Castellammare di Stabia, una città ferita


Castellammare di Stabia –  Il 17 aprile 2025 è una data che resterà per sempre impressa nella memoria di tutti. Il crollo della funivia del Monte Faito, causato dalla rottura di un cavo traente, ha strappato alla vita quattro persone.

Tra loro, due turisti britannici, una cittadina israeliana e Carmine Parlato, uno dei due macchinisti. Un altro passeggero è ricoverato in condizioni gravissime e lotta tra la vita e la morte.

È il dolore di una città intera, sgomenta, ferita, incapace di comprendere fino in fondo quanto accaduto. Una tragedia che sferra una ferita collettiva; un evento che interrompe la normalità, che impone una riflessione profonda e un’indagine accurata.

Freni, manutenzione e condizioni atmosferiche sono i primi elementi che la Procura di Torre Annunziata è stata chiamata ad analizzare nell’inchiesta aperta sul disastro. Nel fascicolo, al momento contro ignoti, i reati  ipotizzati sono quelli di disastro colposo, omicidio plurimo colposo e lesioni colpose.

Le vite spezzate, il dolore che resta

Il nostro primo pensiero va naturalmente alle vittime:

  • ai coniugi inglesi Elaine Margaret e Graeme Derek Winn, di 57 e 64 anni;
  • alla farmacista arabo-israeliana Janan Suliman, residente nella Bassa Galilea che stava compiendo un viaggio in Italia insieme a suo fratello Thabet, sopravvissuto e ora in prognosi riservata presso l’Ospedale del Mare;
  • a Carmine Parlato, 59enne, operatore dell’EAV.

Il nostro pensiero va ai loro familiari e amici, ma anche a chi ha risposto per primo all’emergenza: ai soccorritori, ai medici, alle forze dell’ordine, a tutti coloro che hanno affrontato, con coraggio e umanità, uno scenario molto difficile e doloroso da descrivere.

Castellammare di Stabia, una tragedia che chiede verità

Ora più che mai è il tempo del raccoglimento, della solidarietà, ma anche della consapevolezza. Di fronte a una ferita così profonda, il dolore non può restare un’esperienza isolata.

La tragedia del 17 aprile ha scosso l’intera città di Castellammare di Stabia, lasciando attoniti cittadini, famiglie e istituzioni, ma è proprio nei momenti in cui la sofferenza sembra travolgere tutto che una comunità può trovare la forza per unirsi e trasformare il dolore in impegno.

Oggi, più che mai, è fondamentale che la città di Castellammare di Stabia si stringa attorno alle famiglie delle vittime, offrendo non solo conforto umano, ma anche vicinanza concreta. Il lutto di quelle famiglie è un lutto collettivo, un’esperienza che chiama tutti – abitanti, autorità, associazioni – a farsi parte attiva di un processo di riflessione.

Non si può tornare indietro, ma si può – e si deve – andare avanti con consapevolezza. È urgente riflettere sulle cause di quanto accaduto, analizzare ogni responsabilità e soprattutto comprendere cosa non ha funzionato. Non si tratta di puntare il dito in cerca di colpevoli immediati, ma di costruire un percorso di verità, trasparenza e prevenzione.

Solo affrontando il dolore con coraggio, cercando risposte e soluzioni, sarà possibile onorare davvero la memoria di chi ha perso la vita. E solo così la città di Castellammare di Stabia potrà rialzarsi.

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