Non solo il partito di Berlusconi, guidato adesso da Tajani, ha un atteggiamento ondivago da stop and go sulla questione della cittadinanza agli extracomunitari, ma anche il PD alle Feste dell’Unità in giro per l’Italia, ha lanciato segnali contrastanti sul tema.Infatti una grande parte del partito democratico si dichiara favorevole allo Ius soli, mentre un’altra è sostanzialmente d’accordo con lo Ius scholae, proposto da Forza Italia al Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, seppure in forma facilitata, e c’è pure una piccola parte che resta dubbiosa sul tema.
Anche il movimento politico Azione di Calenda si dichiara disponibile alla discussione sul tema e sulla proposta di Ius scholae, presentata a Rimini da forza Italia, vuole solo avanzare alcuni emendamenti in Parlamento.Tajani, però agli inizi di settembre impone una frenata all’argomento, dichiarando la necessità di uno studio più approfondito.
La segretaria del PD, Elly Schlein, accusa il presidente di Forza Italia di produrre solo chiacchiere sulla questione della cittadinanza agli immigrati.Il partito Italia viva di Renzi è impegnato in un riposizionamento politico nel campo del centrosinistra, proprio al fianco del PD di Elly Schlein, sua compagna di squadra nell’ultima partita di calcio di beneficenza, e si schiera contro la nuova posizione attendista di Tajani.
Il capogruppo al Senato del partito di Renzi, Enrico Borghi, esplicita il dissenso con parole sarcastiche nei confronti di Forza Italia, dicendo testualmente: “La dichiarazione con la quale Tajani annuncia di aver dato mandato ai gruppi parlamentari di fare uno studio approfondito sulla cittadinanza e di non votare in proposito nessuna proposta delle opposizioni e che registra come ora occorra concentrarsi sulla vera priorità che è la manovra economica, annovera e archivia ufficialmente la battaglia d’agosto di Forza Italia sullo Ius scholae nel capitolo degli scherzi.Antonio Tajani insomma è stato costretto a rassicurare la gran parte di elettorato di centrodestra, che appare piuttosto scettica sulla questione dello Ius Scholae, con la seguente dichiarazione rilasciata sulle reti Mediaset della famiglia Berlusconi: “Nessuno vuole allargare le maglie della cittadinanza, anzi vogliamo che le regole per concedere la cittadinanza siano ancora più severe.
Serve una riforma delle regole sulla cittadinanza, serve sentirsi italiani, non è questione di colore della pelle o dove sono nati i propri antenati, è questione di sentirsi italiani e di essere veramente dei patrioti”.
Eppure Forza Italia sembrava tirare dritto sullo Ius scholae, che può essere definito come il riconoscimento della cittadinanza ai minori stranieri, che abbiano completato un percorso di studio nel territorio nazionale.Questa questione ha animato il dibattito al Meeting di Rimini, e diviso molto il centrodestra, che sostiene l’attuale governo di Giorgia Meloni.
In particolare aveva preoccupato l’input di Tajani ai capigruppo di Camera e Senato del suo partito, di iniziare a lavorare su una proposta organica, che possa regolare l’acquisizione della cittadinanza.La proposta di Forza Italia nella premessa punterebbe a rendere possibile la richiesta della cittadinanza italiana dopo un percorso di 10 anni di studio con profitto, che attesti, tra le altre cose, la conoscenza della lingua e della storia italiana.
Questo criterio ha lo scopo di abolire ogni tipo di automatismo nella concessione della cittadinanza, ma questa argomentazione non ha convinto gli alleati di governo del partito di Tajani.Infatti alcuni esponenti di Fratelli d’Italia e della Lega hanno subito derubricato lo ius scholae a tema estivo, buono per chiacchierare sotto l’ombrellone, ma che non ha assolutamente ragioni di essere affrontato, soprattutto alla vigilia di una manovra finanziaria particolarmente delicata e importante.
Secondo Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, il Parlamento ha già riflettuto a lungo su questo tema e Il problema è di cosa si discute, perché fino ad oggi si è discusso del titolo della legge non della norma.Secondo l’esponente della maggioranza di governo tutte le proposte presentate dall’opposizione sull’argomento sono contradditorie, praticamente non c’è né una che vada nella stessa direzione dell’altra.
In ogni caso il tema della cittadinanza non è assolutamente prioritario per il governo, e non è mai stato inserito all’ordine del giorno dei lavori parlamentari.Carlo Calenda fa sapere comunque che la proposta di Azione sullo ius scholae verrà depositata il 9 settembre, e di essere già pubblica sul sito istituzionale del partito.
Calenda ironizza quando afferma di “sforzarsi molto”, ma di non riuscire a capire “la posizione di Tajani e Schlein sullo ius scholae”.In effetti l’iter dello ius scholae al momento sembra essere irto di ostacoli, interni ed esterni alla maggioranza.
L’emendamento di Azione al disegno di legge in materia di sicurezza, all’articolo 9 già reca una norma di modifica della legge, che regola la cittadinanza degli stranieri, e che l’aula della Camera deve iniziare a discutere il 10 settembre.Si tratta della traduzione normativa della proposta avanzata, ma non ancora formalizzata, da Forza Italia, avanzata con le testuali parole: “Il minore straniero nato in Italia, che ha frequentato regolarmente nel territorio nazionale per almeno dieci anni il sistema educativo di istruzione e formazione, concludendo positivamente il primo ciclo e i primi due anni del secondo ciclo nelle scuole secondarie di secondo grado o, in alternativa, nei percorsi triennali e quadriennali di istruzione e formazione professionale di competenza regionale, acquista la cittadinanza italiana”.
Vanno pure oltre lo «ius scholae» alcune proposte dell’opposizione, che prevedono anche lo «ius soli», vale a dire l’acquisizione della cittadinanza di un Paese come conseguenza del fatto di essere nati sul suo territorio.Queste proposte sono state avanzate dall’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, del deputato del PD Matteo Orfini, e dal senatore sempre del partito democratico, Francesco Verducci.
Nel primo caso la cittadinanza verrebbe riconosciuta anche ai nati in Italia da genitori stranieri, di cui almeno uno sia regolarmente soggiornante in Italia da almeno un anno, al momento della nascita del figlio, e a chi è nato in Italia da genitori stranieri di cui almeno uno nato in Italia.La proposta Orfini invece prevede lo ius soli per i bambini nati nel nostro Paese da genitori stranieri, di cui almeno uno vi risieda legalmente senza interruzioni da non meno di cinque anni o sia in possesso del permesso di soggiorno di lungo periodo.
Contenuti molto simili sono quelli contenuti nella proposta del senatore Verducci, secondo la quale acquisterebbe la cittadinanza chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, dei quali almeno uno sia in possesso del diritto di soggiorno permanente o del permesso di soggiorno di lungo periodo.Il requisito decisivo per l’ottenimento di uno dei suddetti titoli rimarrebbe sempre e comunque il soggiorno per almeno cinque anni in Italia.
Tra le ultime proposte c’è anche quella presentata a fine luglio dal vicecapogruppo del PD alla Camera, Paolo Ciani, che cerca un punto di incontro tra uno «ius soli» più o meno temperato ,e lo «ius scholae», estendendo l’acquisizione della cittadinanza anche a chi arriva per il ricongiungimento dopo i 12 anni di età, ma che abbia completato almeno un ciclo scolastico.Di parere opposto invece sono i vertici della Lega, in accordo pure con gli amministratori locali del partito, perché a loro avviso bisogna essere molto cauti sulla concessione della cittadinanza, in considerazione del fatto, che l”Italia sia già allo stato attuale uno dei Paesi europei, che la concede in numero maggiore.
Per il presidente della giunta regionale del Friuli, Massimiliano Fedriga, le lungaggini burocratiche per ottenere la cittadinanza per un maggiorenne che viene da una famiglia non italiana, con una cultura consolidata, vanno risolte esclusivamente da un punto di vista amministrativo.Per il presidente della Regione Friuli, come peraltro per tutta la lega con il segretario Salvini in testa, non si considera assolutamente lo Ius scholae una priorità, perché non possono essere un’esigenza le cittadinanze, al momento garantite in Italia.