Il disastro di Balvano. Una tragedia dimenticata e senza giustizia

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Il disastro di Balvano: una tragedia dimenticata e senza giustizia. C’erano 27 stabiesi.

Il Disastro di Balvano

«C’è una tragedia dimenticata e senza giustizia. Quella di Balvano: un disastro che causò la morte di 600 persone, tra cui 27 stabiesi, che ora meritano di essere ricordati con una targa nella stazione della Ferrovia dello Stato».

E’ quanto sostengono Ernesto Sica, consigliere comunale di Fratelli d’Italia, e il coordinatore dell’area stabiese e dei Monti Lattari, Michele Aprea.

«Nella galleria delle Armi, situata tra le stazioni di Balvano e di Bella-Muro Lucano, morirono asfissiate dai gas venefici prodotti dal treno più di 600 poveri disperati viaggiatori clandestini (anche se “stranamente” molti di loro avevano idoneo titolo di viaggio), provenienti soprattutto dai grossi centri del napoletano, che avevano preso il treno merci 8017, di responsabilità Alleata, solo per fame, per tentare di raggiungere terre dove poter racimolare cibo per se stessi e per le proprie famiglie». Era il 3 Marzo 1944.

Le cause della tragedia

Le cause della tragedia furono molteplici: mancando un efficiente drenaggio dei fumi, all’apertura della bocca di lupo del forno i gas ritornavano in cabina, intossicando il personale e rendendo difficile la regolazione del forno, una situazione che poteva causare improvvisi cali di pressione alla caldaia.

A questo si aggiunse la mancata vigilanza delle autorità competenti che avevano permesso il sovraccarico del treno e la presenza a bordo di viaggiatori clandestini. Inoltre, per una serie di cause contingenti, il treno era stato composto con due locomotive in testa, invece che con una in testa e una in coda come nelle composizioni tipiche.

Una tragedia che si poteva evitare

Anche solo aver posto le locomotive separate, avrebbe potuto contribuire ad evitare la tragedia.

«La responsabilità della tragedia venne imputata alla scarsa qualità del carbone fornito dal Comando Militare Alleato – spiegano ancora Sica e Aprea – Questo carbone, di qualità nettamente inferiore a quello usato in precedenza, conteneva molto zolfo e ceneri, che rendevano poco affidabile il tiraggio dei fumi ostruendo le tubature della caldaia».

In realtà «a questi morti non fu data degna sepoltura ma, dietro ordine degli Alleati, furono scaricati in una fossa comune.

Nessun responsabile

Questa tragedia non ha avuto ufficialmente responsabili ed è rimasta totalmente impunita, le forze Alleate hanno fatto in modo da insabbiare e liquidare tutto come una tragica fatalità, nonostante approfondite indagini». Sica e Aprea concludono:

«L’unica giustizia che queste vittime possono avere è quella della memoria. E’ d’obbligo ricordare queste vittime e soprattutto le 27 vittime di Castellammare, persone semplici vittime della fame. Come FdI proponiamo che venga affissa una targa commemorativa all’interno o all’esterno della stazione ferroviaria di Castellammare di Stabia».

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