Intervista alla dr. Piccirillo, brillante ricercatrice dell’Istituto Nazionale Tumori di Napoli, volata a Toronto in Canada per ritirare un premio per la ricerca e la lotta al mesotelioma
Cos’è il mesotelioma?
Il mesotelioma è un tumore causato dall’esposizione all’amianto. Pertanto, anche se è considerato in assoluto un tumore raro, esso è molto frequente in alcune aree geografiche a causa dell’uso industriale dell’amianto, prima della messa al bando nel 1992, per esempio nell’edilizia, nei cantieri navali, nella fabbricazione di carrozze ferroviarie e nell’industria del cemento.
I luoghi del mesotelioma
In Italia, il mesotelioma è frequente nelle regioni meridionali, soprattutto Campania e Puglia, e al Nord, soprattutto in Liguria e Piemonte. Un caso particolare è la zona di Casale Monferrato, dove a causa dell’industria del cemento, l’esposizione è ormai ambientale.
Lo studio e gli obiettivi della ricerca sul mesotelioma
L’Istituto Nazionale Tumori di Napoli coordina in Italia una sperimentazione clinica che studia una nuova terapia per i pazienti affetti da mesotelioma. La ricerca è svolta in collaborazione con il Canadian Cancer Trials Group, e intende valutare l’efficacia, in aggiunta alla chemioterapia standard, di un nuovo farmaco chiamato pembrolizumab, che agisce stimolando il sistema immunitario contro il tumore, e che ha già ottenuto risultati brillanti in altri tipi di tumore.
A febbraio 2018 si è conclusa una prima fase della sperimentazione, con risultati incoraggianti, pertanto lo studio sta proseguendo per arrivare ai risultati definitivi che si prevedono possano essere raggiunti nel prossimo biennio.
Il premio che il Canadian Cancer Trials Group
Il premio che il Canadian Cancer Trials Group ha conferito all’Unità Sperimentazioni Cliniche dell’Istituto Nazionale Tumori di Napoli diretta dal dr. Francesco Perrone, è dovuto alla capacità di aver costruito e coordinato un gruppo di centri oncologici italiani localizzati nelle aree geografiche più a rischio per questo tumore, una rete di collaborazione che si è creata, e che la dr. Marilina Piccirillo ha coordinato, e aggiungiamo brillantemente, visto i risultati ottenuto in un anno, anzichè due. La dr. Piccirillo ha condiviso il premio con il gruppo di lavoro che composto da tanti dottori italiani impegnati nella ricerca, e sono i dottori Federica Grosso, Manlio Mencoboni, Alessandro Morabito, Fabiana Cecere, Marina Garassino, Fortunato Ciardiello, Cesare Gridelli, Maria Pagano, Luigi Cavanna, Marco Burgio e Saverio Cinieri.
Intervista esclusiva alla dr. Marilina Piccirillo
Dr. Piccirillo, innanzitutto, le più sincere congratulazioni per il risultato ottenuto, ma l’augurio, visto il vostro settore, è che possiate raggiungerne tanti altri nel prossimo futuro. Un premio che il Canadian Cancer Trials Group vi ha conferito per la capacità di aver costruito e coordinato un gruppo di centri oncologici italiani localizzati nelle aree geografiche più a rischio per il mesotelioma, su una base di velocità, un anno al posto di due, che chiaramente aumenta l’importanza del risultato. Quanto è importante per voi dell’ Unità Sperimentazioni Cliniche dell’Istituto Nazionale Tumori di Napoli questo riconoscimento e quanto è importante la velocità del risultato?
Questo riconoscimento ci rende molto orgogliosi. Il CCTG è una istituzione riconosciuta a livello mondiale per l’impegno nella sperimentazione clinica in oncologia, e in particolare nella sperimentazione di nuovi farmaci, ed è la prima volta che decide di premiare un centro internazionale per il contributo al successo di una sperimentazione. Riuscire a portare a termine nei tempi pianificati, e addirittura tanto in anticipo, una sperimentazione accorcia i tempi necessari perché un farmaco che funzioni arrivi nella pratica clinica ed è pertanto fondamentale nell’interesse dei pazienti. Un successo che dal mio punto di vista deriva dalla capacità del mio team, l’Unità Sperimentazioni Cliniche dell’Istituto Nazionale Tumori di Napoli, di aver costruito e coordinato un network operativo tra i centri più esperti nella cura del mesotelioma, che hanno lavorato in squadra per raggiungere un obiettivo comune. Lo studio che stiamo conducendo (dopo la conclusione dalla prima parte, stiamo per iniziare con la seconda che ci darà i risultati definitivi) riguarda un farmaco di nuova generazione, pembrolizumab, che appartiene ad una classe di farmaci che agiscono sul sistema immunitario che viene stimolato a reagire contro il tumore. L’immunoterapia ha dato risultati brillanti in altri tipi di tumore e speriamo che possa essere efficace anche per il mesotelioma, una malattia che ancora oggi è molto difficile da trattare.
Il mesotelioma è un tumore causato dall’esposizione all’amianto. Quanto è importante la prevenzione? Quanto è importante eliminare i residui di amianto presenti su alcune aree geografiche italiane?
La prevenzione è fondamentale. In Italia l’amianto è stato messo al bando nel 1992, e benché il suo uso industriale sia terminato allora, le bonifiche riguardanti gli ambienti contaminati e le costruzioni contenti amianto sono ancora in corso. In ogni caso, se anche tutto fosse stato bonificato tempestivamente e radicalmente, ci troveremmo ugualmente a fare nuove diagnosi di mesotelioma oggi, poiché il tempo di latenza tra l’esposizione e lo sviluppo della malattia è molto lungo, dai 30 ai 40 anni. Inoltre, ci sono zone, come quella di Casale Monferrato, dove a causa dell’uso nell’industria cementifera, le fibre di amianto sono disperse nell’ambiente e l’esposizione per la popolazione non è più solo professionale. Infatti, in quelle zone l’età media alla diagnosi, che di norma è intorno ai 65 anni, è molto più bassa.
Le faccio una domanda difficile o almeno per chi non è un medico ricercatore lo è. A che punto è la lotta ai tumori? Personalmente noto dei miglioramenti grazie alla ricerca, ma il fatto che si manifesti nelle maniere più disparate e che la cura non è sempre la stessa, o che se alcuni individui ha dei risultati mente su altri possono essere completamente diversi, rende il presente molto torbido.
Il presente è già un grande risultato. Mi sono specializzata in oncologia 12 anni fa, non sono tanti, eppure le assicuro che tra quello che ho studiato durante la specializzazione e quello che è diventata oggi l’oncologia c’è una differenza abissale. Abbiamo a disposizione tantissimi nuovi farmaci, alcuni creati per colpire specifiche alterazioni molecolari presenti in alcuni tumori, definiti target-based, che hanno dato risultati straordinari ad esempio nei tumori del polmone, altri farmaci che impediscono al tumore di costruirsi i vasi che gli servono per crescere, che hanno dato importanti risultati nei tumori del colon-retto e dell’ovaio, e poi abbiamo gli immunoterapici, di cui sopra, che hanno cambiato la storia dei melanomi per esempio. Ma ci sono tantissimi altri farmaci a disposizione e anzi i principali quesiti di ricerca riguardano anche il miglio modo di usare tutte le armi a disposizione, studiare le sequenze, le combinazioni, le giuste dosi e soprattutto cercare di capire quali pazienti possano rispondere meglio ad un trattamento piuttosto che ad un altro. Mi rendo conto che dall’esterno questo può sembrare molto confuso, ma stiamo lavorando per cercare la miglior terapia per ciascun paziente.
Si può prevenire uno stato tumorale? Si sente parlare tanto di alimentazione o di non fumare, anche se chiaramente non è solo quello. Che suggerimenti può dare per una vita lontano dai rischi di ammalarsi?
Ci sono alcuni comportamenti voluttuari come il fumo di sigaretta, che hanno una correlazione chiara con lo sviluppo di alcuni tumori, per esempio, nel caso del fumo, con i tumori del polmone, ma anche del cavo orale e delle alte vie respiratorie. Pertanto evitare il fumo di sigaretta mi sembra una scelta intelligente. Ma tenga presente che esistono anche tumori polmonari non correlati al fumo di sigaretta, che peraltro sono biologicamente molto diversi e hanno anche una prognosi migliore.
Per quanto riguarda l’alimentazione, un uso eccessivo di carni rosse e di carni trattate, come salsicce e salumi, è stato correlato ad un aumento del rischio di cancro del colon-retto.
Certamente un’alimentazione sana, varia ed equilibrata, come la nostra dieta mediterranea, povera di carni e ricca di pesce, cereali integrali, legumi, frutta e verdura, è l’ideale per la prevenzione, in realtà non solo oncologica, ma anche ad esempio, cardio-vascolare, poiché povera di grassi e ricca di nutrienti importanti e di sostanze anti-ossidanti che in qualche maniera, riducano il rischio che le cellule dell’organismo subiscano dei danni che inducano mutazioni nel DNA che potrebbero risultare cancerogene.
È importante sapere che la prevenzione si può fare non solo a tavola. Ci sono tumori che si possono prevenire con un vaccino, per esempio quello del collo dell’utero, che è provocato da un virus per cui oggi esiste un vaccino che è consigliato alle ragazze tra gli 11 e i 12 anni. Pertanto è importante che siano sensibilizzate le famiglie. Vi consiglio di consultare, per maggiori informazioni, il Codice Europeo Contro il Cancro (https://cancer-code-europe.iarc.fr/index.php/it/), che fornisce una lista di raccomandazioni utili per la prevenzione del cancro.