Conte guida la rifondazione del M5S


L’ex presidente del consiglio di due governi distinti e distanti sta preparando la ricostruzione del movimento, che secondo i sondaggi ha ormai dimezzato i consensi ottenuti alle ultime elezioni politiche e deve chiudere i conti con Casaleggio, che reclama gli arretrati da parte dei parlamentari 5 stelle. Tutto va fatto però, tenendo sempre presente che il garante del movimento resta Peppe Grillo, che non vuole una separazione traumatica con il figlio del compianto Gianroberto Casaleggio e rivendica i successi ottenuti e il cambiamento portato nella politica italiana.

La regola dei due mandati

Conte deve pure eliminare la regola storica dei due mandati per salvare il suo amico Luigi Di Maio, ma nello stesso tempo dare un senso nuovo al movimento, abbandonando il qualunquismo e il protestatorismo per abbracciare la competenza, l’ambientalismo e l’ecologia. Questa trasformazione deve rendere compatibile il movimento all’alleanza con il PD, cercando nello stesso tempo di non perdere l’ala più oltranzista dei 5 stelle formata soprattutto dall’ex ministro giallo verde Barbara Lezzi e dal presidente della commissione antimafia Nicola Morra, entrambi ritenuti dall’ala più moderata del movimento parlamentari troppo affezionati all’illusione rivoluzionaria.

Conte ha dimostrato di avere capacità di equilibrismo nelle esperienze precedenti di governo, per cui è fiducioso di recuperare anche i parlamentari più riottosi per tenere tutti dentro la rifondazione, persino quelli vicini a Di Battista, che però attualmente appare più come un competitore che un adepto del movimento.

La ricandidatura di Virginia Raggi

Altro ostacolo grande all’alleanza con il PD e anche con la sinistra di Leu è la ricandidatura a sindaco di Roma di Virginia Raggi, che Conte dovrebbe convincere a fare un passo indietro a beneficio del suo ex ministro del PD Gualtieri, favorendo invece la volata a Napoli, nella corsa a sindaco di un’alleanza organica con PD e altri partiti, del presidente della Camera Roberto Fico. Conte un poco esalta il lavoro politico dei parlamentari per i traguardi raggiunti, un poco critica il linguaggio dei vaffa, invitando piuttosto ad ascoltare le ragioni degli altri.

Il modello del nuovo corso del movimento deve essere quello dell’economia equo solidale di mercato per rimarcare la svolta verde anche se non si sofferma a spiegare nello specifico in cosa dovrebbe consistere, rinviando ad ulteriori approfondimenti perché non vuole fare una semplice operazione di restyling politico, ma un’opera di rigenerazione, senza rinnegare il passato. Conte senza citare la questione della piattaforma Rousseau critica apertamente alcuni limiti della democrazia diretta e propone un nuovo statuto che definisca un assetto interno del movimento con ripartizione inequivoca di competenze e ruoli.

Conte, una nuova carta dei valori del movimento

Conte annuncia pure che bisogna scrivere una nuova carta dei valori del movimento e creare un dipartimento per i rapporti con le forze politiche straniere e un centro di formazione permanente. Insomma l’era Conte alla guida del movimento si apre con grandi novità anche per quanto riguarda la nuova sede che l’ex reggente Vito Crimi ha cercato nel centro di Roma, ma ancora sono diverse le questioni da chiarire, come quella dello storico avvocato del movimento, nel cui studio è ancora ubicata la sede legale del movimento. Conte ha scelto un altro legale per seguire alcune pratiche e Grillo avrebbe espresso perplessità, così come sulla questione del terzo mandato, sulla quale il garante mantiene la sua posizione, creando sconcerto tra la corrente di Di Maio e sostegno invece nel gruppo di parlamentari che sono alla prima legislatura.

Bisogna insomma ancora misurare Conte alla prova delle scelte, che segneranno concretamente il futuro del movimento, che comunque si è già guadagnato intanto la stima di Letta che ha dichiarato di credere pienamente nell’evoluzione dei 5 stelle, non si capisce però sulla base di quale fatto concreto. Forse il nuovo segretario del PD si illude di risolvere la questione dell’alleanza con il movimento, come ha risolto le questioni interne delle correnti del suo partito, vale a dire con un colpo di spugna sulle differenze e il ricorso alla cooptazione nella definizione degli organismi dirigenti e delle candidature alle prossime elezioni.

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