Roberto Azzurro in Scarrafunera

Roberto Azzurro inaugura l’Odeion del Parco del Pausilypon con il monologo Scarrafunera.

Il 2 giugno in occasione della rassegna Pausilypon Suggestioni all’Imbrunire sull’inaugurato palco dell’Odeion si è esibito Roberto Azzurro in Scarrafunera di Cristian Izzo.

Il monologo di Cristian Izzo, descrive l’universo della Scarrafunera, una tana di scarafaggi, nella sua spasmodica e vibrante vita quotidiana, nel quale l’autore e regista riflette su una somiglianza naturale tra l’uomo ed il blattoideo.

Interprete di questo poemetto lurido/iastemma cantata (iastemma=bestemmia), come è stato definito in precedenza,  Roberto Azzurro che riesce a rendere vivide le parole ed i concetti del testo, molto complesso dal punto di vista stilistico e musicale.

Azzurro, sul palco con una sedia ed una piccola valigia, riesce a riempire con la sua padronanza scenica la scarna scenografia, attraverso la mimica e la modulazione vocale che vede nel monologo l’alternanza di ragionamenti ed imprecazioni. Queste ultime non risultano volgari ma vibrante elementi descrittivi del testo, grazie ad Azzurro che riesce a non cadere nella volgarità ma donando loro lo spessore testuale voluto.

Uno spettacolo che funziona, dove il one-man show determina l’eccezione di colui che è riuscito a lasciare il luogo natìo aspirando al miglioramento, una partenza che finalmente si concretizza nel viaggio, caratterizzato dalla piccola valigia del protagonista.

L’inizio dello spettacolo con il giungere dello scarrafone protagonista, uno sfavillante Roberto Azzurro in un completo di paillettes nere, eleva la concezione del coleottero ad essere antropomorfo, pertanto dotato di intelletto che lo porta a lamentarsi del luogo di residenza in principio per far scaturire poi la volontà e non più desiderio, di volerlo abbandonare.

Ciò avviene attraverso ragionamenti e constatazioni di un mondo ipertrofico, nel quale si materializza un continuo movimento spasmodico, convulso, ma fondamentalmente immobile. In questa apparente effervescenza gli abitanti cercano di sopravvivere, gli uni alle spalle degli altri, dove anche l’atto intimo non è un fine procreativo ma solo un movimento convulso nel sopraffare l’altro.

Vengono affrontati i temi della convivenza, della famiglia, della morte, dell’inesistente rapporto con una madre generatrice e non mamma, dove l’unico incontro resterà indelebile per l’esito finale.

Il protagonista riuscito a lasciare la tana, si trova a contatto con il mondo degli uomini, che con sua meraviglia somiglia a quello dal quale proviene.

Molto belle le cadenze testuali nel quale sono inseriti gli ossimori, ripetizioni come cantilene o mantra dell’indecenza, il tutto sostenuto dal ritmo e dalla mimica di Azzurro che riesce carpire le simpatie dello spettatore portandolo a supportare il protagonista/scarrafone.

Simpatico Azzurro che nel prendere gli applausi e le chiamate sul placo, corre da una parte all’altra della ribalta, proprio come il personaggio. A lui i meritati e numerosi applausi.

 

Fonte foto e video di Pasquale Fabrizio Amodeo

 

 

 

 

 

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