Da settimane l’Australia è alle prese con un’invasione di topi senza precedenti nella sua storia, con importanti ricadute economiche e gravissimi danni all’agricoltura, stimati in milioni di dollari australiani. Centinaia di migliaia di roditori hanno invaso fattorie, scuole, ospedali e case degli stati orientali del New South Wales e del Queensland, minacciando sempre più da vicino la città costiera di Sidney. L’invasione sta colpendo duramente un Paese già messo a dura prova negli anni passati da forti siccità e da incendi devastanti e negli scorsi mesi da poderose alluvioni nonché dalla situazione sanitaria derivata dalla pandemia di Covid-19.
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Le origini dell’invasione
Il clima mite e le abbondanti piogge dei mesi passati sono da annoverarsi tra i principali fattori che hanno permesso ai topi di riprodursi per tutta l’estate. A questo vanno aggiunti i metodi agricoli ecosostenibili tra cui la riduzione al minimo dell’aratura che ha generato grandissime disponibilità di cibo e di ripari per i roditori. Per loro caratteristica, i topi possono sopravvivere alla siccità per poi riprodursi rapidamente non appena cibo e acqua tornino disponibili. Cosa che è appunto accaduta. Inoltre il loro ciclo riproduttivo è molto precoce: iniziano ad accoppiarsi a sei settimane e le femmine danno alla luce da 6-10 cuccioli ogni 19-21 giorni, dopodiché possono subito rimanere di nuovo incinte. Il numero dei topi è quindi letteralmente esploso con l’arrivo dell’estate australe, a dicembre, dopo l’ottimo raccolto dell’ultima stagione.
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Il dibattito sull’uso del bromadiolone
Mentre la situazione non accenna a placarsi, moltissimi agricoltori hanno già fatto sapere di non volere seminare le colture invernali per la paura che possano essere mangiate dai roditori. Inoltre il rischio che la situazione peggiori è dietro l’angolo e questo per due motivazioni. In primo luogo, secondo le tendenze attuali, il numero dei roditori non accenna a diminuire, contrariamente a a quanto avviene nei mesi che precedono l’arrivo dell’inverno. In secondo luogo, oltre agli ingenti danni ai macchinari, agli oggetti, alle abitazioni e alla salute delle persone, l’invasione di roditori potrebbe scatenarne un’altra: quella dei serpenti. Il serpente marrone dell’Australia orientale, uno dei serpenti più velenosi dell’isola, è infatti un predatore naturale dei topi e l’abbondanza di questi ultimi ha interrotto il suo letargo invernale spingendolo ad avvicinarsi sempre di più ai centri abitati e, quindi, a contatto con l’uomo.
Vista la situazione, le autorità stanno discutendo la possibilità di impiegare il bromadiolone, un agente chimico estremamente tossico capace di sterminare i roditori. Tuttavia l’Autorità australiana sui pesticidi e i farmaci veterinari non ne ha approvato l’uso poiché il potente pesticida rischia di uccidere anche altri animali selvatici oltre ai roditori. Oltre ai danni materiali poi, sempre più studiosi stanno inoltre ponendo l’accento sull’impatto emotivo, sociale e psicologico di tale invasione, che per ora non sembra affatto placarsi.