Ignazio Marino da Roma all’Europa?

Ignazio Marino si candida nelle liste della Alleanza Verdi e Sinistra in vista delle prossime elezioni Europee

Il professore medico chirurgo, Ignazio Marino, è stato in passato candidato alle primarie per la segreteria del PD e poi è diventato sindaco di Roma come esponente di quel partito, mentre in questi giorni si sta candidando nelle liste della Alleanza Verdi e Sinistra in vista delle prossime elezioni Europee.

Marino dovrebbe essere capolista nella circoscrizione Centro, come peraltro ha già annunciato una conferenza stampa, tenutasi presso la Sala Stampa Estera a Palazzo Grazioli.

Dopo le delusioni rimediate nel partito democratico, Marino è tornato alla Thomas Jefferson University di Filadelfia, nella quale era già stato direttore dell’Istituto trapianti d’organi, mentre attualmente riveste il ruolo di vicepresidente esecutivo.

Marino sceglie dunque di tornare in politica, spostandosi però alla sinistra del Partito democratico, nel quale aveva militato per anni. Il professore di chirurgia dovrebbe essere il numero uno nella circoscrizione Centro, alle elezioni europee, ottenendo quindi un grande riscatto sulla scena politica, dalla quale era sparito dopo aver subito la “defenestrazione” da sindaco di Roma ad opera dei consiglieri comunali del suo stesso partito democratico, che lo “sfiduciarono” dimettendosi in massa davanti a un notaio.

L’operazione di sfiducia nei suoi confronti, può essere definita pesante e anche impolitica, perché il suo partito non la ottenne nella solennità dell’aula e interruppe a metà il suo mandato, che iniziò a giugno del 2013 e terminò  solamente ad ottobre del 2015, quasi come quella ottenuta con modalità analoghe a Castellammare di Stabia, nei confronti di un altro sindaco del partito democratico, Nicola Cuomo.

Il sindaco di Roma si autodefinì “marziano” nel titolo di un suo libro autobiografico in cui raccontò la sua tremenda esperienza politica nel comune di Roma, ma anche un convinto pacifista e ambientalista.

Ignazio Marino in effetti fece chiudere, nel mese di ottobre del 2013, la famigerata mega-discarica di Malagrotta, e sotto questo aspetto non deve meravigliare la sua scelta di tornare in campo, utilizzando il vecchio simbolo del sole che ride, ma nei mesi precedenti era stato contattato anche da Michele Santoro, per una candidatura nella sua lista pacifista alle prossime elezioni europee.

Marino ha preferito all’ex giornalista salernitano i leader Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, per trainare la lista Alleanza Verdi e Sinistra oltre la soglia di sbarramento del 4%, utilizzando i temi politici a lui più cari, che sono appunto ambientalismo, sanità pubblica, il no alla guerra in Ucraina, ma senza l’invio di armi, e il riconoscimento dello Stato della Palestina con l’immediata fine delle ostilità in Medioriente.

L’amministrazione della sua giunta nella capitale fu conclusa anticipatamente in maniera clamorosa, probabilmente perché fu caratterizzata da troppe iniziative e comportamenti di rottura con il passato, che hanno polarizzato le opinioni sul suo operato da Sindaco.

A distanza di circa un decennio i detrattori di Ignazio Marino sono ancora animati da livore e critiche nei suoi confronti, con un risalto inusuale persino sugli organi di informazione, perché appare un’offesa grave soprattutto l’accusa di una sua grande incapacità ad amministrare.

Al contrario i suoi sostenitori affermano come le scelte politiche e amministrative che ha effettuato abbiano intaccato le rendite di posizione di alcune categorie di persone, da sempre privilegiate per l’operato di una classe politica ignava o addirittura corrotta, e queste indicazioni sarebbero emerse chiaramente dagli atti della famosa inchiesta giudiziaria Mafia Capitale.

Sarebbe questo il motivo, per cui i suoi sostenitori ritengono che Ignazio Marino sia stato e sia ancora oggetto di pesanti campagne di denigrazione, nei confronti del suo operato di amministratore capitolino.

Mentre Europa Verde e Sinistra italiana cercano di rafforzarsi con candidature come quella di Ignazio Marini, nell’ambito della destra, invece sta per essere presentato il simbolo elettorale di Cateno De Luca con addirittura altri 17 simboli al suo interno.

Cateno De Luca è il sindaco della nota città siciliana Taormina, ma anche il leader della formazione politica Sud chiama Nord, la cui presidente risulta essere l’ex viceministra all’Economia ed esponente del Movimento 5 stelle, Laura Castelli, e per le prossime europee sta mettendo insieme una grande ed eterogenea alleanza di forze, che possono essere considerate anti-sistema.

All’interno di questa alleanza, definita come “Fronte della Libertà” ci sono personalità di vario tipo, come ex leghisti, ex grillini, esponenti no vax, animalisti, agricoltori e soprattutto euroscettico o meglio ancora eurocritici.

Il 28 marzo sono stati annunciati dal sindaco di Taormina gli accordi siglati con il partito fondato dall’ex leghista Roberto Bernardelli, denominato Grande Nord, ma anche con il movimento Noi Agricoltori e con il partito dei Pensionati.

Nella formazione politica di Cateno De Luca sono coinvolti anche Piera Aiello, ex esponente del movimento 5 Stelle, ma anche prima testimone di giustizia ad essere eletta in Parlamento e Paolo Silvagni, soprannominato ’Mr Valleverde’ in quanto titolare dell’omonima azienda di scarpe.

Nella formazione politica Sud chiama Nord ci sono pure Enrico Rizzi, noto attivista per i diritti degli animali e due movimenti, Insieme Liberi e Vita, entrambi schierati per il no alle vaccinazioni anti COVID 19.

In questa lista promossa da Sud chiama Nord c’è soprattutto il Movimento per l’Italexit, formato da Paragone ed altri ex dirigenti del partito, che ottene un risultato non disprezzabile alle ultime elezioni politiche del 2022. Cateno De Luca sta coinvolgendo pure Sergio De Caprio, meglio conosciuto come Capitano Ultimo, e lo storico sindaco di Amatrice ai tempi del terremoto, Sergio Pirozzi. Nelle liste per le elezioni europee dovrebbero esserci anche l’ex Guardasigilli leghista Roberto Castelli, che è anche il fondatore del Partito popolare del Nord e un altro famoso ex leghista come Vito Comencini, in passato coordinatore della Lega a Verona e soprattutto fondatore di “Popolo veneto”, ma anche i salviniani ribelli del Rassemblement Valdotan.

Per quanto riguarda invece la lista al contrario molto europeista, che dovrebbe definirsi addirittura Stati Uniti d’Europa, il segretario politico della formazione Più Europa, Riccardo Magi, assieme a Benedetto Della Vedova e a Marco Taradash, può essere definito come uno dei più convinti sostenitori del progetto.

La sua soddisfazione si esprime chiaramente nella dichiarazione, rilasciata prima dell’accordo con gli altri partiti con le testuali parole: “Sono convinto che se riusciremo a dare vita a questa lista denominata Stati Uniti d’Europa, essa sarà la vera novità di queste europee e potrà raccogliere il consenso di tutti coloro, che sono convinti che serva mettere al centro della discussione il tema dell’Europa e di un salto di qualità nell’integrazione politica europea verso gli Stati Uniti d’Europa. È l’urgenza più pressante per governare le grandi questioni che il mondo ci pone davanti”.

Nel movimento di Emma Bonino, Più Europa, sono convinti che anche il presidente Federico Pizzarotti, che pure avrebbe preferito l’accordo con Calenda piuttosto che quello con Renzi, alla fine accetti l’operazione politica, che prevede l’accordo con Italia viva, partito socialista italiano, movimento libdem europei e Volt, valutando anche un suo possibile coinvolgimento personale nella lista di questo raggruppamento Renew.

Questa alleanza di cinque forze politiche, denominata Stati Uniti d’Europa dovrebbe superare facilmente la soglia del 4%, mentre sarebbe incerta invece per il partito Azione di Carlo Calenda, e addirittura potrebbe contendere terreno politico al Partito democratico, attraendo il voto dei “riformisti” delusi dalla linea della segretaria Elly Schlein.

Questo cartello elettorale potrebbe avere persino un seguito politico, facendo nascere una terza gamba del centrosinistra in vista delle prossime elezioni politiche del 2027, un dato che però per il momento appare lontano. Insomma ancora una volta Matteo Renzi sembra mettere in scacco il suo ex alleato Carlo Calenda, con un’iniziativa politica, che forse prematuramente il leader di Azione aveva definito fallimentare.

 

 

 

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