Riconsegnati alle autorità italiane ben 142 reperti archeologici che, in passato, erano stati saccheggiati e venduti. Tra questi anche l’Affresco di Ercolano (valore stimato: un milione di dollari) sequestrato lo scorso anno al magnate newyorchese Michael Steinhard (81 anni), noto collezionista che quando c’è d’allargare la sua collezione, non bada troppo alla provenienza dei reperti. Tra i 142 pezzi di ritorno in Italia, infatti, ben 48 provengono dalla sua collezione privata. L’Affresco di Ercolano raffigura Ercole da bambino che strangola un serpente.
Tra gli oggetti rimpatriati, destinati al Museo dell’Arte Salvata di Roma, anche tre affreschi del IV sec. a.C. sottratti dalle pareti di una tomba di Paestum.
E il Doriforo di Stabiae?
Resta ancora a Minneapolis, invece, il Doriforo di Stabiae. Ciò, nonostante la notifica della sentenza emessa dal Tribunale di Torre Annunziata ed il decreto di confisca con i quali sono stati richiesti al MIA (Minneapolis Institute of MInnesota) la restituzione della statua all’Italia.
Alta 1,96 cm, la statua del Doriforo di Stabiae, considerata una delle migliori riproduzioni romane ancora oggi esistenti del Doriforo di Policleto, finì, nelle maglie del traffico illecito internazionale. Dopo esser caduta nelle mani di privati ed esser stata esposta in Germania, presso il Museo di Baviera (1979), dal 1986 la statua si trova esposta presso il MIA, Minneapolis Institute of Minnesota (U.S.A.).
Il museo americano sostiene di aver acquistato la statua del Doriforo da un mercante d’arte svizzero, tale Elie Borowski (morto nel 2003), il quale, a suo tempo, aveva assicurato che la statua fosse stata recuperata in mare, a largo delle coste italiane negli anni ’30 (non sulla collina di Varano di Castellammare nel 1976 come è stato accertato dal Tribunale).
Si tratta di motivazioni palesemente pretestuose quelle sollevate dal museo americano. Ecco perchè: