I social media sono un ottimo modo per rimanere in contatto con amici e familiari, oltre che, naturalmente, un potente strumento per le aziende che intendono promuovere i loro affari. Tuttavia è importante essere consapevoli che un uso scorretto dei social media (e/o in molti casi un “abuso”) può comportare rischi di diversa natura.
Nella vita reale il GAME OVER è definitivo
È importante, innanzitutto, tenere a mente che i social media non sono la vita reale. I social media sono una versione modificata della vita e non si dovrebbe mai confondere la vita reale con quella virtuale come, purtroppo, sempre più spesso accade.
Protagonisti di recenti fatti di cronaca sono perlopiù persone che hanno compiuto azioni senza pensare alle reali conseguenze; come se dopo il GAME OVER la vita potesse continuare come prima. Si muore, ma poi il gioco riparte.
Invece, purtroppo, nella vita reale non è così. Il GAME OVER che si verifica nella vita reale è definitivo. E’ il caso di molti giovani che spesso si spingono a compiere prove estreme che comportano situazioni di “non ritorno”
Fenomeni di violenza in rete: haters e cyberbullismo
Confondere la vita reale con quella virtuale è solo uno degli aspetti che rendono pericolosi i social media. Per usare in sicurezza i social media occorre conoscere tutti gli altri pericoli che corrono rapidi in rete.
Molte persone ad esempio, soprattutto i più giovani, sono vittime di cyberbullismo, una forma di bullismo che avviene attraverso Internet, telefoni cellulari, TV interattiva e altri dispositivi elettronici.
La forma più comune di cyberbullismo è chiamata “flaming” che si verifica quando qualcuno invia un messaggio offensivo ad un’altra persona utilizzando Internet o altri dispositivi elettronici. Un’altra forma consiste nel “body shaming” che consiste nel pubblicare commenti che mirano a beffeggiare le caratteristiche fisiche della vittima.
Fenomeni di questo genere possono essere segnalati sia al social network che alla polizia postale. La legge infatti prevede multe e reclusione a seconda delle modalità in cui viene arrecata offesa ad una persona e a seconda della gravità dell’offesa. Negli ultimi anni sempre più spesso la giurisprudenza è intervenuta per confermare che la denigrazione e/o le offese attuate tramite i social network hanno conseguenze anche penali.
Cyberbullismo, come interviene la legge
I reati che derivano da manifestazioni di odio possono essere molteplici. Si va dalle molestie alle minacce, dalla diffamazione aggravata allo stalking fino ad arrivarea addirittura all’incitamento all’odio e all’istigazione al suicidio.
Trova applicazione in molti casi l’art. 595 del codice penale che punisce con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a 1032 euro, chiunque “comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione”. Pena raddoppiata de l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato (reclusione fino a due anni o multa fino a 2065 euro).
Il codice penale precisa che “se l’offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a 516 euro”.
A queste pene stabilite dal tribunale penale va aggiunto naturalmente il risarcimento dei danni il cui importo viene stabilito dal tribunale civile a seconda del caso concreto.
Sexting e Revenge Porn
Tra le forme più gravi di cyberbullismo vi è quella legata al sexting. Si parla in questo caso di revenge porn.
Il revenge porn consiste nella condivisione online di immagini o di video dal contenuto esplicitamente a sfondo sessualmente senza il consenso di una persona. Queste immagini o video sono spesso condivisi da un ex partner per mettere in imbarazzo, molestare o ricattare la sua vittima.
Esistono diversi modi in cui è possibile prevenire il revenge porn. Innanzitutto educare sulle conseguenze della condivisione di immagini intime, sensibilizzare su come segnalare questo tipo di contenuti e impedirne la condivisione e rendere edotte le vittime sulle possibili azioni legali da intraprendere contro i perpetratori.
Recenti fatti di cronaca puntano sempre più spesso i riflettori su tale fenomeno che ha indotto diverse persone a togliersi la vita per l’incapacità di fronteggiare l’imbarazzo subito.
Combattere e reagire alla violenza
Per fronteggiare tali forme di violenza che il più delle volte viene perpetrata in forma anonima, i minori devono chiedere aiuto a genitori e insegnanti, senza porsi troppi “se” e troppi “ma”. Solo con l’aiuto degli adulti si potrà uscire dall’incubo in cui si è precipitati.
Agli adulti che hanno il compito di proteggere, raccomandiamo di attuare una giusta prevenzione, illustrando ai ragazzi i pericoli della rete, insegnando loro come usare in maniera responsabile la rete e soprattutto come agire quando si diventa cade vittima di cyberbullismo.