Il Costa Rica rappresenta un esempio da seguire nel campo delle energie rinnovabili, in occasione della giornata mondiale della Terra
Quella delle energie rinnovabili è una meta a cui l’umanità, purtroppo, tende da troppo poco. Dopo anni ed anni di consumo di energie derivanti dai carboni fossili, e dopo l’esagerata immissione nell’aria di scarti tossici, con l’emergenza del petrolio e la scarsità delle risorse consumabili, l’uomo ha finalmente compreso di dover trovare per sé (e per la sua progenie) un’alternativa che unisca la necessità energetica all’amore per il Pianeta.
Su questa scia, la Costa Rica ha da poco annunciato di aver abbandonato l’uso di qualsiasi combustibile fossile. Si spera in via permanente sebbene questa, per lo meno, è per ora solo un’idea, che si è consolidata in un progetto ambientale che dovrebbe essere da esempio per molti altri paesi del mondo.
Sfruttando l’eccezionale quantità di precipitazioni avvenute quest’anno, le centrali idroelettriche del paese stanno infatti producendo l’intero fabbisogno energetico, sostenute dall’apporto energetico che sono in grado di fornire anche le diverse stazioni geotermiche (il suolo è abbondante di vulcani e di relativa attività geologica), eoliche e solari presenti sul territorio nazionale. Detta in soldoni: non c’è più l’uso di alcun componente fossile, neanche in quantità irrilevanti, stabilendo quello che è certamente un obbiettivo interessante, nonché un prestigio ecologico di tutto rispetto. Pur vero che con i suoi cinque milioni di abitanti, la Costa Rica è una regione relativamente contenuta, con una concentrazione di industrie a basso bisogno energetico, tuttavia ciò non dovrebbe in alcun modo sminuire quello che è un risultato che è stato conseguito già da oltre due mesi.
La Costa Rica va così ad inserirsi in quel nugolo di paesi che non senza sforzi ha conseguito obbiettivi mirabili nel campo dell’energia rinnovabile tra cui ricordiamo l’isola di Boaire (Venezuela) che utilizza quasi la totalità di fonti rinnovabili per la propria energia, nonché l’Islanda, che già da tempo ottiene il totale del fabbisogno energetico da fonti ecologiche e rinnovabili. Il trend, in particolare in Europa, è in crescita, ed ha visto correre verso il rinnovabile anche paesi che avevano stabilito un target comune per il sostentamento energetico nel 2020 e che, invece, già oggi sono passati alle energie pulite e sostenibili: parliamo di Svezia, Bulgaria e Estonia a cui, di recente, va ad unirsi anche la Danimarca, con il suo ottimo primato eolico tale da fornirle oltre il 40% del fabbisogno energetico totale.
Il problema, per molti paesi, resta il fatto di non riuscire a puntare adeguatamente sull’energia pulita e ciò a causa delle restrizioni climatiche cui sono vittime. Cosa succede, ad esempio, quando in Danimarca non soffia il vento? L’alternativa, per ora, resta il carbone e, in minor misura, il petrolio, poiché difficilmente si ha il coraggio di investire massicciamente nella creazione di infrastrutture energetiche alternative (come dire: investire nell’alternativa all’alternativa). Questo discorso rende il piccolo primato della Costa Rica ancora più mirabile perché, soggetto anch’esso ai vezzi del clima (le pioggie), la Costa Rica ha già varato un maxi progetto (ben 958 milioni di dollari!) che sfrutti a dovere le fonti vulcaniche per l’ottenimento efficiente e continuo di energia pulita. Non dimentichiamo, poi, che -privo di un esercito dal 1948- la Costa Rica ha potuto spendere il denaro che normalmente viene speso in armi e armamenti nel suo progetto energetico rendendo “la pace” ancor più valida ed economica commercialmente di quanto il buonsenso non farebbe ritenere. Oggi, guidati dal bisogno e, soprattutto, dagli investimenti di paesi come Giappone e Cina, il mondo parrebbe pronto a fare del proprio meglio per la svolta ambientale di cui ha bisogno. Quella del Costa Rica è una storia ammirevole, per certi versi genuinamente “bella”, che fa ben sperare in un futuro migliore e sostenibile ma che, proprio per la sua assoluta concretezza, non deve perdersi nel mito e nella mollezza. La Terra sente il bisogno di una nostra presa di coscienza, e noi quanto meno gli dobbiamo un tributo di affetto e concreto rispetto.