Il 28 aprile 1945 segnò un punto di svolta definitivo nella storia italiana con la morte di Benito Mussolini, il dittatore che aveva guidato il Paese per oltre vent’anni attraverso un regime autoritario e una disastrosa partecipazione alla Seconda Guerra Mondiale. La sua fine violenta, avvenuta per mano dei partigiani sulle sponde del Lago di Como, rappresentò la caduta simbolica di un’epoca di oppressione e violenza.
La cattura di Mussolini, avvenuta il giorno precedente a Dongo mentre tentava di fuggire in Svizzera con la sua amante Claretta Petacci e altri gerarchi fascisti, segnò il culmine di una Resistenza che aveva combattuto strenuamente contro l’occupazione nazista e il regime fascista. La decisione di giustiziarlo, presa dal CLNAI, rifletteva la volontà di chiudere definitivamente un capitolo oscuro della storia italiana e di rendere giustizia alle innumerevoli vittime del fascismo.
L’esecuzione di Mussolini e della Petacci pose fine alla loro fuga e sancì la definitiva sconfitta del fascismo in Italia. Il macabro epilogo di Piazzale Loreto a Milano, dove i corpi furono esposti al pubblico e appesi a testa in giù, rappresentò un atto di forte significato simbolico, un monito contro la tirannia e un tributo ai quindici partigiani precedentemente giustiziati nello stesso luogo per mano dei fascisti.
La morte di Benito Mussolini non fu solo la fine di un uomo, ma la conclusione traumatica di un’era che aveva segnato profondamente l’Italia. Aprì la strada a un nuovo periodo di ricostruzione, di riflessione sul passato e di faticosa edificazione di una Repubblica democratica basata sui valori di libertà, uguaglianza e antifascismo. Il 28 aprile rimane una data cruciale nella memoria collettiva italiana, un giorno per ricordare le sofferenze patite e celebrare la riconquista della libertà.