Come avvenne che la Fonderia Righetti aveva sede presso l’attuale Villa Bruno

Villa Bruno, villa vesuviana sita in via Cavalli di Bronzo, oggi rappresenta il centro culturale di San Giorgio a Cremano

Roma 1781 – E’ Francesco Righetti il più importante “Sculpteur et Fondeur en bronze” nella Roma del “Grand Tour”;infatti, è stata una commissione di dodici statue in bronzo, rappresentanti opere classiche, a confermarlo come miglior bronzista del mercato d’arte del  tempo, sia romano che internazionale.

Le opere della sua fonderia recanti il marchio “F.Righetti F.Romae” sono riportate e descritte accuratamente in raffinati cataloghi, tradotti in più lingue, grazie ai quali vantano quotazione e vendita internazionali.

Una carriera sicuramente affermata e confermata dall’incarico prestigioso di Direttore della “Fonderia Vaticana”:anni prolifici ed importanti durante i quali, oltre ad essere affiancato dal figlio Luigi, si lega amichevolmente e professionalmente ad Antonio Canova che, in quel tempo, è a Roma.

La commissione di Eugenio de Beauharnais: la Statua di Napoleone (destinata a Milano, poi, nel 1859, sistemata nel cortile di Brera), opera dalla produzione fortemente complessa, dona a tale sodalizio professionale un successo strepitoso, tant’è che ne vengono richieste riproduzioni in scala minore oggi, accolte nel Louvre di Parigi, al Museo di Capodimonte di Napoli, e presso la Wallace Collection di Londra.

15 Febbraio 1806 – Napoleone con ingresso solenne entra a Napoli;dopo poco tempo affida il Regno prima al fratello Giuseppe, poi al cognato, Gioacchino Murat. Questi sono anni in cui la città beneficia di grandi lavori, opere pubbliche e, tra queste, la sistemazione di “Largo di Palazzo”(attuale Piazza Plebiscito) ancora mancante della Chiesa di S. Francesco di Paola e con Palazzo Reale dalla facciata disadorna.

In onore del grande “Generale”, il governo francese commissiona a Canova una nuova opera:la “Statua Equestre di Napoleone”, ma gli eventi storici sono tali che non v’è possibilità di completarla.

Con il rientro di Re Ferdinando a Napoli, il 17 giugno 1815, risulta ovvio che il monumento non debba più rappresentare Napoleone, così si opta per la rappresentazione di Carlo III, capostipite della dinastia borbonica.

Con un contratto del dicembre dello stesso anno, Righetti concorda di dover fondere due pezzi: cavallo e cavaliere conformi al modello del Canova, questa volta, però, il tutto deve esser compiuto a Napoli in modo, così, più semplice ed economico. Infatti è proprio Righetti che decide di istituire qui una scuola dove “formare giovani in possesso degli elementi del disegno, facendoli lavorare alla composizione di oggetti ornamentali in argento oltre la fusione delle statue”.

“Non avendo trovato locali disponibili in città, poiché occupati da caserme o soggetti ad umidità, nemica funesta delle grandi fusioni in bronzo” si sceglie un luogo vicino Portici, munito, nelle vicinanze, di abitazioni per i lavoratori. E’ L’aprile del 1816 e Righetti chiede a Sua Maestà di poter innalzare sulla porta della casa di San Giorgio a Cremano (attuale Villa Bruno, da qui Via Cavalli di Bronzo) lo stemma reale, ed una guardia di soldati a proteggerla.

Il legame dei Righetti con la corte napoletana risulterà intenso anche negli anni a seguire; qui verranno riprodotte le riduzioni di Castore e Polluce, il Laocoonte, e Bacco e Arianna per la Reggia di Caserta.

Dunque Re Ferdinando vuole eguagliare suo padre e così decide di affiancarvisi, anch’egli  alla maniera di un imperatore romano.

A volte accade, purtroppo, che gli eventi stessi siano più controversi della natura umana; purtroppo Canova muore e ad occuparsi della statua di Re Ferdinando ci pensa Antonio Calì, suo allievo.

Le due statue, rappresentanti Re Carlo e suo figlio Re Ferdinando, restano lì, di fronte Palazzo Reale, verosimilmente al galoppo, come a proteggere sempre e per sempre la loro tanto amata città.

 

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