Il 25 aprile e la pace per Segre

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Secondo la senatrice a vita Liliana Segre la pace si ottiene partecipando attivamente nei processi diplomatici e garantendo una convivenza tra i Paesi dell’ONU, basata sul diritto internazionale e sul rispetto, non certamente restando indifferenti o peggio ancora attraverso pericolosi cedimenti agli aggressori.

La Segre ricorda che il 25 aprile 1945 ci fu la Liberazione della sua Milano, ma anche il congiungimento a sud di Berlino degli eserciti angloamericano e sovietico, mentre lei si trovava ancora nella Germania del nord, nell’ultima tappa della “marcia della morte” iniziata ad Auschwitz e terminata nel lager di Malchow. I prigionieri francesi, passando vicino al filo spinato del lager, invitarono a resistere perché la guerra stava per finire e c’era molto nervosismo tra gli aguzzini tedeschi.

Segre: “La Festa della Liberazione, un rito laico imprescindibile”

Per la senatrice Segre la festa della Liberazione è un rito laico imprescindibile, una festa familiare e pubblica perché anche il marito Alfredo fu internato, essendosi rifiutato da militare, di aderire alla Repubblica sociale di Salò.

La Festa della Liberazione appartiene a tutti gli italiani e non dovrebbe mai scatenare divisioni, soprattutto quest’anno in cui la guerra purtroppo è tornata nel cuore dell’Europa. Secondo la senatrice a vita, in un anno terribile come questo, sarebbe inconcepibile intonare Bella ciao, senza rivolgere neanche un pensiero agli ucraini, che da circa due mesi si sono svegliati e hanno “trovato l’invasor“.

Il popolo russo vittima delle decisioni disumane di Putin

La Segre, però nello stesso tempo invita a distinguere, tra il popolo russo, vittima, e il presidente Putin, autore invece di decisioni disumane, anche nei confronti del suo esercito. Se la Segre condivide appieno la decisione di dare voce ad una donna ucraina, sul palco della manifestazione milanese del 25 aprile, non si trova invece assolutamente d’accordo sulla commemorazione del sacrificio degli Alpini, decisa dal Parlamento italiano, proprio per il giorno della battaglia di Nikolaevka, avvenuta in Russia il 26 gennaio 1943.

Secondo la Segre, infatti quella data non è assolutamente indicata per commemorare gli Alpini, perché l’impresa consentì il rientro onorevole di una parte delle forze italiane in patria, ma avvenne nel contesto di una guerra vergognosa, voluta dal fascismo, vale a dire l’invasione di uno stato sovrano come l’URSS, al fianco della Germania nazista. Il Parlamento della Repubblica italiana, a giudizio della Segre, ha commesso un errore gravissimo, perché intende commemorare, addirittura il giorno prima della giornata della memoria delle vittime della Shoah, che ricorre il 27 gennaio, una battaglia dell’esercito nazifascista contro le truppe sovietiche, che difendevano il loro stato sovrano.

Purtroppo la senatrice non ha potuto partecipare alla riunione del Parlamento perché contagiata dal covid, ma la sua avversione alla data del 26 gennaio per la battaglia di Nikolaevka è netta. Liliana Segre avrebbe proposto un’altra data per commemorare gli Alpini, da quella dell’istituzione del corpo ad una delle battaglie della Prima guerra mondiale o meglio ancora sarebbe stato giusto indicare la data di uno dei tanti interventi di soccorso o protezione civile che gli Alpini hanno svolto in tempo di pace, come quello recente della campagna vaccinazione anti covid. Questa scelta è giudicata assurda e irricevibile perché non si può commemorare un’impresa delle forze armate italiane compiuta nella seconda guerra mondiale al fianco dei nazisti.

Infatti se il nazifascismo avesse vinto non ci sarebbe stata nessuna festa della Liberazione del 25 aprile e all’opposto ci sarebbe stato un mondo oppresso dai regimi dittatoriali, senza alcuna libertà, un ragionamento serio quello della senatrice, che merita un approfondimento da parte di tutte le forze politiche, che al momento si sono espresse in modo colpevolmente superficiale a favore della commemorazione degli Alpini nel giornata del 26 gennaio.

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