Dune – Trama e recensione


In futuro estremamente lontano, l’umanità ha colonizzato buona parte dell’Universo. Tuttavia i viaggi interplanetari sono possibili solo grazie al consumo di una particolare sostanza, La Spezia. Quest’ultima è presente soltanto sul pianeta desertico di Arrakis. Nell’anno 14062 l’Imperatore dell’umanità toglie i diritti di sfruttamento del pianeta al viscido Barone Harkonnen (Stellan Skarsgard), sovrano della casata Harkonnen per affidarlo ai rivali della Casata Atreides. Il Duca Leto Atreides (Oscar Isaac), detto il Buono, accetta l’incarico. Assieme al suo esercito, la concubina Jessica (Rebecca Fergusson) e al figlio Paul. (Timothée Chamalet) si trasferisce sul pianeta. Paul ha incubi ricorrenti riguardanti proprio il pianeta Dune, una guerra che sconvolgerà l’Universo e una misteriosa ragazza.

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Tratto dall’omonimo romanzo di Frank Herbert, il film diretto dal regista canadese Denis Villeneuve (Arrival), può essere descritto in una parola: capolavoro. Il romanzo di Herbert, che ha fatto da ispirazione anche alla saga di Star Wars, era già stato trasposto nel 1984 da David Lynch. Villeneuve traspone fedelmente la pruima parte del romanzo originale. E i pochi cambiamenti sono tutti funzionali alla fruizione del film stesso.

Spettacolare, come in tutti i film di Villeneuve, la fotografia. In questo caso le atmosfere, anche quelle alla luce del sole, sono cupe, angoscianti, trasmettono un senso di pericolo. Anche la colonna sonora, volutamente ripetitiva, trasmette questo senso di pericolo ed angoscia. Infatti l’Universo di Dune è un mondo dove regnano constatemene incertezza e sospetto. E il film trasmette appieno queste sensazioni.

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E il sequel già annunciato (la lavorazione inizierà a fine 2021) ha tutte le carte in regola per essere all’altezza di questo e del romanzo in generale.

Se proprio si vuole trovare un difetto (che sparisce in mezzo a questo capolavoro, ed è puramente personale) è il cambiamento relativo ad un personaggio: l’arbitro del cambio (una specie di intermediario) Liet Kynes. Nel romanzo è un uomo di circa cinquant’anni (nel film del 1984 è interpretato dal compianto Max Von Sydow), nel film una donna. Il cambiamento non incide minimante sulla trama (si tratta infatti di un personaggio secondario) ma, con tutte le storie sul politicamente corretto, la cosa stona un po’.


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