Capo Miseno, tra storia e leggenda

Quando furono giunti sulla spiaggia, trovarono il corpo che giaceva lì, ucciso ignobilmente: Miseno, figlio di Eolo, aveva osato sfidare la progenie di Poseidone nel suonare la ”tuba”; Tritone, però, non potendo accettare la superbia con cui l’eroe troiano lo aveva sfidato, fece in modo che costui fosse travolto dalle più alte onde del mare.

Fu così che le misere spoglie ebbero tutti gli onori degli eroi troiani; un gran dolore accompagnò il funerale e, tra i tanti, a compiangerlo, uno più di tutti: Enea, il quale ordinò di portare il corpo avvolto in un peplo purpureo sul promontorio adiacente la spiaggia, consegnando,così, all’immortalità, il grande e fedele Miseno.

Capo Miseno, perla del litorale campano

E’ questa la storia che racconta Virgilio nella sua Eneide, leggenda, tra le tante, che riguarda l’ennesima perla del litorale campano talmente incantevole ed affascinante da essere stato da sempre celebrato da grandi artisti, narratori e poeti.

Sicuramente un punto strategico del litorale partenopeo in origine considerato importante avamposto grazie al quale Cuma riusciva a controllare l’intero golfo di Napoli. Più in avanti, oltre l’importante posizione militare gli venne riconosciuto anche notevole prestigio come zona residenziale amata dai più importanti personaggi politici ed intellettuali romani; tra queste la Villa di Licinio Lucullo che (secondo lo storico Tacito) ospitò l’Imperatore Tiberio alla fine dei suoi giorni.

Fu Augusto a volere Capo Miseno (nel 10 d.C.) come sede della grande flotta dell’Impero Romano da cui trasse il nome: Classis Misenensis; e fu lo stesso Imperatore a commissionare a Virgilio l’ENEIDE, poema in cui la sua dinastia doveva esser glorificata, e, soprattutto, dove la nascita della città di Roma doveva avere un retaggio divino.

Capo Miseno
Capo Miseno

E’ importante dire che Neapolis, nonostante il dominio romano, non perse mai le sue abitudini elleniche; qui, grazie al clima ed ai luoghi meravigliosi, trovarono fissa dimora i filosofi epicurei; ed a Posillipo, nella Villa di Sirone, venne istituita quella che è passata alla storia come Scuola di Posillipo.

Praticare la felicità attraverso la pace interiore e la contemplazione della natura in un luogo dove il Vesuvio faceva da sfondo, e la vista di Capri e del golfo illuminavano gli occhi, sicuramente, non dovette risultare particolarmente difficile.

A frequentare la Scuola di Posillipo ritroviamo anche Virgilio che succedette a Sirone come padrone di casa;nelle sue opere è sapientemente illustrata la bellezza dei paesaggi campani reputati talmente importanti che proprio Lui, costantemente affascinato dalla terra flegrea, posiziona la “Porta degli Inferi” presso il Lago d’Averno.

Per molti Virgilio, uomo di grande intelletto ed infinita conoscenza, ebbe un’influenza magica sulla città di Napoli che, in sua presenza si sentì sempre protetta da disgrazie e pestilenze. Legata a Virgilio è pure la Leggenda di Castel dell’Ovo e questa, sicuramente è un’altra storia!

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