Sono l’orgoglio del Museo Nazionale di Reggio Calabria.Quali le importanti scoperte compiute da studiosi giapponesi circa i Bronzi di Riace?
16 Agosto 1972 – Porto Forticchio, Riace Marina – Un’attività di recupero di importantissimi reperti archeologici, passata alla storia come una delle più controverse e superficiali.
Tanti sono i dubbi e le domande irrisolte venute alla luce quel giorno, insieme alle due statue conosciute, ormai, al mondo semplicemente come “I Bronzi” di Riace.
In un primo momento è l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze ad ospitarle affinché vengano tutelate le superfici esterne.Un restauro complessivo durato ben 5 anni rivela prime notizie importanti che diventano i punti fermi di questa storia: le terre di fusione estratte dal loro interno provengono dallo stesso bacino, ma da microambienti diversi; il rame utilizzato per la lega proviene da regioni del Mediterraneo lontane tra loro; la datazione mediante carbonio 14 ne colloca la produzione a metà del V sec.A.C.; considerate per tanto tempo legate tra loro anche dalla stessa mano,si scoprono esser frutto di due officine diverse caratteristica riscontrabile dalla diversità del getto.
A un certo punto, però, sono a Roma, in età imperiale e dopo un restauro, dunque una nuova fusione, avvenuta per la rottura del braccio destro e dell’ avambraccio sinistro del bronzo B, vengono ridipinte di nero (con una pittura allo zolfo) affinché gli evidenti segni della lavorazione scompaiano completamente; abbandonando,così, i colori della statuaria greca che li vuole dalla pelle chiara (grazie all’ utilizzo di bitume) e dalla chioma fulva, attraverseranno il tempo con un nuovo look: quello delle statue romane!Come fossero in origine le statue è stato,poi, rivelato da un gruppo di studiosi giapponesi che ha fatto rifondere, a Firenze, la stessa lega dei bronzi, arrivando così all’originale colore dorato, dunque le labbra ed i capezzoli in rame, i denti in argento, gli occhi in quarzo trasparente lucido chiamato calcite,dal oltre ambrato come quello dei leoni; risultano essere le uniche statue al mondo ad essere dotate di caruncola lacrimale sostituita da una pietra rosa.
Chi sono i Bronzi di Riace?
Sono state numerose, nel tempo, le ipotesi circa la loro identità; si è pensato fossero i fratelli di Antigone, Polinice ed Eteocle che hanno combattuto l’uno contro l’altro per il trono di Tebe, facenti parte di un gruppo scultoreo di cinque elementi, ma nulla lo conferma.
Alla difficoltà di tale identificazione contribuisce sicuramente il fatto che non sia stato trovato nulla che possa aiutare gli studiosi; se è vero che per gli antichi la nudità era attribuibile solo al divino, se è vero che la statua ‘B’, dunque, il Vecchio ha sul suo capo una cuffia identificativa del potere e del comando, non si ha nessuna certezza sulla loro identità.A largo della costa di Riace ci sarebbero 16 echi sonar che ipoteticamente potrebbero indicare masse di metallo presenti a conferma che le statue viaggiassero su di una nave per raggiungere Costantinopoli, nuova capitale nel IV sec.
dopo Cristo, e che incontrando avversità le avrebbe abbandonate in mare; sempre per trovare un po’ di coerenza su come possa essere stato possibile che i bronzi siano venuti fuori dal nulla.Le indagini sono ancora aperte.
Il luogo del rinvenimento, a suo tempo, non fu mai posto sotto tutela fino al recupero, dunque un’area perlustrata e battuta da chiunque abbia potuto omettere o sottrarre.Fatto sta che ad oggi i Bronzi di Riace sono l’orgoglio del Museo Nazionale di Reggio Calabria dove,sicuramente, i due ‘Opliti’ (antichi fanti greci dotati di scudo) hanno deciso di concludere il loro viaggio nel tempo.
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