C’è tanto lavoro da fare


Per migliorare le condizioni del lavoro in Italia si è espresso in questi giorni anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha lanciato un forte appello soprattutto sulla sicurezza sul lavoro. Da un’azienda farmaceutica di Latina, il Presidente della Repubblica Italiana ha sottolineato innanzitutto il dato inaccettabile dei tanti morti sui luoghi di lavoro, ma anche l’insufficienza di molti salari e le difficoltà delle famiglie ad affrontare gli aumenti attuali, che sono pressoché generalizzati. Sergio Mattarella ha invitato a ridurre le disuguaglianze salariali, anche per i lavoratori stranieri, nel rispetto della Costituzione, sottolineando l’enorme importanza del dialogo con i sindacati, che rappresenta il vero motore del progresso sociale nelle condizioni complicate della contingenza mondiale.

L’impegno del governo

Il governo, con le dichiarazioni successive della premier Giorgia Meloni, sembra aver raccolto l’appello del Presidente della Repubblica, promettendo finalmente di inserire risorse aggiuntive nei prossimi Consigli dei Ministri, per rafforzare la sicurezza nei luoghi di lavoro e convocando le parti sociali a discutere della questione nei prossimi giorni.

Un Primo Maggio ancora di lotta

Queste considerazioni ci fanno riflettere che, a distanza di circa centoquaranta anni, bisogna ancora lavorare molto sui temi proposti nei festeggiamenti del 1° maggio. La ricorrenza sul lavoro intende ricordare la tragedia della rivolta di Haymarket, che avvenne a Chicago nel lontano 1886. Nei primi giorni di maggio di quell’anno, nella città statunitense si erano susseguite proteste e scioperi dei lavoratori, che avevano come obiettivo principale quello di portare l’orario di lavoro a otto ore al giorno, perché a quei tempi si arrivava a stare in attività lavorativa dodici o addirittura sedici ore al giorno. Il 4 maggio 1886 scoppiarono alcuni scontri, che portarono alla morte di diversi lavoratori e poliziotti. La tragedia maturò nel raduno pacifico di Haymarket Square, perché uno sconosciuto lanciò un ordigno contro i poliziotti che presidiavano la piazza. Ci fu un morto, purtroppo, e la polizia iniziò a sparare sulla folla, uccidendo diversi manifestanti ma anche poliziotti, che caddero inavvertitamente sotto il fuoco amico.

I Martiri di Chicago

Furono arrestate otto persone ritenute responsabili dei disordini e, per sette di loro, la sentenza stabilì una condanna a morte. Solo successivamente, per due dei sette, la sentenza fu commutata in ergastolo, anche perché in realtà non c’erano prove che tra gli arrestati vi fosse la persona che aveva lanciato l’ordigno. Ma, nonostante la mancanza di prove, la giuria emise lo stesso verdetti di colpevolezza per tutti e otto gli imputati. La notizia della sentenza indignò gli operai di tutto il mondo e, da quel momento, i condannati diventarono i “Martiri di Chicago”. In particolare, mentre stava per subire l’esecuzione capitale, August Spies, uno dei condannati, disse le testuali parole che ormai sono passate alla storia: “Verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più forte delle voci che strangolate oggi”.

La nascita della Festa dei Lavoratori

In virtù di questi tragici accadimenti, la festa del Primo Maggio divenne ufficiale in Europa già a partire dal 1889, perché la decisione in merito venne ratificata a Parigi dalla Seconda Internazionale, l’organizzazione che aveva lo scopo di coordinare i sindacati e i partiti operai e socialisti europei. In Italia, la festa del 1° maggio fu introdotta nel 1891 e, adesso, dopo centotrentaquattro anni, si è celebrata in tutta Italia, e soprattutto a Roma con il tradizionale Concertone, peraltro alla vigilia dei referendum abrogativi, sui quali il corpo elettorale sarà chiamato ad esprimersi l’8 e 9 giugno.

I cinque referendum promossi dalla CGIL

I cittadini italiani saranno chiamati a scegliere il sì oppure il no su ben cinque quesiti referendari, che sono stati promossi principalmente dalla CGIL, ma anche da diversi comitati civici. I temi affrontati riguardano lavoro, diritti dei lavoratori e cittadinanza, con l’obiettivo di modificare o eliminare specifiche disposizioni legislative attualmente in vigore. I promotori lamentano il poco spazio riservato finora dai mezzi di comunicazione di massa a un appuntamento elettorale che ritengono di enorme importanza, soprattutto in questi tempi difficili riguardanti le condizioni lavorative.

I contenuti dei quesiti

  • Primo quesito: punta a ripristinare la possibilità di reintegro nel posto di lavoro per i dipendenti licenziati senza giusta causa, superando le norme introdotte dal Jobs Act, voluto dal governo Renzi e confermato dai successivi, che prevedevano solo un’indennità economica per i lavoratori.

  • Secondo quesito: riguarda i lavoratori delle piccole imprese, chiedendo di eliminare il limite massimo all’indennizzo in caso di licenziamento illegittimo, per lasciare maggiore libertà al giudice nel calcolo del risarcimento.

  • Terzo quesito: propone di limitare l’abuso dei contratti a termine, tornando a vincoli più rigidi per il loro utilizzo, e contrastando così le forme attuali di precarizzazione del lavoro.

  • Quarto quesito: mira a rafforzare la responsabilità delle imprese negli appalti, chiedendo di abrogare alcune norme che, secondo i promotori, riducono le tutele dei lavoratori in caso di infortuni sul lavoro. Questo quesito riguarda da vicino il tema della sicurezza, trattato anche dal Presidente Mattarella nel suo intervento, e sul quale il governo sembra voler intervenire.

  • Quinto quesito: è l’unico che non riguarda direttamente le normative sul lavoro, ma il tema della cittadinanza italiana. Propone di ridurre da dieci a cinque anni il periodo minimo di residenza necessario per i cittadini extracomunitari per ottenere la cittadinanza italiana. In questo modo, non solo si faciliterebbe il percorso di integrazione, ma si offrirebbero anche nuove possibilità contributive agli enti di tutela previdenziale del Paese, contribuendo ad alleviare le difficoltà economiche del sistema.

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