21 Marzo: Giornata Mondiale della Poesia in compagnia di Dana Neri

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World Poetry Day – 21 March

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In occasione della Giornata Mondiale della Poesia, istituita dall’UNESCO nel 1999, abbiamo avuto l’onore di incontrare Dana Neri, autrice del bestseller “Mangiafuoco” (“Fiamma” nella versione inglese) e membro della prestigiosa Society of Authors di Londra.

 

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“Certe donne brillano”

Napoli – Piazza Plebiscito – Il sole di questa mattina illumina e scalda i cuori.Con Dana Neri scegliamo un bar dove poter bere un caffè e scambiare due chiacchiere.

Dana è una di quelle donne che brillano. Sorride non solo con le labbra, ma anche con gli occhi e con la voce.

 

“Dana, qual è il tuo rapporto con la Poesia?”

In passato scrivevo moltissime poesie, adesso un po’ meno, perché mi dedico soprattutto a racconti e romanzi.
La Poesia non l’ho mai abbandonata, comunque.
Sarebbe impossibile farlo!
Una volta che hai scoperto la Poesia te la porti sempre dentro, magari per un po’ se ne sta rintanata in un cantuccio, ma c’è sempre.
Nel mio romanzo Mangiafuoco, infatti, la Poesia è molto presente.
Io credo che dovremmo tutti trovare la Poesia che è nascosta in ognuno di noi.
“Bisognerebbe imparare a trovare la Poesia anche nell’impoetico…” – scrivo nel mio romanzo – “Bisognerebbe scovarla… nei meandri del pensiero. Immaginarla palpitare fra i battiti di ringhiere di metallo grigio di luce, scorgere una nota di miele lungo il profilo freddo dell’asfalto, desiderarla mentre si nasconde, timida e incerta, negli incavi del puramente possibile… e poi raccoglierla, abbracciarla, scaldarla… laddove pareva dimenticata persino da sé stessa.”

Faresti leggere ai nostri lettori alcuni dei tuoi versi?

Certo! Vi lascio due poesie; la prima l’ho scritta quando ero appena una ragazzina; l’altra è più recente.

* * * * *

CHI HA PAURA DEL POETA? (di Dana Neri)

Chi ha paura del poeta?
Nel suo cuore si annidano scorie.
Nei suoi sospiri puoi sentire
l’aroma del caffè e la fragranza del vento.
Nei suoi occhi si alternano
concentricità di tenebre e voli d’esuberanti chimere.

Chi ha paura del poeta?
A lui solamente sono in dono
l’oscurità fugace
e l’Inquietudine, matrona e musa.
Lui, nuovo Ulisse in pantofole,
traccia le rotte su un foglio di carta e parte
alla ricerca dell’Uccello-Paradiso.

Chi ha paura del poeta?
Le ore scorrono all’indietro, lente,
e lui incanutisce;
ha rubato il fiore della giovinezza per farlo appassire
e poi cantare, tra le pagine dei suoi libri.

Nessuno sa
quali essenze possa trarre
dalle sue anfore segrete,
quali succosi grappoli di parole.

Profeta di follie,
calzolaio senza scarpe,
chi può comprendere completamente
il suo strano sillabare fanciullo,
i suoi sì sussurrati alla luna, silenziosamente?

Romeo della penna,
scultore di silenzio,
con ali pindariche
o scarpe di piombo
lui sonda l’Infinito.

Chi ha paura del poeta?

(Roma, 1993 – 2° classificata concorso letterario internazionale Feile Filiochta Irlanda 2001; 3° classificata Premio Circe 2009)

* * * * *

 

FARSI PRIMAVERA (di Dana Neri)

Farsi primavera, significa accettare il rischio dell’inverno.
(Antonie de Saint-Exupéry – Il Piccolo Principe)

(A mia madre)

Le sue mani.
Hanno il candore della neve e il calore dell’estate.
Si muovono rapide come le foglie spinte dal vento in autunno
e profumano di buono come la primavera.
Le sue mani sono appiccicose di sogni e zucchero filato
e lanciano una manciata di anice stellato
sulla superficie di una torta-cielo.

Il suo viso.
Somiglia al biancospino per quel manto di spine appena visibili,
annegate dal latteo splendore dei petali.
Il suo viso sorride e germoglia luce
succhiando cenere grigia come fosse un ghiacciolo.

Le sue parole.
Le sue parole si fanno arcobaleno.
Sono rosse come lo stupore di un tramonto sul mare.
Sono arancioni come i sogni di un bambino, come delle pesche in un cestino,
come una papaya da assaporare.
Le sue parole sono gialle come l’allegria, la luce, il sole
e verdi come linfa a cui attingere quando tutto va male.
Le sue parole sono blu come il riflesso del cielo sull’acqua,
sono parole di onde in cui affogare ogni paura.
Le sue parole sono di color violetto,
come i grappoli d’uva sospesi nell’aria e le dita di glicine sul tetto.

Le sue mani, il suo viso, le sue parole
sfogliano gigli e giorni
su un album di rose e ricordi.
Sono ipotesi di sole dietro una certezza di nuvole.
Hanno potuto farsi primavera
solo dopo aver ingoiato
decine di inverni.

(Londra, Maggio 2017; Secondo Premio Concorso di Poesia FESTA DELLA PRIMAVERA – LA
PRIMAVERA È DONNA, Marano Equo (RM), maggio 2017)

 

Grazie mille Dana!

Buon rientro a Londra!

 

mangiafuoso

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