Presenti o scrutatori non votanti?

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La mancata partecipazione al voto del movimento 5 stelle per i due provvedimenti, sui quali era stata posta la fiducia dal governo Draghi, ha determinato la crisi, che dopo lo scioglimento ufficiale delle Camere da parte del presidente Mattarella ha sancito le elezioni anticipate al 25 settembre.

Le conseguenze della crisi scatenata da Conte sono anche interne ai grillini, così come si sta scatenando la bagarre nel partito di Berlusconi con la fuoriuscita sicura dei ministri Gelmini e Brunetta e probabile di Mara Carfagna.

“Presenti non votanti”

Dopo le fibrillazioni dovute al comportamento sul decreto, che conteneva anche l’attivazione del termovalorizzatore di Roma, la decisione dei senatori pentastellati di non partecipare al voto sulla fiducia, ma di dichiararsi “presenti non votanti” è stato un modo per cercare di separare le responsabilità dei grillini dalle turbolenze economiche dovute alla fine certificata del governo Draghi.

Questo essere presenti o meglio diventare in poco tempo scrutatori non votanti, come diceva la canzone di Samuele Bersani del 2006, ha quindi determinato una nuova situazione caotica interna al movimento, proprio a pochi giorni dalla scissione di Luigi Di Maio, con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Inca e il capo gruppo alla Camera, Davide Crippa, molto critici nei confronti del presidente Conte che, a prescindere dalle tensioni delle varie correnti interne, potrebbe essere destituito dal fondatore Grillo a beneficio di Di Battista e Raggi.

Scioglimento delle Camere, c’è chi ora si interroga sul proprio futuro e chi, invece, esulta platealmente

Al movimento potrebbero servire figure politiche più incisive di Giuseppe Conte, nel tentativo di far riprendere un certo entusiasmo alla base grillina, che aveva portato il movimento 5 stelle alle politiche del 2018 ad essere il primo partito italiano con il 33 per cento. Alessandro Di Battista e Virginia Raggi potrebbero risvegliare i cuori degli elettori, che si sono allontanati dal movimento e attuare un vero e proprio ritorno alle origini, ma Grillo vuole attendere qualche giorno per capire la reale portata delle dimissioni di Conte sul piano dell’economia e poi agire con una strategia elettorale mirata in vista delle elezioni fissate l’ultima domenica del mese di settembre, quella peraltro che prevede la sosta del campionato di calcio per gli impegni della nazionale in Nation League.

Eppure Rocco Casalino esulta platealmente, immaginandosi già candidato blindato in qualche collegio, mentre il suo datore di lavoro Giuseppe Conte comincia a interrogarsi sul suo futuro politico, che potrebbe anche essere lontano dal movimento, per tornare paradossalmente in quel campo di alleanze con il PD, che proprio le sue decisioni di assenza o comunque di presenza non votante su alcuni provvedimenti del governo Draghi, hanno messo fortemente in discussione.

Insomma con la fine del governo Draghi tramonta pure un’altra stagione politica e la composizione di quella nuova non sarà per nulla facile per Giuseppe Conte, ma anche per Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, che hanno abbandonato il centro destra moderato e di governo per rincorrere la possibilità di vincere a rimorchio delle idee di fratelli d’Italia, il partito che praticamente ha ottenuto quello che voleva, semplicemente osservando le giocate dei leader delle forze alleate e di quelle di alcuni rivali.

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