train, un blues per Fausto Mesolella?

So che Fausto amava il blues tantissimo, e l’ultima volta che abbiamo suonato insieme, fu proprio un pezzo blues, in occasione di un evento benefico. Per quanto suonassimo musica differente, in quello coincidevamo perfettamente, nell’amore per quel tipo di linguaggio. Quindi mi è sembrato giusto dedicare un brano, che avrebbe suonato anche lui, semplicemente arrivando e attaccando il cavo della chitarra senza provare. 

foto: Gabriella Ciaramella

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